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BASH(1) General Commands Manual BASH(1)

NOME

bash - GNU Bourne-Again SHell

SINTASSI

bash [opzioni] [stringa_di_comando | file]

COPYRIGHT

Bash is Copyright (C) 1989-2022 by the Free Software Foundation, Inc.

DESCRIZIONE

Bash è un interprete di linguaggio di comandi sh-compatibile che esegue i comandi letti dallo standard input o da un file. Bash inoltre incorpora utili caratteristiche delle shell Korn e C (ksh e csh).

Bash è progettata per essere un'implementazione conforme alla parte Shell and Utilities della IEEE POSIX specification (IEEE Standard 1003.1). Bash può essere configurata per essere conforme allo standard POSIX in modo predefinito.

OPZIONI

Tutte le opzioni monocarattere della shell documentate nella descrizione del comando incorporato set, compreso -o, possono essere usate come opzioni quando la shell è invocata. In aggiunta, quando è invocata, bash interpreta le seguenti opzioni:

Se è presente l'opzione -c, i comandi sono letti dal primo argomento non di opzione stringa_di_comando.Se vi sono argomenti dopo la stringa_di_comando, essi sono assegnati ai parametri posizionali, partendo da $0, e i rimanenti argomenti vengono assegnati ai parametri posizionali. L'assegnamento a $0 imposta il nome della shell, che è usato nei messaggi di avvertimento e di errore.
Se è presente l'opzione -i, la shell è interattiva.
fa sì che bash funzioni come se fosse stata invocata come una shell di login (si veda INVOCAZIONE più avanti).
Se l'opzione -r è presente, la shell diventa ristretta (si veda SHELL RISTRETTA più avanti).
Se è presente l'opzione -s, o se non rimane alcun argomento dopo che sono state esaminate le opzioni, i comandi sono letti dallo standard input. Quest'opzione permette di impostare i parametri posizionali quando si invoca una shell interattiva o si legge l'input tramite una pipe.
Stampa le righe in input alla shell appena sono lette.
Stampa comandi e i loro argomenti così come vengono eseguiti.
Una lista di tutte le stringhe fra virgolette preceduta da $ è stampata sullo standard output. Queste sono le stringhe che sono soggette a traduzione di linguaggio quando la localizzazione corrente non è C o POSIX. Questo implica l'opzione -n; nessun comando verrà eseguito.
[-+]O [shopt_option]
shopt_option è una delle opzioni di shell accettate dal comando incorporato shopt (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti). Se shopt_option è presente, -O imposta il valore di quella opzione; +O lo rimuove. Se shopt_option non è fornita, i nomi e i valori delle opzioni della shell accettati da shopt sono stampati sullo standard output. Se l'opzione di invocazione è +O, l'output è mostrato in un formato riutilizzabile come input.
--
Un -- segna la fine delle opzioni e disabilita l'ulteriore elaborazione di opzioni. Gli argomenti dopo il -- sono trattati come nomifile e argomenti. Un argomento di - è equivalente a --.

Bash interpreta anche un certo numero di opzioni multicarattere. Queste opzioni devono apparire nella riga di comando prima delle opzioni a carattere singolo.

Dispone l'esecuzione del debugger profile prima dell'avvio della shell. Attiva la modalità estesa di debug (si veda la descrizione dell'opzione extdebug al comando incorporato shopt più avanti).
Equivalente a -D, ma l'output è nel formato file GNU gettext po (portable object).
Equivalente a -D.
Mostra sullo standard output un messaggio sull'uso ed esce con stato di uscita 0.
Esegue comandi letti da file, invece che dal file d'inizializzazione generale di sitema /etc/bash.bashrc e dal file personale di inizializzazione standard ~/.bashrc se la shell è interattiva (si veda INVOCAZIONE più avanti).
Equivalente a -l.
Non usa la libreria GNU readline per leggere righe di comando quando la shell è interattiva.
Non legge né il file di inizializzazione generico di sistema /etc/profile né alcuno dei file personali di inizializzazione ~/.bash_profile, ~/.bash_login, o ~/.profile. Per impostazione predefinita bash legge questi file quando è invocata come shell di login (si veda INVOCAZIONE più avanti).
Non legge né esegue il file file d'inizializzazione generale di sitema /etc/bash.bashrc e il personale di inizializzazione ~/.bashrc se la shell è interattiva. Quest'opzione è attiva per impostazione predefinita se la shell è invocata come sh.
Cambia il comportamento di bash dove le operazioni predefinite differiscono dallo standard POSIX, in modo da corrispondere allo standard (modalità posix). Si veda più avanti VEDERE ANCHE dove viene citato un documento che spiega nel dettaglio come la modalità posix influenza il comportamento di bash.
La shell diventa ristretta (si veda SHELL RISTRETTA più avanti).
Equivalente a -v.
Mostra informazioni sulla versione di questa istanza di bash sullo standard output ed esce con stato d'uscita 0.

ARGOMENTI

Se rimangono argomenti dopo che sono state elaborate le opzioni, e né l'opzione -c né l'opzione -s sono state specificate, il primo argomento si assume sia il nome di un file che contiene dei comandi di shell. Se bash è invocata in questo modo, $0 è impostato al nome del file, e i parametri posizionali sono impostati agli argomenti che lo seguono. Bash legge ed esegue comandi da questo file, poi esce. Lo stato d'uscita di Bash è lo stato d'uscita dell'ultimo comando eseguito nello script. Se non è eseguito alcun comando lo stato d'uscita è 0. Viene fatto un primo tentativo per aprire il file nella directory corrente, e se non viene trovato il file la shell cerca le directory in PATH per lo script.

INVOCAZIONE

Una shell di login è quella in cui il cui primo carattere dell'argomento zero è un -, o una che venga avviata con l'opzione --login.

Una shell è detta interattiva se è stata avviata senza argomenti diversi dalle opzioni (a meno che non venga specificato -s) e senza l'opzione -c i cui standard input e standard error sono entrambi inviati a terminali (come determinato da isatty(3)), o se viene avviata con l'opzione -i. PS1 è impostato e $- include i se bash è interattiva, permettendo a uno script di shell o a un file di inizializzazione di verificare questo stato.

I seguenti paragrafi descrivono come bash esegue i suoi file di inizializzazione. Se qualcuno dei file esiste ma non può essere letto bash riporta un errore. Le tilde sono espanse nei nomifile come descritto più avanti in Espansione della tilde nella sezione ESPANSIONE.

Quando bash è invocata come una shell di login interattiva, o come una shell non interattiva con l'opzione --login, prima legge ed esegue comandi dal file /etc/profile, se quel file esiste. Dopo aver letto quel file, cerca ~/.bash_profile, ~/.bash_login, e ~/.profile, in quest'ordine, e legge ed esegue comandi dal primo file che trova e che è leggibile. L'opzione --noprofile può essere usata quando si avvia la shell per inibire questo comportamento.

Quando una shell di login interattiva esce, o una shell di login non interattiva esegue il comando incorporato exit, bash legge ed esegue comandi dal file ~/.bash_logout, se esiste.

Quando una shell interattiva che non è una shell di login è avviata, bash legge ed esegue comandi da ~/.bashrc e ~/.bashrc, se quei file esistono. Ciò può essere inibito utilizzando l'opzione --norc. Con l'opzione --rcfile file bash legge ed esegue comandi da file invece che da /etc/bash.bashrc e ~/.bashrc.

Quando bash è avviata in modo non interattivo, per eseguire uno script di shell, per esempio, cerca la variabile di ambiente BASH_ENV, espande il suo valore se questo esiste, e utilizza il valore espanso come il nome di un file da leggere ed eseguire. Bash si comporta come se fossero stati eseguiti i seguenti comandi:

if [ -n "$BASH_ENV" ]; then . "$BASH_ENV"; fi

ma il valore della variabile PATH non è usato per cercare il nome-file.

Se bash è invocata col nome sh, tenta di imitare il comportamento di inizializzazione delle vecchie versioni di sh il più fedelmente possibile, e allo stesso tempo si conforma allo standard POSIX. Quando invocata come una shell di login interattiva, o una shell interattiva con l'opzione --login, per prima cosa tenta di leggere ed eseguire i comandi da /etc/profile e ~/.profile, in quest'ordine. L'opzione --noprofile può essere usata per inibire questo comportamento. Quando invocata come una shell interattiva col nome sh, bash cerca la variabile ENV, espande il suo valore se questo è definito, e usa il valore espanso come nome di un file da leggere ed eseguire. Poiché una shell invocata come sh non tenta di leggere ed eseguire comandi da qualsiasi altro file di inizializzazione, l'opzione --rcfile non ha alcun effetto. Una shell non interattiva invocata col nome sh non tenta di leggere nessun altro file di inizializzazione. Quando invocata come sh, bash lavora in modalità posix dopo che i file di inizializzazione sono stati letti.

Quando bash è avviata in modalità posix come con l'opzione --posix della riga di comando, essa segue lo standard POSIX per i file di inizializzazione. In questa modalità la shell interattiva espande la variabile ENV e i comandi sono letti ed eseguiti dal file il cui nome è il valore espanso. Nessun altro file di inizializzazione viene letto.

Bash attempts to determine when it is being run with its standard input connected to a network connection, as when executed by the historical remote shell daemon, usually rshd, or the secure shell daemon sshd. If bash determines it is being run non-interactively in this fashion, it reads and executes commands from /etc/bash.bashrc and ~/.bashrc, if these files exist and are readable. It will not do this if invoked as sh. The --norc option may be used to inhibit this behavior, and the --rcfile option may be used to force another file to be read, but neither rshd nor sshd generally invoke the shell with those options or allow them to be specified.

Se la shell è avviata con l'id effettivo dell'utente (gruppo) non uguale all'id reale dell'utente (gruppo), e non viene fornita l'opzione -p, nessun file di inizializzazione viene letto, le funzioni di shell non vengono ereditate dall'ambiente, le variabili SHELLOPTS, BASHOPTS, CDPATH e GLOBIGNORE, se esistono nell'ambiente, vengono ignorate, e l'id effettivo dell'utente è impostato all'id reale dell'utente. Se l'opzione -p è fornita all'invocazione, il comportamento all'avvio è il medesimo, ma l'id effettivo dell'utente non viene reimpostato.

DEFINIZIONI

Le seguenti definizioni sono usate nel resto di questo documento.

Uno spazio o carattere di tabulazione (tab).
Una sequenza di caratteri considerata come una singola unità dalla shell. Nota anche come token.
Una parola che consiste solo di caratteri alfanumerici e trattini di sottolineatura, e comincia con un carattere alfabetico o un trattino di sottolineatura. Definita anche un identificatore.
Un carattere che, quando non quotato, separa le parole. Uno dei seguenti:

| & ; ( ) < > space tab newline

Un token che realizza una funzione di controllo. È uno dei seguenti simboli:

|| & && ; ;; ;& ;;& ( ) | |& <newline>

PAROLE RISERVATE

Le parole riservate sono parole che hanno un significato speciale per la shell. Le seguenti parole sono riconosciute come riservate quando non quotate e sono o la prima parola di un comando (si veda GRAMMATICA DELLA SHELL più avanti) , la terza parola di un comando case o select ( è valida solo in), o la terza parola di un comando for (sono valide solo in e do):

! case coproc do done elif else esac fi for function if in select then until while { } time [[ ]]

GRAMMATICA DELLA SHELL

Questa sezione descrive la sintassi delle varie forme dei comandi shell.

Comandi semplici

Un comando semplice è una sequenza opzionale di assegnamenti di variabile seguita da parole, separate da blank, e ridirezioni, e terminata da un operatore di controllo. La prima parola specifica il comando che deve essere eseguito, ed è passata come argomento zero. Le rimanenti parole sono passate come argomenti al comando invocato.

Il valore di ritorno di un comando semplice è il suo stato di uscita, o 128+n se il comando è fatto terminare da un segnale n.

Pipeline

Una pipeline è una sequenza di uno o più comandi separati da uno degli operatori di controllo | o |&. Il formato per una pipeline è:

[time [-p]] [ ! ] comando1 [ [||&] comando2 ... ]

Lo standard output di comando1 è connesso attraverso una pipe allo standard input di comando2. Questa connessione è effettuata prima di qualsiasi ridirezione specificata da comando1 (si veda RIDIREZIONE più avanti). Se viene usato |&, lo standard error di comando1, in aggiunta al suo standard output, è connesso allo standard input di comando2 tramite la pipe; è una notazione breve per 2>&1 |. Questa ridirezione implicita dello standard error allo standard output è effettuata dopo qualsiasi ridirezione specificata da comando1.

Lo stato di ritorno di una pipeline è lo stato d'uscita dell'ultimo comando, a meno che l'opzione pipefail non sia abilitata. Se pipefail è abilitata, lo stato di ritorno della pipeline è il valore dell'ultimo comando (il più a destra) che esce con uno stato diverso da zero o zero se tutti i comandi escono con successo. Se la parola riservata ! precede una pipeline, lo stato d'uscita di quella pipeline è la negazione logica dello stato d'uscita come sopra descritto. La shell aspetta che tutti i comandi nella pipeline terminino prima di ritornare un valore.

Se la parola riservata time precede una pipeline, quando la pipeline termina vengono notificati i tempi impiegati dall'utente e dal sistema per la sua esecuzione. L'opzione -p cambia il formato di output con quello specificato da POSIX. Quando la shell è in modalità posix, non riconosce time come una parola riservata se il token successivo inizia con un `-'. La variabile TIMEFORMAT può essere impostata a una stringa di formato che specifica come le informazioni sui tempi dovranno essere mostrate; si veda la descrizione di TIMEFORMAT sotto Variabili di shell più avanti.

Quando la shell è in modalità posix, time può essere seguito da un newline. In questo caso la shell visualizza il tempo totale dell'utente e del sistema utilizzato dalla shell e dai suoi figli. Si può usare la variabile TIMEFORMAT per specificare il formato dell'informazione sul tempo.

Ogni comando in una pipeline, nella quale vengano create pipe, è eseguito come un processo separato (cioè in una subshell). Si veda AMBIENTE DI ESECUZIONE DEI COMANDI per la descrizione di subshell e di un ambiente di subshell. Se è abilitata l'opzione lastpipe usando il comando incorporato shopt (si veda più avanti la descrizione di shopt), l'ultimo elemento di una pipeline può essere eseguito dal processo di shell quando il controllo dei job non è attivo.

Liste

Una lista è una sequenza di una o più pipeline separate da uno degli operatori ;, &, &&, o ||, e facoltativamente fatta terminare da uno fra ;, &, o <newline>.

Di questi operatori di lista, && e || hanno uguale precedenza, seguiti da ; e &, che hanno uguale precedenza.

Per delimitare dei comandi può essere usata in una lista una sequenza di uno o più newline al posto di un punto e virgola.

Se un comando è terminato dall'operatore di controllo &, la shell esegue il comando in background in una subshell. La shell non aspetta che il comando finisca, e lo stato di ritorno è 0. Questi sono detti comandi asincroni. I comandi separati da un ; sono eseguiti sequenzialmente; la shell aspetta che ogni comando, in sequenza, termini. Lo stato di ritorno è lo stato d'uscita dell'ultimo comando eseguito.

Le liste AND e OR sono sequenze di una o più pipeline separate, rispettivamente, dagli operatori di controllo && e ||. Le liste AND e OR vengono eseguite con associatività a sinistra. Una lista AND ha la forma

comando1 && comando2

comando2 è eseguito se, e solo se, comando1 restituisce uno stato d'uscita di zero (successo).

Una lista OR ha la forma

comando1 || comando2

comando2 è eseguito se e solo se comando1 ritorna uno stato d'uscita diverso da zero. Lo stato di ritorno di liste AND e OR è lo stato d'uscita dell'ultimo comando eseguito nella lista.

Comandi composti

Un comando composto è uno dei seguenti. Nella maggior parte dei casi una lista in una descrizione di comando può essere separata dal resto del comando da uno o più newline, e può essere seguita da un newline al posto di un punto e virgola.

(lista)
lista è eseguita in un ambiente di subshell (si veda AMBIENTE DI ESECUZIONE DEI COMANDI più avanti). Assegnamenti di variabili e comandi incorporati che influenzano l'ambiente della shell non hanno effetto dopo che il comando è completato. Lo stato di ritorno è lo stato d'uscita di lista.
{ lista; }
lista è semplicemente eseguita nell'ambiente di shell corrente. lista deve essere fatta terminare con un newline o un punto e virgola. Questo è conosciuto come group command. Lo stato di ritorno è lo stato d'uscita di lista. Da notare che diversamente dai metacaratteri ( e ), { e } sono parole riservate e devono essere usati quando una parola riservata è ammissibile. Poiché esse non causano una divisione delle parole, devono essere separate da lista con uno spazio o un altro metacarattere di shell.
((espressione))
L'espressione è valutata in accordo con le regole descritte più avanti sotto VALUTAZIONE ARITMETICA. Se il valore dell'espressione è diverso da zero, lo stato di ritorno è 0; altrimenti lo stato di ritorno è 1. L'espressione sottostà alle stesse espansioni come se fosse tra virgolette doppie, ma i caratteri di virgolette doppie presenti in espressione non sono trattati in maniera speciale e sono rimossi.
[[ espressione ]]
Ritorna uno stato di 0 o 1 a seconda della valutazione della espressione condizionale espressione. Le espressioni sono composte dalle primitive descritte più avanti sotto ESPRESSIONI CONDIZIONALI. La suddivisione in parole e l'espansione del nome di percorso non sono effettuate sulle parole fra la [[ e ]]; espansione della tilde, espansione di parametro e di variabile, espansione aritmetica, sostituzione di comando, sostituzione di processo, e rimozione degli apici (le espansioni che sarebbero occorse se le parole fossero state racchiuse tra doppie virgolette) vengono eseguite. Gli operatori condizionali come -f devono essere senza apici per essere riconosciuti come primitive.

Quando vengono usati con [[, gli operatori < e > vengono ordinati lessicograficamente usando la localizzazione corrente.

Si veda la descrizione del comando incorporato test (sezione COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti) per la gestione di parametri (cioè parametri mancanti).

Quando vengono usati gli operatori == e !=, la stringa alla destra dell'operatore è considerata un modello ed è confrontata in accordo con le regole descritte più avanti sotto Modelli di ricerca, come se fosse abilitata l'opzione di shell extglob. L'operatore = è equivalente a ==. Se l'opzione di shell nocasematch è abilitata, il confronto è effettuato senza distinzione fra maiuscole e minuscole nei caratteri alfabetici. Il valore di ritorno è 0 se la stringa corrisponde (==) o non corrisponde (!=) al modello, e 1 altrimenti. Ogni parte del modello può essere messa tra virgolette per forzarla a essere individuata come una stringa.

Un ulteriore operatore binario, =~, è disponibile con la stessa precedenza di == e !=. Quando viene usato, la stringa alla destra dell'operatore è considerata un'espressione regolare estesa POSIX e confrontata come tale (usando le interfacce POSIX regcomp e regexec usualmente descritte in regex(3)). Il valore di ritorno è 0 se la stringa corrisponde al modello, e 1 altrimenti. Se l'espressione regolare è sintatticamente scorretta, il valore di ritorno dell'espressione condizionale è 2. Se l'opzione di shell nocasematch è abilitata, il confronto è effettuato senza distinguere le maiuscole dalle minuscole nei caratteri alfabetici. Se una parte qualsiasi del modello viene virgolettata, questa parte viene usata letteralmente. Questo vuol dire che ogni carattere nella parte virgolettata corrisponde a se stesso. Se il modello è memorizzato in una variabile shell, virgolettare l'espansione della variabile forza una corrispondenza lettera dell'intero modello. Le espressioni fra parentesi nelle espressioni regolari devono essere trattate con attenzione, poiché i normali caratteri di quotatura perdono il loro significato quando sono fra parentesi graffe.

Il modello corrisponderà se corrisponde ad una parte qualsiasi della stringa. Si può ancorare il modello usando gli operatori delle espressioni regolari ^ e $ in modo da fare una corrispondenza sull'intera stringa. La variabile array BASH_REMATCH registra quali parti della stringa corrispondono al modello. L'elemento di BASH_REMATCH con indice 0 contiene la porzione di stringa che corrisponde all'intero modello. Le sotto stringhe che corrispondono a sotto espressioni tra parentesi dell'espressione regolare sono salvate negli indici rimanenti di BASH_REMATCH. L'elemento BASH_REMATCH con indice n è la porzione di stringa che corrisponde alla n-esima sotto espressione tra parentesi. Bash imposta BASH_REMATCH nell'ambiente globale; dichiararla come variabile locale porterà a risultati imprevisti.

Le espressioni possono essere combinate usando i seguenti operatori, elencati in ordine inverso di precedenza:

( espressione )
Ritorna il valore di espressione. Questo può essere usato per modificare la normale precedenza degli operatori.
! espressione
Vero se espressione è falsa.
Vero se entrambe espressione1 e espressione2 sono vere.
Vero se almeno una fra espressione1 o espressione2 è vera.

Gli operatori && e || non valutano espressione2 se il valore di espressione1 è sufficiente per determinare il valore di ritorno dell'intera espressione condizionale.

La lista di parole che seguono in è espansa, generando una lista di elementi. La variabile nome è impostata, di volta in volta, a ciascun elemento di questa lista e lista è eseguita ogni volta. Se la in parola è omessa, il comando for esegue lista una volta per ogni parametro posizionale esistente (si veda PARAMETRI più avanti). Lo stato di ritorno è lo stato d'uscita dell'ultimo comando eseguito. Se l'espansione degli elementi che seguono in risultano in una lista vuota, non è eseguito alcun comando, e lo stato di ritorno è 0.
Prima viene valutata l'espressione aritmetica espr1 in accordo con le regole descritte più avanti sotto VALUTAZIONE ARITMETICA. Viene quindi valutata ripetutamente l'espressione aritmetica espr2 finché non assume il valore zero. Ogni volta che espr2 è diverso da zero, lista viene eseguita e l'espressione aritmetica espr3 viene valutata. Se qualche espressione è omessa, si suppone che abbia il valore 1. Il valore di ritorno è lo stato d'uscita dell'ultimo comando in lista che è eseguito, o falso se una qualsiasi delle espressioni non è valida.
La lista di parole che segue in è espansa, generando una lista di elementi. L'insieme delle parole espanse è stampato sullo standard error, ognuna preceduta da un numero. Se la in parola è omessa, sono stampati i parametri posizionali (si veda PARAMETRI più avanti). Poi select mostra il prompt PS3 ed viene letta una riga dallo standard input. Se la riga consiste di un numero corrispondente a una delle parole mostrate, allora il valore di nome è impostato a quella parola. Se la riga è vuota, le parole e il prompt sono mostrati di nuovo. Se viene immesso EOF [CTRL-D], il comando termina e restituisce 1. Qualsiasi altro valore letto fa sì che nome sia impostato al valore nullo. La riga letta è salvata nella variabile REPLY. La lista è eseguita dopo ciascuna selezione fino a che non sia eseguito un comando break. Lo stato d'uscita di select è lo stato d'uscita dell'ultimo comando eseguito in lista, o zero se nessun comando è stato eseguito.
Un comando case prima espande parola, e poi prova a confrontarla, di volta in volta, con ognuno dei modelli, usando le regole di confronto descritte più avanti in Modelli di ricerca. La parola è espansa usando espansione della tilde, espansione di parametro e di variabile, espansione aritmetica, sostituzione di comando, sostituzione di processo e rimozione dei simboli di quotatura. Ogni modello esaminato è espanso usando espansione della tilde, espansione di parametro e di variabile, espansione aritmetica, sostituzione di comando, sostituzione di processo e rimozione dei simboli di quotatura. Se l'opzione di shell nocasematch è abilitata, il confronto è effettuato senza distinzione fra maiuscole e minuscole nei caratteri alfabetici. Quando viene trovata una corrispondenza, viene eseguita la lista ad essa abbinata. Se viene usato l'operatore ;;, dopo il primo confronto riuscito non ne viene tentato nessun altro. Usando ;& al posto di ;; l'esecuzione continua con la lista associata alla successiva serie di modelli. Se si usa ;;& al posto di ;; la shell analizza il successivo modello di lista nell'istruzione, se ce n'è qualcuno, ed esegue qualsiasi lista associata su una corrispondenza andata a buon fine, continuando l'esecuzione dell'istruzione case come se il modello di lista non avesse trovato corrispondenze. Lo stato d'uscita è zero se nessun modello corrisponde. Altrimenti, è lo stato d'uscita dell'ultimo comando eseguito in lista.
La lista if è eseguita. Se il suo stato d'uscita è 0, è eseguita la lista dopo then. Altrimenti, è eseguita a turno ciascuna lista dopo elif, e se il suo stato d'uscita è 0, è eseguita la corrispondente lista dopo then e il comando termina. Altrimenti, se presente, è eseguita, la lista dopo else. Lo stato d'uscita è lo stato d'uscita dell'ultimo comando eseguito, o zero se nessuna delle condizioni considerate è risultata essere vera.
Il comando while esegue ripetutamente la lista lista-2 finché l'ultimo comando nella lista lista-1 ritorna uno stato di uscita di zero. Il comando until è identico al comando while, con la sola differenza che il risultato del test è negato: lista-2 è eseguita finché l'ultimo comando in lista-1 ritorna uno stato d'uscita diverso da zero. Lo stato d'uscita dei comandi while e until è lo stato d'uscita dell'ultimo comando eseguito in lista-2, o zero se non ne è stato eseguito alcuno.

Coprocessi

Un coprocesso è un comando di shell preceduto dalla parola riservata coproc. Un coprocesso viene eseguito in modo asincrono in una subshell, come se il comando fosse stato terminato con l'operatore di controllo &, con una pipe a due vie stabilita fra la shell in esecuzione e il coprocesso.

La sintassi per un coprocesso è:

coproc [NOME] comando [ridirezioni]

Questo crea un coprocesso chiamato NOME. comando può essere un comando semplice o composto (vedi sopra). NOME è un nome di variabile shell. Se NOME non è indicato, il nome predefinito è COPROC.

La forma raccomandata per un coprocesso è

coproc [NOME] { comando [ridirezioni]; }

Questa forma è consigliata perché il comando semplice risulta essere un coprocesso sempre chiamato COPROC, ed è più semplice da usare e più completo che gli altri comandi composti.

Se comando è un comando composto. NOME è opzionale. La parola che segue coproc determina se viene interpretata come nome di variabile o meno: è interpretata come NOME se non è una parola riservata che introduce un comando composto. Se comando è un comando semplice. allora NOME non è permesso; questo per evitare confusione tra NOME e la prima parola di un comando semplice.

Quando il coprocesso viene eseguito, la shell crea una variabile array (si veda Array più avanti) chiamata NOME nel contesto della shell in esecuzione. Lo standard output di comando è connesso tramite una pipe a un descrittore di file nella shell in esecuzione, e il descrittore di file è assegnato a NOME[0]. Lo standard input di comando è connesso tramite una pipe a un descrittore di file nella shell in esecuzione, e tale descrittore è assegnato a NOME[1]. Questa pipe è costituita prima che qualsiasi ridirezione venga specificata dal comando (si veda RIDIREZIONE più avanti). I descrittori di file possono essere utilizzati come argomenti per i comandi di shell e ridirezioni usando comuni espansioni di parola. Oltre a quelli creati per eseguire comandi e sostituzioni di processo, i descrittori di file non sono disponibili nelle subshell.

L'ID del processo della shell figlia creata per eseguire il coprocesso è disponibile come valore della variabile NOME_PID. Il comando incorporato wait può essere usato per attendere che il coprocesso sia terminato.

Poiché il coprocesso è creato come comando asincrono, il comando coproc restituisce sempre successo. Lo stato di ritorno di un coprocesso è lo stato di ritorno di comando.

Definizioni della funzione di shell

Una funzione di shell è un oggetto che viene chiamato come un comando semplice ed esegue un comando composto con una nuova serie di parametri posizionali. Le funzioni di shell sono dichiarate in questo modo:

Qui sopra si definisce una funzione chiamata nome. La parola riservata function è opzionale. Se la parola riservata function è fornita, le parentesi sono opzionali. Il corpo della funzione è il comando composto comando-composto (si veda Comandi composti sopra). Questo comando è usualmente una lista di comandi fra { e }, ma potrebbe essere qualsiasi comando elencato in precedenza, sotto Comandi composti, con una eccezione: se viene usata la parola riservata function ma non vengono fornite le parentesi, sono richieste le parentesi graffe. comando-composto è eseguito ogni volta che nome è specificato come nome di un comando semplice. Quando si è in modalità posix, nome dev'essere un nome di shell valido e non può essere il nome di uno dei comandi interni speciali POSIX. Nella modalità predefinita, un nome di funzione può essere qualsiasi parola di shell non quotata che non contiene $.Ogni ridirezione (si veda RIDIREZIONE più avanti) specificata quando una funzione è definita viene effettuata quando quella funzione viene eseguita. Lo stato d'uscita di una definizione di funzione è 0 tranne quando si verifica un errore di sintassi o una funzione in sola lettura con lo stesso nome è già esistente. Quando eseguita, lo stato d'uscita di una funzione è lo stato d'uscita dell'ultimo comando eseguito nel corpo. (Si veda FUNZIONI più avanti).

COMMENTI

In una shell non interattiva, o in una shell interattiva in cui l'opzione interactive_comments del comando incorporato shopt è abilitata (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti), una parola che inizia con # fa sì che la parola e tutti i rimanenti caratteri di quella riga siano ignorati. Una shell interattiva senza l'opzione interactive_comments abilitata non permette i commenti. L'opzione interactive_comments è attiva in modo predefinito nelle shell interattive.

QUOTATURA

La quotatura è usata per togliere il significato speciale, per la shell, di certi caratteri o parole. La quotatura può essere usata per disabilitare il trattamento speciale per i caratteri speciali, per impedire che le parole riservate siano riconosciute come tali, e per prevenire l'espansione di parametro.

Ciascuno dei metacaratteri elencati prima sotto DEFINIZIONI ha un significato speciale per la shell e deve essere quotato se esso deve rappresentare se stesso.

Quando vengono usati i servizi per l'espansione della cronologia dei comandi (si veda ESPANSIONE DELLA CRONOLOGIA più avanti), il carattere di espansione della cronologia, in genere !, dev'essere quotato per prevenire l'espansione della cronologia.

Vi sono tre meccanismi di quotatura: caratteri di protezione (escape), apostrofi e virgolette.

Una barra inversa (\) non quotata è il carattere di protezione. Esso attribuisce il valore letterale al successivo carattere, con l'eccezione di <newline>. Se vi è una coppia \<newline>, e la barra inversa non è quotata, il \<newline> è trattato come una continuazione di riga (cioè, è rimosso dal flusso di input e viene realmente ignorato).

Racchiudendo dei caratteri in apostrofi si conserva il valore letterale di ogni carattere all'interno degli apostrofi. Un apostrofo non può essere inserito tra apostrofi, nemmeno preceduto da una barra inversa.

Racchiudere caratteri tra virgolette conserva il valore letterale di tutti i caratteri all'interno, con le eccezioni di $, `, \ e, quando l'espansione della cronologia è abilitata, !. Quando la shell è in modalità posix, ! non ha un significato speciale quando è tra virgolette, anche quando l'espansione della cronologia è abilitata. I caratteri $ e ` conservano il loro significato speciale anche tra virgolette. La barra inversa mantiene il suo significato speciale solo quando seguito da uno dei seguenti caratteri: $, `, ", \, o <newline>. Le virgolette possono essere contenute in una stringa fra virgolette facendole precedere da una barra inversa. Se abilitata, l'espansione della cronologia viene effettuata a meno che un ! tra virgolette non venga protetto da una barra inversa. La barra inversa che precede il ! non viene rimossa.

I parametri speciali * e @ hanno un significato speciale quando sono tra virgolette (si veda PARAMETRI più avanti).

Parole della forma $'stringaP' sono trattate come varianti della quotatura con apice singolo. La parola espande in stringa, coi caratteri protetti da una barra inversa sostituiti come specificato dallo standard ANSI C. Le sequenze di protezione tramite la barra inversa, se presenti, sono decodificate come segue:

avviso (segnale acustico)
backspace
un carattere di escape
salto pagina
codice di fine riga (newline)
ritorno carrello
tabulazione orizzontale
tabulazione verticale
\\
barra inversa
\'
apostrofo
\"
virgolette
\?
punto interrogativo
il carattere a otto bit il cui valore è il valore ottale nnn (da una a tre cifre ottali)
il carattere a otto bit il cui valore è il valore esadecimale HH (una o due cifre esadecimali)
il carattere Unicode (ISO/IEC 10646) il cui valore è il valore esadecimale HHHH (da una a quattro cifre esadecimali)
il carattere Unicode (ISO/IEC 10646) il cui valore è il valore esadecimale HHHHHHHH (da una a otto cifre esadecimali)
un carattere control-x

Il risultato espanso è racchiuso fra apostrofi come se il segno del dollaro non fosse presente.

Una stringa fra virgolette preceduta dal segno del dollaro ($"string") causa la traduzione della stringa conformemente alla localizzazione corrente. L'infrastruttura gettext effettua la ricerca e la traduzione usando le variabili di shell LC_MESSAGES, TEXTDOMAINDIR e TEXTDOMAIN. Se la localizzazione corrente è C o POSIX, o se non ci sono traduzioni disponibili, il segno del dollaro viene ignorato. Poiché questa è una forma di quotatura con virgolette, la stringa rimarrà tra virgolette, che sia o meno tradotta e sostituita. Se l'opzione noexpand_translation è abilitata usando il comando incorporato shopt, allora le stringhe tradotte saranno trattate come tra virgolette singole anziché doppie. Vedere la descrizione di shopt più avanti sotto COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL.

PARAMETRI

Un parametro è una entità che contiene valori. Può essere un nome, un numero o uno dei caratteri speciali elencati più avanti sotto Parametri speciali. Una variabile è un parametro indicato da un nome. Una variabile ha un valore e zero o più attributi. Gli attributi sono assegnati utilizzando il comando incorporato declare (si veda declare più avanti in COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL).

Un parametro è impostato se a esso è stato assegnato un valore. La stringa nulla è un valore valido. Una volta che una variabile è impostata, essa può essere rimossa solo usando il comando incorporato unset (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti).

Una variabile può essere assegnata da una istruzione della forma

nome=[valore]

Se valore è omesso, alla variabile è assegnata la stringa nulla. Tutti i valorisono sottoposti a espansione della tilde, espansione di parametro e variabile, sostituzione di comando, espansione aritmetica e rimozione dei caratteri di quotatura (si veda ESPANSIONE più avanti). Se la variabile ha il suo attributo integer impostato, allora valore è valutato come un'espressione aritmetica anche se l'espansione del $((...)) non è utilizzata (si veda Espansione aritmetica più avanti). La suddivisione in parole e l'espansione di percorso non sono effettuati. Le istruzioni di assegnamento possono anche apparire come argomenti per i comandi incorporati alias, declare, typeset, export, readonly e local (comandi di dichiarazione). Quando è in modalità posix, questi comandi incorporati possono apparire in un comando dopo una o più istanze del comando incorporato comando e mantengono queste proprietà dell'istruzione di assegnamento.

Nel contesto in cui un'istruzione di assegnamento sta assegnando un valore a una variabile di shell o a un indice di array, l'operatore += può essere usato per accodare o aggiungere al precedente valore della variabile. Questo comprende argomenti a comandi incorporati come declare che accettano istruzioni di assegnamento (comandi di dichiarazione). Quando += è applicato a una variabile per la quale l'attributo integer è stato impostato, valore è valutato come un'espressione aritmetica e aggiunto al valore corrente della variabile, che è a sua volta valutata. Quando += è applicato a una variabile array usando un assegnamento composto (si veda Array più avanti), il valore della variabile non è rimosso (com'è quando si usa =), e nuovi valori sono aggiunti alla fine dell'array iniziando dal massimo indice di array aumentato di uno (per array indicizzati) o aggiunti come coppie supplementari di valore-chiave in un array associativo. Quando applicata a una variabile valutata come stringa, valore è espanso e accodato al valore della variabile.

A una variabile può essere assegnato l'attributo nameref con l'opzione -n dei comandi incorporati declare o local (si veda più avanti la descrizione di declare e local) per creare un nameref, o un riferimento a un'altra variabile. Questo permette di manipolare le variabili indirettamente. Ogni volta che la variabile nameref è referenziata o ha avuto un assegnamento, l'operazione è eseguita effettivamente sulla variabile specificata dal valore della variabile nameref. Un nameref è usato comunemente all'interno di funzioni di shell per far riferimento a una variabile il cui nome è passato come argomento alla funzione. Per esempio, se un nome di variabile è passato alla funzione di shell come il suo primo argomento, eseguendo

declare -n ref=$1

all'interno della funzione crea una variabile nameref ref il cui valore è il nome della variabile passato al primo argomento. Riferimenti e assegnamenti a ref sono trattati come riferimenti e assegnamenti alla variabile il cui nome è stato passato come $1. Se la variabile di controllo in un ciclo for ha l'attributo nameref, la lista di parole può essere una lista di variabili di shell, e verrà costituito un riferimento nome per ogni parola della lista, a turno, quando viene eseguito il ciclo. Alle variabili array non è possibile dare l'attributo -n. Comunque, le variabili nameref possono far riferimento a variabili array e a variabili array indicizzate. I nameref possono essere annullati usando l'opzione -n del comando incorporato unset. Altrimenti, se unset viene eseguito col nome di una variabile nameref come argomento, la variabile a cui fa riferimento la variabile nameref verrà annullata.

Parametri posizionali

Un parametro posizionale è un parametro il cui nome è indicato da una o più cifre, diverse dalla singola cifra 0. I parametri posizionali sono assegnati dagli argomenti della shell quando questa è invocata, e possono essere riassegnati usando il comando incorporato set. I parametri posizionali non possono essere assegnati con istruzioni di assegnamento. I parametri posizionali sono temporaneamente sostituiti quando è eseguita una funzione di shell (si veda FUNZIONI più avanti).

Quando si espande un parametro posizionale composto da più di una sola cifra, esso deve essere racchiuso tra parentesi graffe (si veda ESPANSIONE più avanti).

Parametri speciali

La shell tratta molti parametri in modo speciale. Questi parametri possono solo essere referenziati; la loro modifica non è permessa.

*
Si espande nei parametri posizionali, a partire dal primo. Quando l'espansione non è tra virgolette, ogni parametro posizionale si espande in una parola separata. In contesti in cui è effettuata, queste parole sono soggette a successiva suddivisione in parole ed espansione di percorso. Quando l'espansione avviene tra virgolette, si espande in una singola parola contenente il valore di ciascun parametro separato dagli altri dal primo carattere della variabile speciale IFS. Cioè, "$*" è equivalente a "$1c$2c...", dove c è il primo carattere del valore della variabile IFS. Se IFS viene annullata, i parametri sono separati da spazi. Se IFS è nulla, i parametri sono uniti senza alcun separatore.
@
Si espande nei parametri posizionali, a partire dal primo. In contesti in cui è effettuata la suddiviisone in parole, questo espande ogni parametro posizionale in una parola separata; se non è no è tra virgolette, queste parole sono soggette a suddivisione in parole In contesti in cui non è effettuata la suddivisione in parole. questo si espande una parola singola con ogni parametro posizionale separato da spazio. Quando l'espansione avviene tra virgolette, ogni parametro si espande in una parola separata. Cioè, "$@" è equivalente a "$1" "$2" ... Se l'espansione fra virgolette avviene all'interno di una parola, l'espansione del primo parametro è unita con la parte iniziale della parola originale, e l'espansione dell'ultimo parametro è unita con la parte finale della parola originale. Quando non vi è alcun parametro posizionale, "$@" e $@ si espandono come stringa nulla (cioè, sono rimossi).
#
Si espande nel numero di parametri posizionali espresso come numero decimale.
?
Si espande nello stato di uscita della pipeline eseguita più recentemente senza rilasciare il controllo del terminale.
-
Si espande nei flag di opzione correnti come specificato in base alla chiamata, dal comando incorporato set, o in quelli impostati dalla shell stessa (come l'opzione -i).
$
Si espande nell'ID di processo della shell. In una subshell, si espande nell'ID di processo della shell corrente, non in quello della subshell.
!
Si espande nell'ID di processo del job più recentemente messo in background, se eseguito come comando asincrono o usando il comando incorporato bg (si veda JOB CONTROL più avanti).
0
Si espande nel nome della shell o script di shell. Questo è impostato alla inizializzazione della shell. Se bash è chiamata con un file di comandi, $0 è impostato al nome di quel file. Se bash è avviata con l'opzione -c, allora $0 è impostato al primo argomento dopo la stringa che deve essere eseguita, se presente. Altrimenti, è impostato al nome-file usato per chiamare bash, come dato dall'argomento zero.

Variabili di shell

Le seguenti variabili sono impostate dalla shell:

_
All'avvio della shell, impostato al nome di percorso usato per invocare la shell o lo script di shell che è eseguito come passato nell'ambiente o nella lista di argomenti. Successivamente, si espande nell'ultimo argomento del precedente comando semplice eseguito inprimo piano, dopo l'espansione. È anche impostato al nome completo usato per invocare ogni comando eseguito e messo nell'ambiente esportato verso quel comando. Mentre si controlla la posta, questo parametro contiene il nome del file del messaggio attualmente in esame.
Si espande al nome-file completo usato per chiamare questa istanza di bash.
Una lista di opzioni di shell abilitate separate da un due punti. Ogni parola della lista è un argomento valido per l'opzione -s del comando incorporato shopt (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti). Le opzioni che appaiono in BASHOPTS sono quelle contrassegnate come on da shopt. Se questa variabile è nell'ambiente quando bash viene avviato, ogni opzione di shell nella lista sarà abilitata prima della lettura di qualsiasi file di avvio. Questa variabile è di sola lettura.
Espande all'ID del processo dell'attuale bash. In determinate circostanze, ciò differisce da $$, come nel caso di subshell che non richiedono che bash sia reinizializzato. Assegnamenti a BASHPID non hanno alcun effetto. Se BASHPID viene annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.
Una variabile array associativa i cui elementi corrispondono alla lista interna di alias come conservati dal comando incorporato alias. Gli elementi aggiunti a questo array appaiono nella lista degli alias; comunque, togliendo elementi all'array attualmente gli alias non vengono rimossi dalla lista. Se BASH_ALIASES viene annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.
Una variabile array i cui valori sono il numero di parametri in ogni frame del corrente stack delle chiamate di esecuzione di bash. Il numero di parametri della subroutine corrente (funzione di shell o script eseguito con . o source) è in cima allo stack. Quando viene eseguita una subroutine, il numero di parametri passati è messo in cima a BASH_ARGC. La shell imposta BASH_ARGC solo quando è in modalità estesa di debugging (si veda la descrizione dell'opzione extdebug per il comando incorporato shopt più avanti). Impostare extdebug dopo che la shell ha iniziato a eseguire uno script, o referenziare questa variabile quando extdebug non è impostato, può dar luogo a valori incongruenti.
Una variabile array contenente tutti i parametri nel corrente stack delle chiamate di esecuzione di bash. Il parametro finale dell'ultima chiamata di subroutine è in cima allo stack; il primo parametro della chiamata iniziale è in fondo. Quando una subroutine viene eseguita, i parametri forniti sono messi in cima a BASH_ARGV. La shell imposta BASH_ARGV solo quando è in modalità estesa di debugging (si veda la descrizione dell'opzione extdebug al comando incorporato shopt più avanti). Impostare extdebug dopo che la shell ha iniziato a eseguire uno script, o referenziare questa variabile quando extdebug non è impostato, può dar luogo a valori incongruenti.
Quando referenziata, questa variabile espande nel nome della shell o script di shell (identico a $0; si veda sopra la descrizione del parametro speciale 0). L'assegnamento a BASH_ARGV0 fa si che il vaqlore assegnato sia assegnato anche a $0. Se BASH_ARGV0 viene annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.
Un variabile array associativa i cui elementi corrispondono alla tabella hash interna di comandi come memorizzati dal comando incorporato hash. Gli elementi aggiunti a questo array appaiono nella tabella hash; comunque, togliendo elementi all'array attualmente i nomi dei comandi non saranno rimossi dalla tabella hash. Se BASH_CMDS non è impostata, perde le sue proprietà speciali, anche se è successivamente annullata.
Il comando attualmente in esecuzione o in procinto di essere eseguito, a meno che la shell non stia eseguendo un comando come risultato di un'intercettazione di segnale (trap), nel qual caso è il comando in esecuzione al momento dell'intercettazione. Se BASH_COMMAND viene annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.
L'argomento per il comando all'invocazione dell'opzione -c.
Una variabile array i cui elementi sono i numeri di riga nei file di origine dove ogni elemento corrispondente di FUNCNAME è stato chiamato. ${BASH_LINENO[$i]} è il numero di riga nel file di origine (${BASH_SOURCE[$i+1]}) dove ${FUNCNAME[$i]} è stato chiamato (o ${BASH_LINENO[$i-1]} se referenziato all'interno di un'altra funzione di shell). Usare LINENO per ottenere il numero di riga corrente.
Un elenco di directory, separate da due punti, nelle quali la shell cerca i comandi incorporato caricabili dinamicamente specificati dal comando enable.
Una variabile array i cui elementi sono assegnati dall'operatore binario =~ al comando condizionale [[. L'elemento con indice 0 è la porzione della stringa che corrisponde all'intera espressione regolare. L'elemento con indice n è la porzione della stringa che corrisponde alla n-sima sott-espressione fra parentesi.
Una variabile array i cui elementi sono i nomifile dove sono definiti i nomi delle corrispondenti funzioni di shell nella variabile FUNCNAME. La funzione di shell ${FUNCNAME[$i]} è definita nel file ${BASH_SOURCE[$i]} ed è chiamata da ${BASH_SOURCE[$i+1]}.
Incrementato di uno al'interno di ciascuna subshell o ambiente di subshell quando la shell inizia a essere eseguita in quell'ambiente. Il valore iniziale è 0. Se BASH_SUBSHELL viene annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.
Una variabile array in sola lettura i cui elementi danno informazioni sulla versione di quest'istanza di bash. I valori assegnati ai membri dell'array sono come segue:

Il numero di versione principale (la release).
Il numero di versione secondario (la versione).
Il livello di aggiornamento tramite patch.
La versione di compilazione.
Lo stato della release (ad es., beta1).
Il valore di MACHTYPE.
Si espande in una stringa che descrive la versione di questa istanza di bash.
Un indice in ${COMP_WORDS} della parola contenente la posizione corrente del cursore. Questa variabile è disponibile solo nelle funzioni di shell invocate dalle risorse di completamento programmabile (si veda Completamento programmabile più avanti).
Il tasto (o il tasto finale di una sequenza) usato per invocare la funzione di completamento corrente.
La riga di comando corrente. Questa variabile è disponibile solo nelle funzioni di shell e nei comandi esterni invocati dai servizi di completamento programmabile (si veda Completamento programmabile più avanti).
L'indice della posizione corrente del cursore relativa all'inizio del comando corrente. Se la posizione corrente del cursore è alla fine del comando corrente, il valore di questa variabile è uguale a ${#COMP_LINE}. Questa variabile è disponibile solo nelle funzioni di shell e comandi esterni invocati dai servizi di completamento programmabile (si veda Completamento programmabile più avanti).
Impostata a un valore intero corrispondente al tipo di completamento tentato che ha causato la chiamata di una funzione di completamento: TAB, per il completamento normale, ?, per l'elenco dei completamenti dopo tabulazioni successive, !, per l'elenco delle alternative di completamento di una parte di parola, @, per elencare i completamenti se la parola non ha subito modifiche, o %, per il menù del completamento. Questa variabile è disponibile solo nelle funzioni di shell e nei comandi esterni invocati dai servizi di completamento programmabile (si veda Completamento programmabile più avanti).
L'insieme dei caratteri che la libreria readline tratta come separatori di parola nell'effettuare il completamento di parola. Se COMP_WORDBREAKS viene annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.
Una variabile array (si veda Array più avanti) che è composta dalle singole parole nella riga di comando corrente. La riga è divisa in parole come readline la dividerebbe usando COMP_WORDBREAKS come descritto precedentemente. Questa variabile è disponibile solo nelle funzioni di shell e comandi esterni invocati dai servizi di completamento programmabile (si veda Completamento programmabile più avanti).
Una variabile array (si veda Array più avanti) creata per contenere i descrittori di file di uscita e di entrata di un coprocesso senza nome (si veda Coprocessi più avanti).
Una variabile array (si veda Array più avanti) che contiene il contenuto corrente dello stack delle directory. Le directory appaiono nello stack nell'ordine in cui sono mostrate dal comando incorporato dirs. L'assegnamento agli elementi di questa variabile array può essere usato per modificare le directory già nello stack, ma i comandi incorporati pushd e popd devono essere usati per aggiungere e rimuovere directory. L'assegnamento a questa variabile non cambia la directory corrente. Se DIRSTACK viene annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.
Ogni volta che questo parametro è referenziato, espande al numero di secondi a partire dall'epoca Unix (si veda time(3)) come valore in virgola mobile con grado di frazionamento di microsecondi. Gli assegnamenti a EPOCHREALTIME vengono ignorati. Se EPOCHREALTIME viene annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.
Ogni volta che questo parametro è referenziato, espande a un numero di secondi trascorsi dall'epoca Unix (si veda time(3)). Assegnamenti a EPOCHSECONDS vengono ignorati. Se EPOCHSECONDS è annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.
Espande all'ID-utente effettivo dell'utente corrente, inizializzata all'avvio della shell. Questa variabile è in sola lettura.
Una variabile array contenente i nomi di tutte le funzioni di shell attualmente nello stack delle chiamate di esecuzione. L'elemento con indice 0 è il nome della funzione di shell attualmente in esecuzione. L'elemento più in basso di tutti (quello con l'indice più alto) è "main". Questa variabile esiste solo quando è in esecuzione una funzione di shell. Assegnamenti a FUNCNAME non hanno alcun effetto. Se FUNCNAME viene annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.

Questa variabile può essere usata con BASH_LINENO e BASH_SOURCE. Ogni elemento di FUNCNAME ha elementi corrispondenti in BASH_LINENO e BASH_SOURCE per descrivere lo stack delle chiamate. Per esempio, ${FUNCNAME[$i]} è stato chiamato dal file ${BASH_SOURCE[$i+1]} al numero di riga ${BASH_LINENO[$i]}. Il comando incorporato caller visualizza lo stack delle chiamate corrente usando questa informazione.

Una variabile array contenente l'elenco dei gruppi dei quali è membro l'utente corrente. Assegnamenti a GROUPS non hanno alcun effetto. Se GROUPS viene annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.
Il numero di cronologia, o indice nella lista della cronologia, del comando corrente. Gi assegnamenti a HISTCMD vengono ignorati. Se HISTCMD viene annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.
Automaticamente impostata al nome dell'host corrente.
Automaticamente impostata a una stringa che univocamente descrive il tipo di macchina su cui bash è in esecuzione. Il valore predefinito è dipendente dal sistema.
Ogni volta che questo parametro è referenziato, la shell gli assegna un numero decimale che rappresenta il numero di sequenza della riga corrente (partendo da 1) all'interno di uno script o funzione. Quando non in uno script o funzione, non è garantito che il valore restituito sia significativo. Se LINENO viene annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.
Automaticamente impostata a una stringa che descrive completamente il tipo di sistema sul quale bash è in esecuzione, nel formato standard GNU cpu-company-system. Il valore predefinito è dipendente dal sistema.
Una variabile array (si veda Array più avanti) creata per contenere il testo letto dal comando incorporato mapfile quando non viene fornito un nome di variabile.
La precedente directory di lavoro come impostata dal comando cd.
Il valore dell'ultimo argomento opzione elaborato dal comando incorporato getopts (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti).
L'indice del prossimo argomento che dev'essere elaborato dal comando incorporato getopts (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti).
Automaticamente impostata a una stringa che descrive il sistema operativo su cui bash è in esecuzione. Il valore predefinito è dipendente dal sistema.
Una variabile array (si veda Array più avanti) contenente un elenco di valori di stato d'uscita dai processi nelle pipeline eseguite più recentemente in primo piano [cioè senza rilasciare il controllo del terminale] (può contenere anche un solo comando).
L'ID di processo del genitore della shell. Questa variabile è in sola lettura.
La directory di lavoro corrente come impostata dal comando cd.
Ogni volta che questo parametro è referenziato, si espande a un numero intero casuale fra 0 e 32767. Assegnando un valore a RANDOM viene inizializzata (seed) la sequenza di numeri casuali. Se RANDOM viene annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.
Qualsiasi argomento numerico che è stato dato al comando readline definito usando "bind -x" (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti) quando è stato richiamato.
Il contenuto del buffer di riga readline per l'uso con "bind -x" (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti).
La posizione della marcatura (punto di inserzione) nel buffer di riga readline per l'uso con "bind -x" (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti). I caratteri tra il punto d'inserzione e la marcatura vine chspesso chiamata regione.
La posizione del punto di inserzione nel buffer di riga readline per l'uso con "bind -x" (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti).
Impostata alla riga di input letta dal comando incorporato read quando nessun argomento è specificato.
Ogni volta che questo parametro è referenziato, viene restituito il numero di secondi trascorsi dall'avvio della shell. Se un valore è assegnato a SECONDS, il valore restituito in base ai riferimenti successivi è il numero di secondi trascorsi dall'assegnamento più il valore assegnato. Il numero di secondi all'invocazione della shell e il tempo corrente sono sempre determinati da una richiesta all'orologio di sistema. Se SECONDS viene annullata, perde le sue proprietà speciali, anche se è poi reimpostata.
Una lista, separata da due punti, di opzioni di shell abilitate. Ogni parola nella lista è un argomento valido per l'opzione -o al comando incorporato set (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti). Le opzioni che appaiono in SHELLOPTS sono quelle indicate come on da set -o. Se questa variabile è nell'ambiente quando bash viene avviata, ogni opzione di shell nella lista viene abilitata prima di leggere un qualsiasi file di avvio. Questa variabile è in sola lettura.
È incrementato di uno ogni volta che una istanza di bash viene avviata.
This variable expands to a 32-bit pseudo-random number each time it is referenced. The random number generator is not linear on systems that support /dev/urandom or arc4random, so each returned number has no relationship to the numbers preceding it. The random number generator cannot be seeded, so assignments to this variable have no effect. If SRANDOM is unset, it loses its special properties, even if it is subsequently reset.
Si espande all'ID-utente dell'utente corrente, inizializzato all'avvio della shell. Questa variabile è in sola lettura.

Le seguenti variabili sono usate dalla shell. In alcuni casi, bash assegna un valore predefinito a una variabile; questi casi sono elencati più avanti.

Il valore è usato per impostare il livello di compatibilità della shell. Si veda MODALITÀ COMPATIBILE DELLA SHELL per una descrizione dei diversi livelli di compatibilità e dei loro effetti. Il valore può essere un numero decimale (p.es., 4.2) o intero (p.es., 42) corrispondente al livello di compatibilità desiderato. Se BASH_COMPAT non è impostato o è impostato alla stringa vuota, il livello di compatibilità è impostato a quello predefinito per la versione corrente. Se BASH_COMPAT è impostato a un valore che non è uno dei livelli di compatibilità validi, la shell stampa un messaggio di errore e imposta il livello di compatibilità a quello predefinito per la versione corrente. I valori validi corrispondono ai livelli di compatibilità descritti più avanti in MODALITÀ COMPATIBILE DELLA SHELL. Per esempio, 4.2 e 42 sono valori validi che corrispondono all'opzione shopt compat42 e impostano il livello di compatibilità a 42. La versione corrente è anch'esso un valore valido.
Se questo parametro è impostato quando bash sta eseguendo uno script di shell, il suo valore è interpretato come un nome-file contenente comandi per inizializzare la shell, come in ~/.bashrc. Il valore di BASH_ENV è soggetto a espansione di parametro, sostituzione di comando ed espansione aritmetica prima di essere interpretato come un nome-file. PATH non è usato per cercare il nome-file risultante.
Se impostata a un valore intero corrispondente a un descrittore di file valido, bash scriverà l'output della traccia generata quando set -x è abilitato a quel descrittore di file. Il descrittore di file viene chiuso quando BASH_XTRACEFD non è impostata o le viene assegnato un nuovo valore. Annullando BASH_XTRACEFD o assegnandole una stringa vuota l'output della traccia verrà inviato allo standard error. Da notare che impostando BASH_XTRACEFD a 2 (il descrittore di file dello standard error) e, successivamente, azzerandola il risultato sarà la chiusura dello standard error.
Il percorso di ricerca per il comando cd. Questo è un elenco di directory, separate da due punti, nelle quali la shell cerca le directory di destinazione specificate dal comando cd. Un valore di esempio è ".:~:/usr".
Imposta il numero di valori dello stato di uscita delle shell figlie da tenere in memoria. Bash non permette che questo valore scenda al di sotto di un minimo imposto da POSIX, e c'è un valore massimo (attualmente 8192) che non può essere superato. Il valore minimo è dipendente dal sistema.
Usato dal comando composto select per determinare il numero di colonne del terminale nella stampa delle liste di selezione. Automaticamente impostata se l'opzione checkwinsize è abilitata o è in una shell interattiva al ricevimento di un segnale SIGWINCH.
Una variabile array dalla quale bash legge i possibili completamenti generati da una funzione di shell invocata dal servizio di completamento programmabile (si veda Completamento programmabile più avanti). Ogni elemento di array contiene un completamento possibile.
Se bash trova questa variabile d'ambiente alla partenza della shell col valore "t", presume che la shell sia in esecuzione in un buffer di shell Emacs e disabilita la modifica della riga.
È espansa ed eseguita similarmente a BASH_ENV (si veda INVOCAZIONE sopra) quando una shell interattiva viene invocata in modalità posix.
Una lista separata da virgole di modelli di shell (si veda Modelli di ricerca) che definisce l'elenco dei nomi di file da ignorare durante la ricerca dei comandi che usa PATH. I file per i quali il percorso completo corrisponde ad uno di questi modelli non sono considerati file eseguibili per lo scopo di completare il comando o per l'esecuzione di comandi tramite ricerca in PATH. Questo non cambia il comportamento dei comandi [, test, e [[. I percorsi completi nella tabella hash dei comandi non sono soggetti a EXECIGNORE. Usare questa variabile per ignorare file di librerie condivise che hanno il bit eseguibile attivo, ma non sono file eseguibili. La corrispondenza al modello fa uso dell'opzione di shell extglob.
L'editor predefinito per il comando incorporato fc.
Una lista di suffissi, separati da due punti, da ignorare quando si effettua il completamento del nome-file (si veda READLINE più avanti). Un nome-file il cui suffisso corrisponde a una delle voci in FIGNORE è escluso dalla lista dei nomifile individuati. Un valore di esempio è ".o:~" (La quotatura è necessaria quando si assegna un valore a questa variabile, che contiene delle tilde).
Se impostato a un valore numerico maggiore di 0, definisce un livello massimo di nidificazione per una funzione. Invocazioni di funzione eccedenti questo livello provocheranno l'interruzione del comando corrente.
Una lista di modelli, separati da due punti, che definiscono l'insieme dei nomi di file che l'espansione del nome di percorso deve ignorare. Se un nome di file individuato da un modello di espansione del percorso corrisponde anche a uno dei modelli in GLOBIGNORE viene rimosso dalla lista dei nomi da individuare.
Una lista di valori, separati da due punti, che controllano come i comandi vengono salvati nell'elenco della cronologia. Se la lista di valori include ignorespace, le righe che iniziano con un carattere di spazio non vengono salvate nell'elenco della cronologia. Un valore di ignoredups fa sì che non venga salvata ogni riga uguale all'elemento precedente della cronologia. Un valore di ignoreboth è la combinazione di ignorespace e ignoredups. Un valore di erasedups fa sì che tutte le righe uguali alla riga corrente vengano rimosse dall'elenco della cronologia prima che la riga venga salvata. Qualsiasi valore che non è nella lista di cui sopra è ignorato. Se HISTCONTROL non è impostato o non include un valore valido, tutte le righe lette dall'analizzatore sintattico della shell sono salvate nell'elenco della cronologia, a meno che non sia stato specificato HISTIGNORE. La seconda riga e le successive di un comando composto multiriga non vengono controllate, e sono aggiunte alla cronologia indipendentemente dal valore di HISTCONTROL.
Il nome del file nel quale è salvata la cronologia dei comandi (si veda CRONOLOGIA più avanti). Il valore predefinito è ~/.bash_history. Se è annullato la cronologia dei comandi non è salvata al termine di una shell.
Il numero massimo di righe contenute nel file della cronologia. Quando a questa variabile è assegnato un valore, il file della cronologia è accorciato, se necessario, per contenere non più di quel numero di righe rimuovendo le voci più vecchie. Il file della cronologia è inoltre troncato a questa dimensione dopo la scrittura al termine di una shell. Se il valore è 0, il file della cronologia è troncato alla dimensione zero. Valori non numerici e valori numerici minori di zero inibiscono il troncamento. La shell imposta il valore predefinito al valore di HISTSIZE dopo la lettura di un file di avvio.
Una lista di modelli separati da due punti usata per decidere quali righe di comando devono essehonorsre salvate nell'elenco della cronologia. Ogni modello comincia all'inizio della riga e deve corrispondere alla riga completa (nessun `* implicito è aggiunto). Ogni modello è confrontato con la riga dopo che i controlli specificati da HISTCONTROL sono stati applicati. In aggiunta ai normali modelli di shell che confrontano caratteri, `&' designa la linea precedentedella cronologia. `&' può essere protetto usando una barra inversa; la barra inversa è rimossa prima di eseguire un confronto. La seconda riga e le successive di un comando composto multiriga non vengono controllate, e sono aggiunte alla cronologia indipendentemente dal valore di HISTIGNORE. Il modello di ricerca rispetta l'impostazione dell'opzione di shell extglob .
Il numero di comandi da tenere in memoria nella cronologia dei comandi (si veda HISTORY più avanti). Se il valore è 0, i comandi non vengono salvati nell'elenco della cronologia. Con valori numerici minori di zero ogni comando viene salvato nell'elenco della cronologia (non ci sono limiti). La shell imposta il valore predefinito a 500 dopo aver letto i file d'inizializzazione.
Se questa variabile è impostata e non nulla, il suo valore è usato come stringa di formato per strftime(3) per stampare la marcatura oraria associata a ogni voce della cronologia mostrata dal comando incorporato history. Se questa variabile è impostata, data e ora verranno scritte nel file della cronologia in modo da essere disponibili anche in successive sessioni della shell. Per distinguere la marcatura oraria dalle altre righe della cronologia viene usato il carattere di commento.
La home directory dell'utente corrente; l'argomento predefinito per il comando incorporato cd. Il valore di questa variabile è anche usata quando si effettua l'espansione della tilde.
Contiene il nome di un file nello stesso formato di /etc/hosts che dovrà essere letto quando la shell ha bisogno di completare un nome di host. La lista dei possibili completamenti di nome di host può essere cambiata mentre la shell è in esecuzione; alla prossima occasione in cui si tenta il completamento del nome di host dopo che è cambiato il valore, bash aggiunge il contenuto del nuovo file alla lista esistente. Se HOSTFILE è impostato ma non ha alcun valore, o non contiene il nome di un file leggibile, bash tenta di leggere /etc/hosts per ottenere la lista dei possibili completamenti del nome di host. Quando HOSTFILE viene annullato, la lista dei nomi di host viene pure annullata.
L'Internal Field Separator (separatore di campo interno) è usato per la suddivisione in parole dopo l'espansione e per dividere le righe in parole quando si esegue il comando incorporato read. Il valore predefinito è “<space><tab><newline>”.
Controlla l'azione della shell al ricevimento di un carattere EOF come unico contenuto di una riga di input. Se impostato, il valore è il numero di caratteri EOF consecutivi da battere come primo carattere su una riga di input prima che bash esca. Se la variabile esiste ma non ha un valore numerico, o non ha alcun valore, il valore predefinito è 10. Se non esiste, EOF indica la fine dell'input per la shell.
Il nome-file per il file di avvio di readline che prevale sul valore predefinito che è ~/.inputrc (si veda READLINE più avanti).
Se questa variabile appare nell'ambiente quando la shell viene avviata, bash assume che sia in esecuzione dentro un buffer shell Emacs e potrebbe disabilitare l'editor della riga, a seconda dal valore di TERM.
Usata per determinare la categoria di localizzazione per qualsiasi categoria non specificatamente indicata da una delle variabili che iniziano con LC_.
Questa variabile prevale sul valore di LANG e su qualsiasi altra variabile LC_ che specifichi una categoria di localizzazione.
Questa variabile determina l'ordine di collazione usato quando vengono ordinati i risultati dell'espansione di nome di percorso, e determina il comportamento di espressioni di intervallo, classi di equivalenza e sequenze di ordinamento all'interno dell'espansione di nome di percorso e della corrispondenza tra stringhe.
Questa variabile determina l'interpretazione di caratteri e il comportamento di classi di caratteri all'interno dell'espansione di nome di percorso e della corrispondenza tra stringhe.
Questa variabile determina la localizzazione usata per tradurre stringhe tra virgolette precedute da un $.
Questa variabile determina la categoria di localizzazione usata per la formattazione dei numeri.
Questa variabile determina la categoria di localizzazione usata per la formattazione di data e ora.
Usato dal comando composto select per determinare il numero di linee del terminale nella stampa delle liste di selezione. Automaticamente impostata se l'opzione checkwinsize è abilitata o in una shell interattiva al ricevimento di un segnale SIGWINCH.
Se questo parametro è impostato a un nome di file o di directory e la variabile MAILPATH non è impostata, bash informa l'utente dell'arrivo di posta nel file specificato o nella directory del formato Maildir.
Specifica la frequenza (in secondi) con cui bash controlla la posta. Il valore predefinito è 60 secondi. Quando è il momento di controllare la posta, la shell lo fa prima di mostrare il prompt primario. Se questa variabile non è impostata, o è impostata a un valore che non sia un numero maggiore o uguale a zero, la shell disabilita il controllo della posta.
Una lista di nomifile separati da due punti, da usare per il controllo della posta. Il messaggio che deve essere stampato all'arrivo dei messaggi in un particolare file può essere specificato separando il nome-file dal messaggio con un `?'. Quando viene usato nel testo del messaggio $_ è espanso al nome del file di posta corrente. Per esempio:

MAILPATH='/var/mail/bfox?"You have mail":~/shell-mail?"$_ has mail!"'

Bash fpuò essere configurato per fornire un valore predefinito per questa variabile non c'è nessun valore predefinito), ma il posizionamento dei file di posta degli utenti utilizzato è dipendente dal sistema (per esempio, /var/mail/$USER).

Se impostato al valore 1, bash mostra i messaggi di errore generati dal comando incorporato getopts (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti). OPTERR è inizializzato ad 1 ogni volta che viene invocata la shell o viene eseguito uno script di shell.
Il percorso di ricerca dei comandi. È un elenco di directory separate da due punti, nelle quali la shell cerca i comandi (si veda ESECUZIONE DEI COMANDI più avanti). Un nome di directory di lunghezza zero (nulla) nel valore di PATH indica la directory corrente. Un nome di directory nullo può apparire come una serie di due punti adiacenti, o come due punti all'inizio o alla fine. Il percorso predefinito è dipendente dal sistema ed è impostato dall'amministratore che installa bash. Un valore frequente è ``/usr/local/bin:/usr/local/sbin:/usr/bin:/usr/sbin:/bin:/sbin''.
Se questa variabile è presente nell'ambiente quando viene avviata bash, la shell entra in modalità posix prima di leggere i file di avvio, come se l'opzione di invocazione --posix fosse stata specificata. Se è impostata mentre la shell è in esecuzione, bash abilita la modalità posix, come se il comando set -o posix fosse stato eseguito. Quando la shell entra in modalità posix, imposta questa variabile se non fosse già impostata.
Se questa variabile è impostata ed è un array, il valore di ogni elemento impostato viene eseguito come comando prima di stampare un prompt principale. Se è impostata, ma non è un array, il suo valore è usato come comando da eseguire.
Se impostata a un numero maggiore di zero, il valore è usato come il numero di componenti della directory finale da conservare quando si espandono i caratteri protetti della stringa di prompt \w e \W (si veda PROMPTING più avanti). I caratteri rimossi sono sostituiti da un'ellissi.
Il valore di questo parametro è espanso (si veda STRINGHE DI PROMPT più avanti) e visualizzato dalle shell interattive dopo aver letto un comando e prima che il comando venga eseguito.
Il valore di questo parametro è espanso (si veda STRINGHE DI PROMPT più avanti) e usato come stringa del prompt primario. Il valore predefinito è“\s-\v\$”.
Il valore di questo parametro è espanso allo stesso modo di PS1 ed è usato come stringa di prompt secondario. Il valore predefinito è “> ”.
Il valore di questo parametro è usato come prompt per il comando select (si veda GRAMMATICA DELLA SHELL sopra).
Il valore di questo parametro è espanso allo stesso modo di PS1 ed il valore è stampato prima di ogni comando che bash mostra durante un trace di esecuzione. Il primo carattere del valore espanso di PS4 è replicato tante volte, quanto necessario, per indicare livelli multipli di indirezione. Il valore predefinito è “+”.
Questa variabile si espande al percorso completo della shell. Se non è impostata quando la shell viene avviata, bash le assegna il percorso completo della shell di login dell'utente corrente.
Il valore di questo parametro è usato come stringa di formato per specificare come dovrà essere mostrata l'informazione su data e ora per pipeline aventi come prefisso la parola riservata time. Il carattere % introduce una sequenza di formattazione che è espansa a un valore di data e ora o ad altre informazioni. Le sequenze di formattazione e il loro significato sono i seguenti; le parentesi quadre denotano parti opzionali.

%%
Una % letterale.
%[p][l]R
Il tempo trascorso in secondi.
%[p][l]U
Il numero di secondi di utilizzo della CPU in modalità utente.
%[p][l]S
Il numero di secondi di utilizzo della CPU in modalità sistema.
%P
La percentuale di utilizzo della CPU, calcolata come (%U + %S) / %R.
a parte opzionale p è una cifra che specifica la precisione, il numero di cifre frazionali dopo il separatore decimale. Un valore pari a 0 fa sì che nessun separatore decimale o frazione venga inserito nell'output. Possono essere specificate al massimo tre posizioni dopo il separatore decimale; valori di p maggiori di 3 sono cambiati a 3. Se p non è specificato è utilizzato il valore 3.
La parte opzionale l specifica un formato più lungo, inclusi i minuti, nella forma MMmSS.FFs. Il valore di p determina se la frazione è inclusa o meno.
Se questa variabile non è impostata, bash agisce come se avesse il valore $'\nreal\t%3lR\nuser\t%3lU\nsys\t%3lS'. Se il valore è nullo, non viene mostrata alcuna informazione di tempo. Una newline finale è aggiunta quando la stringa di formato è visualizzata.
Se impostato a un valore maggiore di zero, TMOUT è trattato come il tempo limite (timeout) predefinito per il comando incorporato read. Il comando select viene terminato se non riceve input dopo TMOUT secondi quando l'input proviene da un terminale. In una shell interattiva il valore è interpretato come il numero di secondi di attesa per l'input dopo l'emissione del prompt primario. Bash termina dopo aver aspettato per quel numero di secondi se non arriva una riga completa di input.
Se impostato, bash usa il suo valore come nome della directory nella quale bash crea file temporanei a uso della shell.
Questa variabile controlla il modo con cui la shell interagisce con l'utente e con il job-control. Se questa variabile è impostata, dei comandi semplici composti da una sola parola senza ridirezioni sono considerati come candidati per la ripresa di un job in esecuzione che sia stato sospeso. Non è possibile alcuna ambiguità; se vi è più di un job che comincia con la stringa digitata, è scelto il job su cui si è effettuato l'accesso più recentemente. Il nome di un job sospeso, in questo contesto, è la riga di comando usata per avviarlo. Se impostato al valore exact, la stringa fornita deve essere esattamente uguale al nome di un job fermo; se impostato a substring, la stringa fornita deve combaciare con una sottostringa del nome di un job sospeso. Il valore substring fornisce funzionalità analoghe all'identificatore del job %? (si veda JOB CONTROL più avanti). Se impostato a qualsiasi altro valore, la stringa fornita deve essere un prefisso del nome di un job sospeso; questo consente funzionalità analoghe all'identificatore di job %string.
Sono i due o tre caratteri che controllano l'espansione della cronologia e la suddivisione in token (si veda ESPANSIONE DELLA CRONOLOGIA più avanti). Il primo carattere è il carattere di espansione della cronologia, il carattere che segnala l'inizio di una espansione della cronologia, normalmente `!'. Il secondo carattere è il carattere di sostituzione rapida, che è usato come scorciatoia per rieseguire il comando precedentemente inserito, sostituendo una stringa con un'altra nel comando. Il valore predefinito è `^'. Il terzo carattere, opzionale, è il carattere che indica che il resto della riga è un commento, quando è trovato come primo carattere di una parola, normalmente `#'. Il carattere di commento della cronologia fa sì che la sostituzione della cronologia venga saltata per le rimanenti parole sulla riga. Esso non fa necessariamente sì che l'analizzatore della shell tratti il resto della riga come un commento.

Vettori

Bash fornisce variabili array monodimensionali indicizzate e associative. Ogni variabile può essere usata come un array indicizzato; il comando incorporato declare dichiara esplicitamente un array. Non c'è un limite massimo per la dimensione di un array, né alcuna richiesta che gli elementi siano indicizzati o assegnati in modo contiguo. Gli array indicizzati sono referenziati usando numeri interi (incluse le espressioni aritmetiche) e cominciano con l'indice zero. Gli array associativi sono referenziati utilizzando stringhe arbitrarie. Salvo che sia diversamente indicato, gli indici degli array indicizzati devono essre interi non negativi.

Un array indicizzato è creato automaticamente se gli è assegnata una qualsiasi variabile usando la sintassi nome[deponente]=valore. Il deponente (indice dell'array) è trattato come un'espressione aritmetica che deve risultare un numero. Per dichiarare esplicitamente un array indicizzato, usare declare -a nome (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti). È anche accettato declare -a nome[deponente]; il deponente viene ignorato.

Array associativi sono creati usando declare -A nome.

Per una variabile array possono essere specificati degli attributi utilizzando i comandi incorporati declare e readonly. Ogni attributo si applica a tutti gli elementi di un array.

Agli elementi dell'array vengono assegnati valori usando assegnamenti composti della forma nome=(valore1 ... valoren), dove ogni valore può essere della forma [deponente]=stringa. Le assegnazioni di array indicizzati non richiedono nient'altro che stringa. Ogni valore nella lista è espanso usando tutte le espansioni della shell descritte più avanti in ESPANSIONE. Quando si fanno assegnamenti ad array indicizzati, se vengono fornite le parentesi opzionali e il deponente, l'elemento viene assegnato a quell'indice; altrimenti l'indice dell'elemento assegnato è l'ultimo indice già utilizzato aumentato di uno. L'indicizzazione parte da zero.

Quando si assegna ad un array associativo, le parole di un assegnamento composto possono essere comandi d'assegnamento, per i quali l'indice è obbligatorio, o una lista di parole che è interpretata come una sequenza alternata di chiavi e valori: nome=( chiave1 valore1 chiave2 valore2 ...). Queste sono trattate come nome=( [chiave1]=valore1 [chiave2]=valore2 ...). La prima parola della lista determina come le successive verranno interpretate; tutti gli assegnamenti in una lista devono essere dello stesso tipo. Quando si usano coppie chiave/valore le chiavi non possono essere assenti o vuote; un valore finale mancante o vuoto è interpretato come stringa vuota.

Questa sintassi è accettata anche dal comando incorporato declare. Elementi singoli di un array possono essere assegnati con la sintassi nome[deponente]=valore introdotta più sopra. Quando si fanno assegnamenti a un array indicizzato, se nome è indicizzato da un numero negativo, quel numero è interpretato come relativo all' indice massimo di nome aumentato di uno, perciò indici negativi si conteggiano dalla fine dell'array all'indietro, e un indice -1 corrisponde all'ultimo elemento.

L'operatore += farà aggiungere ad una variabile array quando utilizzato con la sintassi di un assegnamento composto; vedere PARAMETRI più su.

Qualsiasi elemento di un array può essere referenziato con ${nome[deponente]}. Le parentesi sono richieste per evitare conflitti con l'espansione di percorso. Se deponente è @ o *, la parola espande a tutti gli elementi di nome. Questi deponenti differiscono solo quando la parola appare inclusa fra virgolette. Se la parola è quotata con virgolette, ${nome[*]} espande a una singola parola col valore di ogni elemento dell'array separato dal primo carattere della variabile speciale IFS, e ${nome[@]} espande ogni elemento di nome come una parola separata. Quando non c'è l'elemento di array, ${nome[@]} è espanso alla stringa nulla. Se l'espansione quotata con virgolette si trova dentro una parola, l'espansione del primo parametro è legato con la parte iniziale della parola originale, e l'espansione dell'ultimo parametro è legato con l'ultima parte della parola originale. Questo è analogo all'espansione dei parametri speciali * e @ (si veda Parametri speciali sopra). ${#nome[deponente]} espande alla lunghezza di ${nome[deponente]}. Se deponente è * o @, l'espansione è il numero di elementi dell'array. Se il deponente usato per referenziare un elemento di un array indicizzato risulta, dopo l'espansione, un numero minore di zero, è interpretato come relativo all' indice massimo dell'array aumentato di uno, perciò indici negativi si conteggiano dalla fine dell'array all'indietro, e un indice -1 corrisponde all'ultimo elemento.

Referenziare una variabile array senza specificare un deponente equivale a referenziare l'array con un deponente pari a zero. Ogni riferimento a una variabile usando un deponente valido è consentito, e bash creerà un array se necessario.

Una variabile array è considerata impostata se ad un deponente è stato assegnato un valore. La stringa nulla è un valore valido.

È possibile ottenere sia le chiavi (indici) che i valori di un array. ${!nome[@]} e ${!nome[*]} espandono agli indici assegnati nella variabile array nome. Quando è fra virgolette il trattamento è simile all'espansione dei parametri speciali @ e * posti tra virgolette.

Il comando incorporato unset è usato per annullare gli array. unset nome[deponente] annulla l'elemento di array all'indice deponente, sia per gli array indicizzati sia per quelli associativi. Deponenti negativi di array indicizzati vengono interpretati come descritto in precedenza. Annullare l'ultimo elemento di un array non annulla la variabile. unset nome, dove nome è un array, rimuove l'intero array. unset nome[deponente] dove deponente è * o @, si comporta diversamente a seconda che nome sia un array indicizzato o associativo. Se nome è un array associativo questo rimuove l'elemento con deponente * o @. Se nome è un array indicizzato, rimuove tutti gli elementi, ma non l'array stesso.

Quando si usa un nome di variabile con un deponente come argomento di un comando, come ad esempio unset, senza utilizzare la sintassi per l'espansione della parola descritta sopra, l'argomento è soggetto all'espansione del percorso. Se l'espansione del percorso non è desiderabile, l'argomento va virgolettato.

Ciascuno dei comandi incorporati declare, local e readonly accetta un'opzione -a per specificare un array indicizzato e un'opzione -A per specificare un array associativo. Se vengono fornite entrambe le opzioni, -A ha la precedenza. Il comando incorporato read accetta un'opzione -a per assegnare a un array una lista di parole lette dallo standard input. I comandi incorporati set e declare mostrano i valori di array in modo che da essere riutilizzabili come assegnamenti.

ESPANSIONE

L'espansione è eseguita sulla riga di comando dopo che essa è stata divisa in parole. Vi sono sette tipi di espansione effettuati: espansione delle parentesi graffe, espansione della tilde, espansione di parametro e variabile, sostituzione di comando, espansione aritmetica, suddivisione in parole e espansione di percorso.

L'ordine di espansione è: espansione delle parentesi graffe, espansione della tilde, espansione di parametro e di variabile, espansione aritmetica, e sostituzione di comando (fatta da sinistra a destra); suddivisione in parole; ed espansione di percorso.

Sui sistemi che la supportano, è disponibile un'espansione aggiuntiva: la sostituzione di processo. Questa è effettuata contemporaneamente come espansione della tilde, di parametro, di variabile e aritmetica, e come sostituzione di comando.

Una volta effettuale queste espansioni, i caratteri di quotatura presenti nella parola originale vengono rimossi, a meno che siano essi stessi quotati (rimozione dei segni di quotatura)

Solo l'espansione delle parentesi graffe, la suddivisione in parole e l'espansione di percorso possono cambiare il numero di parole dell'espansione; le altre espansioni espandono una singola parola in una singola parola. La sola eccezione a questo sono le espansioni di “$@” e "${nome[@]}", e in molti casi $* and ${name[*]} come spiegato sopra (si vedi PARAMETRI).

Espansione delle parentesi graffe

Espansione delle parentesi graffe è un meccanismo con il quale possono essere generate stringhe arbitrarie. Questo meccanismo è simile all'espansione di percorso, ma non è necessario che i file il cui nome è generato esistano. I modelli cui si applica l'espansione delle parentesi graffe hanno la forma di un preambolo opzionale, seguito da una serie di stringhe separate da virgola o una espressione di sequenza racchiusa fra parentesi graffe, seguite da un'appendice opzionale. Il preambolo è preposto a ogni stringa contenuta dentro le parentesi graffe e l'appendice è poi appesa a ogni stringa risultante, espandendo da sinistra a destra.

Le espansioni delle parentesi graffe possono essere nidificate. Il risultato di ogni stringa espansa non viene ordinato; è conservato l'ordine da sinistra a destra. Per esempio, a{d,c,b}e si espande in `ade ace abe'.

Un'espressione di sequenza prende la forma {x..y[..incr]}, dove x e y sono o numeri interi o caratteri singoli e incr, un incremento opzionale, è un numero intero. Se si specificano numeri interi, l'espressione espande a ogni numero fra x e y, inclusi. Ai numeri interi specificati può essere aggiunto uno 0 iniziale per costringere ogni termine ad avere la stessa ampiezza. Quando x o y iniziano con uno zero, la shell tenta di forzare tutti i termini generati a contenere lo stesso numero di cifre, aggiungendo degli zeri ove necessario. Se si specificano caratteri, l'espressione espande a ogni carattere lessicograficamente compreso fra x e y inclusi, usando il locale C predefinito. Da notare che entrambi x e y devono essere dello stesso tipo. Quando fornito, l'incremento è usato come differenza tra ogni termine. L'incremento predefinito è 1 o -1 a seconda del caso.

L'espansione delle parentesi graffe è effettuata prima di qualsiasi altra espansione, e qualunque carattere speciale per uso delle altre espansioni viene lasciato com'era nel risultato. Essa è strettamente testuale. Bash non applica alcuna interpretazione sintattica al contesto dell'espansione o al testo tra parentesi graffe.

Un'espansione delle parentesi graffe correttamente formata deve contenere una parentesi graffa di apertura e una di chiusura, non quotate, e almeno una virgola non quotata. Qualunque espansione delle parentesi graffe erroneamente formata è lasciata inalterata. Una { o , può essere quotata con una barra inversa per evitare che venga considerata parte di un'espressione fra parentesi graffe. Per evitare conflitti con l'espansione di parametro, la stringa ${ non dà luogo all'espansione delle parentesi graffe, e inibisce l'espansione delle parentesi graffe fino alla } di chiusura.

Questo costrutto è tipicamente usato come abbreviazione quando il prefisso comune delle stringhe da generare è più lungo che negli esempi sopra:

mkdir /usr/local/src/bash/{old,new,dist,bugs}

o
chown root /usr/{ucb/{ex,edit},lib/{ex?.?*,how_ex}}

L'espansione delle parentesi graffe introduce una lieve incompatibilità con le versioni tradizionali di sh. sh non tratta le parentesi graffe aperte e chiuse, specialmente quando esse appaiono come parte di una parola, e le conserva in uscita. Bash rimuove le parentesi graffe dalle parole come consequenza dell'espansione delle parentesi graffe. Per esempio, una parola data a sh come file{1,2} appare identica nell'output. La stessa parola è data in output come file1 file2 dopo l'espansione operata da bash. Se si desidera una stretta compatibilità con sh si avvia bash con l'opzione +B o si disabilita l'espansione delle parentesi graffe con l'opzione +B al comando set (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti).

Espansione della tilde

Se una parola comincia con un carattere tilde (`~') non quotato, tutti i caratteri che precedono la prima barra [/] non quotata (o tutti i caratteri, se non vi è alcuna barra) sono considerati un prefisso tilde. Se nessuno dei caratteri nel prefisso tilde è quotato, i caratteri nel prefisso tilde che segue la tilde sono trattati come un possibile nome di login. Se questo nome di login è la stringa nulla, la tilde è sostituita con il valore del parametro HOME. Se HOME viene annullato, è invece sostituita la home directory dell'utente che sta eseguendo la shell. Altrimenti, il prefisso tilde è sostituito con la home directory associata al nome di login specificato.

Se il prefisso tilde è un `~+' il valore della variabile di shell PWD sostituisce il prefisso tilde. Se il prefisso tilde è un `~-', il valore della variabile di shell OLDPWD, se impostato, viene sostituito. Se il carattere che segue la tilde nel prefisso tilde è un numero N, con un prefisso opzionale `+' o `-', il prefisso tilde è sostituito dal corrispondente elemento dallo stack di directory, come dovrebbe essere mostrato dal comando incorporato dirs invocato col prefisso tilde come argomento. Se il carattere che segue la tilde nel prefisso tilde è un numero non preceduto da un segno `+' o `-', viene assunto `+'.

Se il nome di login non è valido o l'espansione della tilde non ha successo, la parola rimane invariata.

Ogni assegnamento di variabile è controllato per prefissi tilde non quotati che seguono immediatamente un : o il primo =. In questi casi viene effettuata l'espansione della tilde. Di conseguenza, si possono usare nomi di file con delle tilde negli assegnamenti a PATH, MAILPATH e CDPATH, e la shell assegna il valore espanso.

Bash fa anche l'espansione della tilde per le parole che soddisfano le condizioni degli assegnamenti di variabile (come descritto prima su PARAMETRI) quando questi appaiono come argomenti a comandi semplici. Bash non lo fa, eccetto nei comandi dichiarazione elencati sopra, quando in modalità posix.

Espansione di parametro

Il carattere `$' introduce l'espansione di parametro, la sostituzione di comando, o l'espansione aritmetica. Il nome o simbolo del parametro che dev'essere espanso può essere racchiuso tra parentesi graffe, che sono opzionali ma servono a proteggere la variabile che deve essere espansa dai caratteri immediatamente seguenti, che potrebbero essere interpretati come parte del nome della variabile stessa.

Quando vengono usate le parentesi graffe, la parentesi graffa finale corrispondente è la prima `}' non protetta da una barra inversa o da stringhe quotate, e non parte di un'espansione aritmetica inclusa, di una sostituzione di comando o di un'espansione di parametro.

${parametro}
Il valore di parametro è sostituito. Le parentesi graffe sono richieste quando parametro è un parametro posizionale con più di una cifra, o quando parametro è seguito da un carattere che non deve essere interpretato come parte del suo nome. Il parametro è un parametro di shell come descritto sopra (PARAMETRI) o un riferimento a un array (Array).

Se il primo carattere di parametro è un punto esclamativo (!), e parametro non è un nameref, introduce un livello di indirezione. Bash usa il valore formato espandento il resto di parametro come il nuovo parametro; questo è poi espanso e quel valore è usato nel resto dell'espansione, piuttosto che l'espansione del parametro originario. Questa è conosciuta come espansione indiretta. Il valore è soggetto all'espansione della tilde, espansione di parametro, sostituzione di comando, ed espansione aritmetica. Se parametro è un nameref, questo espande al nome del parametro referenziato da parametro invece di effettuare l'espanzione indiretta completa. Le eccezioni a ciò sono le espansioni di ${!prefisso*} e ${!nome[@]} descritte più avanti. Il punto esclamativo deve seguire immediatamente la parentesi graffa iniziale per introdurre l'indirezione.

In ognuno dei casi sotto riportati, parola è soggetta a espansione della tilde, espansione di parametro, sostituzione di comando ed espansione aritmetica.

Quando non sta effettuando l'espansione della sottostringa, usando le forme documentate più avanti (p.es., :-), Bash controlla se un parametro non è impostato o è nullo. L'omissione dei due punti provoca il solo controllo di un parametro non impostato.

${parametro:-parola}
Usa i valori predefiniti. Se parametro non è impostato o è nullo, è sostituita l'espansione di parola. Altrimenti, il valore di parametro è sostituito.
${parametro:=parola}
Assegna i valori predefiniti. Se parametro non è impostato o è nullo, l'espansione di parola è assegnata a parametro. Il valore di parametro è quindi sostituito. I parametri posizionali e i parametri speciali non possono essere assegnati in questo modo.
${parametro:?parola}
Dà una segnalazione di errore se è nullo o è stato annullato. Se parametro è nullo o è stato annullato, l'espansione di parola (o un messaggio di segnalazione, se parola non è presente) viene scritta sullo standard error e la shell, se non è interattiva, termina. Altrimenti, è sostituito il valore di parametro.
${parametro:+parola}
Se parametro è nullo o è stato annullato, non è sostituito niente, altrimenti è sostituita l'espansione di parola.
${parametro:scostamento}
${parametro:scostamento:lunghezza}
Espansione di sottostringa. Espande i caratteri del valore di parametro fino a lunghezza partendo dal carattere specificato da scostamento. Se parametro è @ o *, un array indicizzato con deponente @ o *, o un nome di un array associativo, il risultato differisce come descritto più avanti. Se lunghezza viene omesso, espande alla sottostringa del valore di parametro partendo dal carattere specificato da scostamento fino alla fine del valore. lunghezza e scostamento sono espressioni aritmetiche (si veda VALUTAZIONE ARITMETICA più avanti).

Se scostamento è un numero minore di zero, il valore viene usato come scostamento nei caratteri dalla fine del valore di parametro. Se lunghezza è un numero minore di zero, viene interpretato come uno scostamento in caratteri dalla finedel valore di parametro piuttosto che come un numero di caratteri, e l'espansione è rappresentata dai caratteri fra lo scostamento e quel risultato. Si noti che uno scostamento negativo dev'essere separato dai due punti da almeno uno spazio per evitare che venga confuso con l'espansione di :-.

Se parametro è @ o *, il risultato è un numero di parametri posizionali pari a lunghezza a partire da scostamento. Uno scostamento negativo è interpretato come relativo al parametro posizionale più grande aumentato di uno, cosicché uno scostamento di -1 corrisponde all'ultimo parametro posizionale. È un errore di espansione se lunghezza risulta un numero minore di zero.

Se parametro è un nome di array indicizzato con deponente @ o *, il risultato è un numero di elementi dell'array pari a lunghezza a partire da ${parametro[scostamento]}. Uno scostamento negativo è inteso come relativo al massimo indice dell'array specificato aumentato di uno. È un errore di espansione se lunghezza è un numero minore di zero.

L'espansione di substringa applicata a un array associativo produce risultati indefiniti.

L'indicizzazione della sottostringa è a base zero a meno che non vengano usati i parametri posizionali, nel qual caso l'indicizzazione parte da 1 come impostazione predefinita. Se scostamento è 0, e vengono usati i parametri posizionali, alla lista è aggiunto il prefisso $0.

${!prefisso*}
${!prefisso@}
Nomi corrispondenti al prefisso. Espande ai nomi delle variabili i cui nomi iniziano con prefisso, separati dal primo carattere della variabile speciale IFS. Quando viene usato @ e l'espansione appare tra virgolette, ogni nome di variabile si espande in una parola separata.
${!nome[@]}
${!nome[*]}
Lista delle chiavi di array. Se nome è una variabile array, espande alla lista degli indici di array (chiavi) assegnati in nome. Se nome non è un array, espande a 0 se nome è impostato ed è nullo in caso contrario. Quando @ è usato e l'espansione appare fra virgolette, ogni chiave espande a una parola separata.
${#parametro}
lunghezza parametro} È sostituita la lunghezza in caratteri del valore di parametro. Se parametro è * o @, il valore sostituito è il numero di parametri posizionali. Se parametro è un nome di array contrassegnato da * o @ il valore sostituito è il numero di elementi nell'array. Se parametro è un nome di array indicizzato con deponente negativo, quel numero è interpretato come relativo al massimo indice di parametro aumentato di uno, perciò indici negativi si conteggiano dalla fine dell'array all'indietro, e un indice -1 corrisponde all'ultimo elemento.
${parametro#parola}
${parametro##parola}
Rimozione del suffisso corrispondente al modello. La parola è espansa per produrre un modello proprio come nell'espansione di percorso, e confrontata col valore espanso di parametro usando le regole descritte più avanti in Modelli di ricerca. Se il modello corrisponde a una parte finale del valore espanso di parametro, il risultato dell'espansione è il valore espanso di parametro con il più corto dei modelli corrispondenti cancellato (nel caso di “#” ) o il più lungo dei modelli corrispondenti cancellato (nel caso di “##”). Se parametro è @ o *, l'operazione di rimozione del modello è applicata a ognuno dei parametri posizionali, e l'espansione è la lista risultante. Se parametro è una variabile array con deponente @ o *, l'operazione di rimozione del modello è applicata a ognuno degli elementi dell'array, e l'espansione è la lista risultante.
${parametro%parola}
${parametro%%parola}
Rimozione del suffisso corrispondente al modello. La parola è espansa per produrre un modello proprio come nell'espansione di percorso, e confrontata col valore espanso di parametro usando le regole descritte più avanti in Modelli di ricerca. Se il modello corrisponde a una parte finale del valore espanso di parametro, il risultato dell'espansione è il valore espanso di parametro con il più corto dei modelli corrispondenti cancellato (nel caso di “%” ) o il più lungo dei modelli corrispondenti cancellato (nel caso di “%%”). Se parametro è @ o *, l'operazione di rimozione del modello è applicata a ognuno dei parametri posizionali, e l'espansione è la lista risultante. Se parametro è una variabile array con deponente @ o *, l'operazione di rimozione del modello è applicata a ognuno degli elementi dell'array, e l'espansione è la lista risultante.
${parameter/modello/stringa}
${parametro//modello/stringa}
${parametro/#modello/stringa}
${parametro/%modello/stringa}
Sostituzione di modello. Il modello è espanso per produrre un modello proprio come nell'espansione di percorso. Parametro è espanso e il suo valore più lungo che corrisponde a modello è sostituito con stringa. stringa viene sottoposta all'espansione della tilde, espansione di parametro e di variabile, espansione aritmetica, sostituzione di comando e processo e rimozione di virgolette. Il confronto è effettuato usando le regole descritte più avanti in Modelli di ricerca. Nella prima forma sopraelencata viene sostituita solo la prima occorrenza. Se ci sono due slash che separano parametro da modello (la seconda forma), tutte le corrispondenze di modello vengono sostituite con stringa. Se modello è preceduto da # (la terza forma) la corrispondenza deve avvenire all'inizio del valore espanso di parametro. Se modello è preceduto da % (la quarta forma) la corrispondenza deve avvenire alla fine del valore espanso di parametro. Se l'espansione di stringa è nulla, le corrispondenza di modello vengono cancellate. Se stringa è nulla allora le corrispondenze di modello vengono cancellate e la / che segue modello può essere omessa.

Se l'opzione di shell patsub_replacement è abilitata usando shopt, ogni istanza di & non virgolettata in stringa viene sostituita dalla porzione corrispondente di modello.

Virgolettare una qualsiasi parte di stringa inibisce la sostituzione nell'espansione della parte tra virgolette, comprese le stringhe di sostituzione memorizzate in variabili shell. La barra inversa farà perdere il valore speciale a & in stringa; la barra inversa è rimossa in modo da permettere un carattere letterale & nella stringa di sostituzione. La barra inversa viene usata anche per togliere il significato a se stesso; \\ risulta una semplice barra inversa nella stringa di sostituzione. Gli utenti devo fare attenzione se la stringa è tra doppi apici per evitare interazioni non richieste tra la barra inversa e le doppie virgolette, poiché la barra inversa ha un significato particolare all'interno delle doppie virgolette. La sostituzione di modelli effettua un controllo su & non tra virgolette dopo aver espanso stringa; i programmatore shell dovrebbero virgolettare ogni occorrenza di & che vogliono sia presa letteralmente nella parte di sostituzione, e dovrebbero assicurarsi che ogni istanza di & che vogliono sia sostituita non sia virgolettata.

Se l'opzione di shell nocasematch è abilitata, la corrispondenza è effettuata senza distinguere maiuscole da minuscole nei caratteri alfabetici. Se parametro è @ o *, l'operazione è applicata a ognuno dei parametri posizionali, e l'espansione è la lista risultante. Se parametro è una variabile array con deponente @ o *, l'operazione è applicata a ognuno degli elementi dell'array, e l'espansione è la lista risultante.

${parametro^modello}
${parametro^^modello}
${parametro,modello}
${parametro,,modello}
Modifica minuscolo/maiuscolo. Questa espansione modifica in parametro i caratteri alfabetici da minuscolo a maiuscolo e viceversa. Il modello viene espanso per produrre un modello, proprio come nell'espansione del nome di percorso. Ciascun carattere nel valore espanso di parametro viene confrontato con modello e, se corrisponde al modello, le minuscole/maiuscole vengono convertite. Il modello potrebbe non cercare corrispondenze con più di un carattere. L'operatore ^ converte le lettere minuscole che corrispondono a modello in lettere maiuscole; l'operatore , converte le lettere maiuscole trovate in lettere minuscole. Le espansioni ^^ e ,, convertono ogni carattere trovato nel valore espanso; le espansioni ^ e , trovano e convertono solo il primo carattere nel valore espanso. Se modello è omesso, è trattato come un ?, che individua tutti i caratteri. Se parametro è @ o *, l'operazione di conversione minuscole/maiuscole è applicata a tutti i parametri posizionali successivi, e l'espansione è la lista risultante. Se parametro è una variabile array indicizzata con @ o *, l'operazione di conversione minuscole/maiuscole è applicata a tutti i successivi elementi dell'array, e l'espansione è la lista risultante.
${parametro@operatore}
Trasformazione di parametro. L'espansione è o una trasformazione del valore di parametro o un'informazione su parametro stesso, a seconda del valore di operatore. Ogni operatore è una sola lettera:

L'espansione è una stringa che è il valore di parametro coi caratteri alfabetici minuscoli convertiti in maiuscolo.
L'espansione è una stringa che è il valore di parametro co primo carattere convertito in maiuscolo, se è alfabetico.
L'espansione è una stringa che è il valore di parametro coi caratteri alfabetici maiuscoli convertiti in minuscolo.
L'espansione è una stringa che è il valore di parametro quotato in un formato riutilizzabile come input.
L'espansione è una stringa che è il valore di parametro con sequenza di protezione con barra inversa espansa come se fosse il meccanismo di quotatura $'...'.
L'espansione è una stringa che è il risutato dell'espansione del valore di parametro come se fosse una stringa di prompt (si veda più avanti STRINGHE D PROMPT).
L'espansione è una stringa nella forma di istruzione di assegnamento o di comando declare che, se valutato, ricreerà parametro coi suoi attributi e col suo valore.
Produce una versione eventualmente virgolettata del valore di parametro, ma stampa o valori di un array associativo come sequenza di coppie chiave/valore virgolettate (vedere Array più su).
L'espansione è una stringa consistente di valori di flag che rappresentano attirbuti di parametro.
Come la trasformazione K, ma espande chiavi e valori array indicizzati e associativi come parole distinte dopo la separazione delle parole.

Se parametro è @ o *, l'operazione è applicata a ognuno dei parametri posizionali, e l'espansione è la lista risultante. Se parametro è una variabile array con deponente @ o *, l'operazione è applicata a ognuno degli elementi dell'array, e l'espansione è la lista risultante.

Il risultato dell'espansione è soggetto alla suddivisione in parole e all'espansione di percorso come descritto più avanti..

Sostituzione di comando

La sostituzione di comando permette che l'output di un comando rimpiazzi il nome del comando. Vi sono due forme:

$(comando)

o
`comando`

Bash effettua l'espansione eseguendo il comando in un ambiente di subshell e rimpiazzando la sostituzione di comando con lo standard output del comando, con ogni newline finale cancellato. I newline intermedi non vengono cancellati, ma possono essere rimossi durante la suddivisione in parole. La sostituzione di comando $(cat file) può essere sostituita dall'equivalente ma più veloce $(< file).

Quando è usata la forma di sostituzione in vecchio stile con gli apici rovesciati, la barra inversa conserva il suo significato letterale tranne quando è seguita da $, `, o \. Il primo apice rovesciato non preceduto da una barra inversa fa terminare la sostituzione di comando. Quando si usa la forma $(comando), tutti i caratteri tra le parentesi formano il comando; nessuno è considerato speciale.

La sostituzione di comando può essere nidificata. Per nidificare quando si usa la forma con gli apici rovesciati, bisogna far precedere gli apici rovesciati più interni con una barra inversa di protezione.

Se la sostituzione appare tra virgolette, la suddivisione in parole e l'espansione di percorso non sono effettuate sui risultati.

Espansione aritmetica

L'espansione aritmetica permette la valutazione di una espressione aritmetica e la sostituzione del risultato. Il formato per l'espansione aritmetica è:

$((espressione))

Il vecchio comando $[expression] è deprecato e verrà rimosso nelle prossime versioni di bash.

L'espressione è trattata come se fosse tra virgolette, ma le virgolette in espressione non sono trattate in modo speciale e sono rimosse. Tutti i token dell'espressione sono assoggettati a espansione di parametro e di variabile, sostituzione di comando e rimozione dei caratteri di quotatura. Il risultato è trattato come espressione aritmetica da valutare. Le espansioni aritmetiche possono essere nidificate.

Il calcolo è effettuato in accordo con le regole elencate più avanti sotto VALUTAZIONE ARITMETICA. Se espressione non è valida, bash stampa un messaggio che indica l'errore e non viene effettuata alcuna sostituzione.

Sostituzione di processo

La sostituzione di processo consente di far riferimento a un input o a un output di processo usando un nome-file. Essa prende la forma di <(lista) o >(lista). La lista di processi è eseguita in modalità asincrona, e il suo input o output appare come un nome-file. Il nome di questo file è passato come argomento al comando corrente come risultato dell'espansione. Se è usata la forma >(lista), la scrittura sul file fornisce input per la lista. Se è usata la forma <(lista), il file passato come argomento dovrebbe essere letto per ottenere l'output di lista. La sostituzione di processo è supportata su sistemi che supportano le named pipe (FIFO) o il metodo /dev/fd per denominare i file aperti.

Su sistemi che la supportano, la sostituzione di processo è effettuata allo stesso momento dell'espansione di parametro e di variabile, della sostituzione di comando e dell'espansione aritmetica.

Suddivisione in parole

La shell scandisce il risultato dell'espansione di parametro, sostituzione di comando ed espansione aritmetica che non si trovano tra virgolette, per eseguire la suddivisione in parole.

La shell tratta ogni carattere di IFS come un delimitatore, e suddivide in parole i risultati delle altre espansioni usando uno di questi caratteri come delimitatori di campo, Se il valore di IFS non è impostato o il suo valore è esattamente <space><tab><newline>, il valore predefinito, sequenze di <space>, <tab> e <newline> all'inizio e alla fine dei risultati delle precedenti espansioni vengono ignorate, e qualsiasi sequenza di caratteri IFS, che non siano all'inizio o alla fine, servono per delimitare le parole. Se IFS ha un valore diverso da quello predefinito, allora sequenze di caratteri di spaziatura space e tab e newline sono ignorate all'inizio e alla fine della parola, se il carattere di spaziatura è presente nel valore di IFS (un carattere di spaziatura IFS). Qualunque carattere in IFS che non è un carattere di spaziatura IFS, insieme con qualsiasi carattere di spaziatura IFS adiacente, delimita un campo. Una sequenza di caratteri di spaziatura IFS è anche trattata come un delimitatore. Se il valore di IFS è nullo, non avviene alcuna suddivisione in parole.

Argomenti esplicitamente nulli ("" o '') sono conservati e passati ai comandi come stringa vuota. Argomenti non quotati implicitamente nulli, risultanti dall'espansione di parametri con valore nullo, sono rimossi. Se un parametro con valore nullo è espanso fra virgolette, è considerato un argomento nullo ed è conservato e passato a un comando come stringa vuota. Quando un argomento nullo quotato appare come parte di una parola la cui espansione è non-nulla, l'argomento nullo viene rimosso. Cioè, la parola -d'' diventa -d dopo la suddivisione della parola e la rimozione dell'argomento nullo.

È da notare che se non avviene alcuna espansione non viene effettuata alcuna suddivisione.

Espansione di percorso

After word splitting, unless the -f option has been set, bash scans each word for the characters *, ?, and [. If one of these characters appears, and is not quoted, then the word is regarded as a pattern, and replaced with an alphabetically sorted list of filenames matching the pattern (see Pattern Matching below). If no matching filenames are found, and the shell option nullglob is not enabled, the word is left unchanged. If the nullglob option is set, and no matches are found, the word is removed. If the failglob shell option is set, and no matches are found, an error message is printed and the command is not executed. If the shell option nocaseglob is enabled, the match is performed without regard to the case of alphabetic characters. Note that when using range expressions like [a-z] (see below), letters of the other case may be included, depending on the setting of LC_COLLATE. When a pattern is used for pathname expansion, the character “.” at the start of a name or immediately following a slash must be matched explicitly, unless the shell option dotglob is set. In order to match the filenames “.” and “..”, the pattern must begin with “.” (for example, “.?”), even if dotglob is set. If the globskipdots shell option is enabled, the filenames “.” and “..” are never matched, even if the pattern begins with a “.”. When not matching pathnames, the “.” character is not treated specially. When matching a pathname, the slash character must always be matched explicitly by a slash in the pattern, but in other matching contexts it can be matched by a special pattern character as described below under Pattern Matching. See the description of shopt below under SHELL BUILTIN COMMANDS for a description of the nocaseglob, nullglob, globskipdots, failglob, and dotglob shell options.

La variabile di shell GLOBIGNORE può essere usata per restringere la serie di nomi di file che corrispondono a un modello. Se GLOBIGNORE è impostato, ogni nome di file da confrontare che corrisponde anche a uno dei modelli in GLOBIGNORE è rimosso dalla lista dei nomi che corrispondono al modello. Se è impostata l'opzione nocaseglob , il confronto coi modelli in GLOBIGNORE è effettuata senza distinzione tra minuscole e maiuscole. I nomifile “.” e “..” sono sempre ignorati quando GLOBIGNORE è impostato e non nullo. Comunque, impostare GLOBIGNORE a un valore non nullo ha l'effetto di abilitare l'opzione di shell dotglob, così da cercare una corrispondenza con tutti gli altri nomifile che iniziano con un “.”. Per ottenere il comportamento (usato in precedenti versioni) di ignorare i nomifile che iniziano con “.”, si deve fare un modello “.*” in GLOBIGNORE. L'opzione dotglob è disabilitata quando GLOBIGNORE viene annullato. Il modello di ricerca rispetta l'impostazione dell'opzione di shell extglob.

Modelli di ricerca / espressioni regolari

Ogni carattere che appare in un modello (espressione regolare), tranne quelli speciali descritti qui sotto, corrisponde a se stesso. Il carattere NULL non può far parte di un'espressione regolare. Una barra inversa segnala come speciale il carattere che segue; la barra inversa è ignorata durante il confronto. I caratteri speciali del modello devono essere racchiusi tra apici se si vuole che siano considerati così come sono scritti.

I caratteri speciali nelle espressioni regolari hanno i seguenti significati:

*
Corrisponde a qualsiasi stringa, inclusa la stringa nulla. Quando è abilitata l'opzione di shell globstar, e in un contesto di espansione del nome di percorso viene usato *, due * adiacenti usati come unico criterio di ricerca troveranno tutti i file e zero o più directory e sottodirectory. Se seguito da un /, due * adiacenti troveranno solo directory e sottodirectory.
?
Corrisponde a qualsiasi carattere singolo.
[...]
Corrisponde a uno qualsiasi dei caratteri racchiusi fra parentesi quadre. Una coppia di caratteri separati da un segno meno denota un'espressione di intervallo, che individua ogni carattere che si trova tra quei due caratteri, essi stessi inclusi, usando la sequenza di ordinamento della localizzazione corrente. Se il primo carattere che segue il [ è un ! o un ^ allora qualsiasi carattere non specificato è ritenuto corrispondente. L'ordine di ordinamento dei caratteri nell'espressione di intervallo è determinato dalla localizzazione corrente e dai valori delle variabili di shell LC_COLLATE o LC_ALL , se impostate. Per ottenere l'interpretazione tradizionale delle espressioni d'intervallo, dove [a-d] è equivalente a [abcd], impostare il valore della variabile di shell LC_ALL a C, o abilitare l'opzione di shell globasciiranges. Un - può essere specificato includendolo come primo o ultimo carattere nella lista. Una ] può essere specificata includendola come primo carattere nell'insieme.

All'interno di [ e ], possono essere specificate classi di caratteri usando la sintassi [:classe:], dove classe è una delle seguenti classi definite nello standard POSIX:

alnum alpha ascii blank cntrl digit graph lower print punct space upper word xdigit
Una classe di caratteri trova una corrispondenza con qualsiasi carattere appartenente a quella classe. La classe di caratteri word individua lettere, cifre e il carattere _.

All'interno di [ e ] può essere specificata una classe di equivalenza con la sintassi [=c=], che individua tutti i caratteri con lo stesso grado di ordinamento (come definito dalla localizzazione corrente) del carattere c.

All'interno di [ e ] la sintassi [.symbol.] individua il simbolo di ordinamento symbol.

Se l'opzione di shell extglob è abilitata col comando incorporato shopt, vengono riconosciuti diversi operatori estesi per la descrizione di modelli. Nella descrizione seguente, un elenco-modelli è una lista di uno o più modelli separati da una |. Possono essere formati modelli composti usando uno o più dei seguenti sotto-modelli:

?(elenco-modelli)
Individua zero o una occorrenza dei modelli specificati
*(elenco-modelli)
Individua zero o più occorrenze dei modelli specificati
+(elenco-modelli)
Individua una o più occorrenze dei modelli specificati
@(elenco-modelli)
Individua uno dei modelli specificati
!(elenco-modelli)
Individua qualsiasi cosa eccetto uno dei modelli specificati

L'opzione extglob cambia il comportamento del parser poiché le parentesi vengono trattate normalmente come operatori con significato sintattico. Per accertarsi che i modelli per le corrispondenze estese siano correttamente definiti, assicurarsi che extglob sia abilitata prima di effettuare il parse del costrutto che contiene i modelli, ivi incluse le funzioni shell e le sostituzioni di comando.

Durante la corrispondenza con nomi-file, l'opzione di shell dotglob determina l'insieme dei nomi-file che sono controllati: quando dotglob è abilitata, l'insieme dei nomi-file include quelli che iniziano con “.”, ma“.” e “..” devono essere selezionati tramite un modello o sottomodello che inizi per punto; quando è disabilitata

La corrispondenza con modelli estesi complessi su stringhe lunghe è lenta, specialmente quando il modello contiene alternative e le stringhe contengono più corrispondenze. Usare corrispondenze separate su stringhe più corte, o usare array di stringhe anziché una unica stringa lunga, può essere più veloce.

Rimozione dei caratteri di quotatura

Dopo le precedenti espansioni, tutte le occorrenze non quotate dei caratteri \, ' e " non originate da una delle espansioni di cui sopra sono rimosse.

RIDIREZIONE

Prima che un comando sia eseguito, i suoi input e output possono essere ridiretti usando una speciale notazione interpretata dalla shell. La ridirezione permette ai puntatori (handle) ai file del comando di essere duplicati, aperti, chiusi, fatti per riferire file differenti, e può cambiare i file da cui il comando legge o su cui scrive. La ridirezione può anche essere usata per modificare i puntatori ai file nell'ambiente di esecuzione della shell corrente. I seguenti operatori di ridirezione possono precedere o apparire in qualsiasi posizione all'interno di un comando semplice o possono venire dopo un comando. Le ridirezioni sono elaborate nell'ordine in cui compaiono, da sinistra a destra.

Ogni ridirezione che può essere preceduta da un numero di descrittore di file può invece essere preceduta da una parola della forma {nomevar}. In questo caso, per ogni operatore di ridirezione ad eccezione di >&- e <&-, la shell allocherà un descrittore di file maggiore o uguale a 10 e lo assegnerà a nomevar. Se >&- o <&- è preceduto da {nomevar}, il valore di nomevar definisce il descrittore di file da chiudere. Se viene fornito {nomevar}, la ridirezione persiste oltre l'ambito del comando, consentendo al programmatore di shell di gestire da sé il descrittore di file. L'opzione di shell varredir_close gestisce questo comportamento.

Nelle seguenti descrizioni, se il numero di descrittore di file è omesso, e il primo carattere dell'operatore di ridirezione è <, la ridirezione si riferisce allo standard input (descrittore di file 0). Se il primo carattere dell'operatore di ridirezione è >, la ridirezione si riferisce allo standard output (descrittore di file 1).

La parola che segue l'operatore di ridirezione nelle seguenti descrizioni, se non diversamente specificato, è sottoposta a espansione delle parentesi graffe, espansione della tilde, espansione di parametro e di variabile, sostituzione di comando, espansione aritmetica, rimozione dei caratteri di quotatura, espansione dei percorsi e suddivisione in parole. Se si espande a più di una parola bash dà una segnalazione di errore.

È da notare che l'ordine delle ridirezioni è significativo. Per esempio, il comando

ls > dirlist 2>&1

dirige sia lo standard output che lo standard error sul file dirlist, mentre il comando

ls 2>&1 > dirlist

dirige solo lo standard output sul file dirlist, poiché lo standard error è stato duplicato dallo standard output prima che lo standard output fosse ridiretto su dirlist.

Bash manipola parecchi nomi-file specialmente quando sono usati in ridirezioni, come descritto nella tavola seguente. Se il sistema operativo nel quale Bash è in esecuzione fornisce questi file speciali, bash userà quelli; altrimenti li emulerà internamente col comportamento descritto più avanti.

/dev/fd/fd
Se fd è un intero valido, il descrittore di file fd è duplicato.
/dev/stdin
Il descrittore di file 0 è duplicato.
/dev/stdout
Il descrittore di file 1 è duplicato.
/dev/stderr
Il descrittore di file 2 è duplicato.
/dev/tcp/host/porta
Se host è un nome di host valido o un indirizzo Internet, e porta è un numero intero di porta o il nome di un servizio, bash tenta di aprire ilsocket TCP corrispondente.
/dev/udp/host/porta
Se host è un nome di host valido o un indirizzo Internet, e porta è un numero intero di porta o il nome di un servizio, bash tenta di aprire il socket UDP corrispondente.

L'insuccesso nell'aprire o creare un file determina l'insuccesso della ridirezione.

Ridirezioni con descrittori di file maggiori di 9 dovrebbero essere usate con attenzione, poiché possono entrare in conflitto coi descrittori di file usati internamente dalla shell.

Si noti che il comando incorporato e exec può fare ridirezioni che hanno effetto nella shell corrente.

Ridirezione dell'input

La ridirezione dell'input fa sì che il file il cui nome risulta dall'espansione di parola venga aperto in lettura sul descrittore di file n, o come standard input (descrittore di file 0) se n non è specificato.

Il formato generico per ridirigere l'input è:

[n]<parola

Ridirezione dell'output

La ridirezione dell'output fa sì che il file il cui nome risulta dall'espansione di parola venga aperto in scrittura sul descrittore di file n, o come standard output (descrittore di file 1) se n non è specificato. Se il file non esiste viene creato; se esiste viene sovrascritto, come se fosse di dimensione zero.

Il formato generico per ridirigere l'output è:

[n]>parola

Se l'operatore di ridirezione è >, e l'opzione noclobber del comando incorporato set è stata abilitata, la ridirezione non ha successo se il file il cui nome risulta dall'espansione di parola esiste ed è un file regolare. Se l'operatore di ridirezione è >|, o l'operatore di ridirezione è > e l'opzione noclobber del comando incorporato set non è abilitata, la ridirezione è tentata anche se il file denominato da parola esiste.

Accodare l'output ridiretto

La ridirezione dell'output in questo modalità fa sì che il file il cui nome risulta dall'espansione di parola venga aperto per accodare sul descrittore di file n, o sullo standard output (descrittore di file 1) se n non è specificato. Se il file non esiste viene creato.

Il formato generico per accodare l'output è:

[n]>>parola

Ridirezione di standard output e standard error

Con questo costrutto, sia l'uscita dello standard output (descrittore di file 1) che quella dello standard error (descrittore di file 2) sono ridirette sul file il cui nome risulta dall'espansione di parola.

Vi sono due formati per ridirigere lo standard output e lo standard error:

&>parola

e
>&parola

Delle due forme, la prima è quella preferita. Questo è semanticamente equivalente a

>parola 2>&1

Usando la seconda forma, parola potrebbe non espandersi a un numero o a -. Se capita, si applicano altri operatori di ridirezione (vedi Duplicazione dei descrittori di file più avanti) per ragioni di compatibilità.

Accodare Standard Output e Standard Error

Con questo costrutto, sia l'uscita dello standard output (descrittore di file 1) che quella dello standard error (descrittore di file 2) viene accodata al file il cui nome è l'espansione di parola.

Il formato per accodare lo standard output e lo standard error è:

&>>parola

Questo è semanticamente equivalente a

>>parola 2>&1

(si veda Duplicazione dei descrittori di file più avanti).

Here Document

Questo tipo di ridirezione istruisce la shell a leggere l'input dall'input corrente, finché non venga incontrata una riga contenente solo delimitatore (senza alcun carattere blank dopo la parola stessa). Tutte le righe lette fino a quel punto sono quindi usate come standard input (o descrittore di file n se è specificato n) per un comando.

Il formato degli here-document è il seguente:

[n]<<[-]word

here-document delimitatore

Nessuna espansione di parametro e di variabile, sostituzione di comando, espansione aritmetica o espansione di percorso è effettuata su parola. Se una qualsiasi parte di parola è quotata, il delimitatore è il risultato della rimozione dei caratteri di quotatura da parola, e le righe nel here-document non vengono espanse. Se parola non è quotata, tutte le righe del here-document sono soggette a espansione di parametro, sostituzione di comando ed espansione aritmetica, la sequenza \<newline> è ignorata, e \ deve essere usata per quotare i caratteri \, $ e `.

e l'operatore di ridirezione è <<-, tutti i caratteri di tabulazione a inizio riga sono eliminati dalle righe in input e dalla riga che contiene delimitatore. Questo permette che un here-document dentro uno script di shell possa essere indentato in maniera naturale.

Here String

Una variante degli here document, il formato è:

[n]<<<parola

La parola è sottoposta a espansione della tilde, espansione di parametro e di variabile, sostituzione di comando, espansione aritmetica e rimozione dei caratteri di quotatura. L'espanisone di percorso e la suddivisione in parole non vengono effettuate. Il risultato è dato come una stringa singola, con un newline finale, al comando sul suo standard input (o sul descrittore di file n se viene specificato n.

Duplicazione dei descrittori di file

L'operatore di ridirezione

[n]<&parola

è usato per duplicare descrittori di file di input. Se parola si espande in una o più cifre, il descrittore di file indicato da n è fatto diventare una copia di quel descrittore di file. Se le cifre in parola non specificano un descrittore di file aperto per l'input, si verifica un errore di ridirezione. Se parola risulta essere, dopo l'espansione, -, il descrittore di file n viene chiuso. Se n non è specificato, è usato lo standard input (descrittore di file 0).

L'operatore

[n]>&parola

è usato in modo analogo per duplicare i descrittori di file di output. Se n non è specificato, è usato lo standard output (descrittore di file 1). Se le cifre in parola non specificano un descrittore di file aperto in output, si verifica un errore di ridirezione. Se parola risulta essere, dopo l'espansione, -, il descrittore di file file n viene chiuso.Come caso speciale, se n è omesso, e parola non si espande in una o più cifre o in -, lo standard output e lo standard error sono ridiretti come descritto in precedenza.

Muovere i descrittori di file

L'operatore di ridirezione

[n]<&cifra-

muove il descrittore di file cifra al descrittore di file n, o allo standard input (descrittore di file 0) se n non è specificato. cifra è chiuso dopo essere stato duplicato in n.

Analogamente l'operatore di ridirezione

[n]>&cifra-

muove il descrittore di file cifra al descrittore di file n, o allo standard output (descrittore di file 1) se n non è specificato.

Apertura di descrittori di file per lettura e scrittura

L'operatore di ridirezione

[n]<>parola

fa sì che il file il cui nome è l'espansione di parola venga aperto sia in lettura che in scrittura sul descrittore di file n, o sul descrittore di file 0 se n non è specificato. Se il file non esiste, viene creato.

ALIAS

Gli alias consentono di sostituire una stringa con una parola se usata come prima parola di un comando semplice. La shell mantiene una lista di alias che possono essere impostati e rimossi con i comandi incorporati alias e unalias (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti). La prima parola di ogni comando, se non quotata, viene controllata per vedere se a essa è associato un alias. Se è questo il caso, la parola è sostituita dal valore dell'alias. I caratteri /, $, ` e =, e ognuno dei metacaratteri della shell o i caratteri di quotatura elencati sopra non possono apparire in un nome di alias. Il testo da sostituire può contenere qualunque input valido per la shell, inclusi i metacaratteri della shell. La prima parola del testo così sostituito è controllata per vedere se contiene alias, ma una parola che coincide con l'alias che si sta espandendo non viene espansa una seconda volta. Questo significa che si può far interpretare ls come ls -F, per esempio, e bash non tenta di espandere ulteriormente il testo così sostituito Se l'ultimo carattere del valore di un alias è un blank, allora la successiva parola di comando che segue l'alias è pure controllata per l'espansione di alias.

Gli alias sono creati ed elencati con il comando alias e rimossi con il comando unalias.

Non vi è alcun meccanismo per usare argomenti nel testo da sostituire. Se servono degli argomenti, si dovrà usare una funzione di shell (si veda FUNZIONI più avanti).

Gli alias non sono espansi quando la shell non è interattiva, a meno che l'opzione di shell expand_aliases non sia impostata mediante shopt (si veda la descrizione di shopt sotto COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti).

Le regole che riguardano la definizione e l'uso degli alias possono facilmente generare confusione. Bash legge sempre almeno una riga completa di input, e tutte le righe che costituiscono un comando composto, prima di eseguire qualsiasi comando di quella riga o il comanod composto. Gli alias sono espansi quando un comando è letto, non quando è eseguito. Perciò, una definizione di alias che appaia sulla stessa riga che contiene già un altro comando non ha effetto fino a che non è stata letta la successiva riga di input. I comandi che seguono la definizione di un alias su una data riga non sono influenzati da un nuovo alias. Questo comportamento è un problema anche quando sono eseguite delle funzioni. Gli alias sono espansi quando viene letta una definizione di funzione, non quando la funzione è eseguita, poiché una definizione di funzione è essa stessa un comando. Come conseguenza, gli alias definiti in una funzione sono disponibili solo dopo che quella funzione è eseguita. Per maggior sicurezza, conviene porre sempre le definizioni di alias su una riga separata e non usare alias in comandi composti.

Quasi a tutti gli effetti, le finalità per cui sono usati gli alias possono essere raggiunte usando invece funzioni di shell.

FUNZIONI

Una funzione di shell, definita come descritto prima in GRAMMATICA DELLA SHELL, immagazzina una serie di comandi per una futura esecuzione. Quando il nome di una funzione di shell è usato come un nome di comando semplice, la lista di comandi associati con quel nome di funzione viene eseguita. Le funzioni sono eseguite nel contesto della shell corrente; nessun nuovo processo è creato per interpretarle (a differenza di quanto avviene eseguendo uno script di shell). Quando una funzione è eseguita, gli argomenti passati alla funzione costituiscono i parametri posizionali della funzione stessa. Il parametro speciale # viene aggiornato per riflettere il cambiamento. Il parametro speciale 0 rimane inalterato. Il primo elemento della variabile FUNCNAME è impostato al nome della funzione durante l'esecuzione della funzione.

Tutti gli altri aspetti dell'ambiente di esecuzione della shell sono identici tra una funzione e il suo chiamante con queste eccezioni: la gestione dei segnali DEBUG e RETURN (si veda la descrizione del comando incorporato trap sotto COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti), i quali non sono ereditati a meno che alla funzione sia stato dato l'attributo trace (si veda la descrizione del comando incorporato declare più avanti) o l'opzione di shell -o functrace sia stata abilitata per mezzo del comando incorporato set (nel qual caso tutte le funzioni ereditano la gestione dei segnali DEBUG e RETURN) e la gestione del segnale ERR non viene ereditata a meno che l'opzione di shell -o errtrace sia stata abilitata.

Variabili locali alla funzione possono essere dichiarate con il comando incorporato local (variabili locali). Di solito, le variabili e i loro valori sono condivise tra la funzione e il suo chiamante. Se una variabile è dichiarata local, l'ambito visibile della variabile è ristretto a quella funzione e ai suoi figli (comprese le funzioni che chiama).

Nella descrizione che segue, il ambito corrente è la funzione attualmente eseguita. Gli ambiti precedenti sono quelli del chiamante della funzione e così via fino all'ambito «globale» dove la shell non sta eseguendo nessuna funzione. Di conseguenza, una variabile locale nell'ambito corrente è una variabile dichiarata usando i comandi incorporati local o declare nella funzione attualmente in esecuzione.

Le variabili locali oscurano le variabili con lo stesso nome dichiarate negli ambiti precedenti. Per esempio, una variabile locale dichiarata in una funzione nasconde una variabile globale con lo stesso nome; i riferimenti e gli assegnamenti fanno riferimento alla variabile locale, lasciando la variabile globale non modificata. Quando la funzione restituisce un risultato, la variabile globale è nuovamente visibile.

La shell usa l'ambiente dinamico per controllare la visibilità delle variabili nelle funzioni. Nell'ambiente dinamico le variabili visibili e i loro valori sono il risultato di sequenze di invocazioni di funzioni che hanno causato l'esecuzione della funzione attuale. Il valore della variabile che una funzione vede dipende dal suo valore nel chiamante, se presente, che sia o meno l'ambiente globale o quello di un'altra funzione. Questo è anche il valore che una dichiarazione di variabile locale oscura, e il valore che viene ripristinato quando la funzione ritorna.

Per esempio, se una variabile locale var è dichiarata come locale in una funzione func1, e func1 chiama un'altra funzione func2, i riferimenti a var fatti dall'interno di func2 si risolveranno nella variabile locale definita in func1, oscurando qualsiasi variabile globale denominata var.

Il comando incorporato unset agisce secondo lo stesso ambiente dinamico: se una variabile è locale all'ambiente corrente, unset l'annullerà; altrimenti di riferirà alla variabile in uno degli ambienti chiamanti come descritto sopra. Se una variabile nell'ambiente corrente è annullata, rimarrà così (cioè annullata) finché non viene ripristinata nello stesso ambiente o fino al ritorno della funzione. Una volta che la funzione ritorna, qualsiasi eventuale istanza di variabile dell'ambiente precedente tornerà ad essere visibile. Se l'annullamento agisce su una variabile di un ambiente precedente, verrà nuovamente resa visibile una qualsiasi variabile che era stata oscurata (si veda oltre come l'opzione di shell localvar_unset influenza questo comportamento).

La variabile FUNCNEST, se impostata a un valore numerico maggiore di 0, definisce un livello massimo di nidificazione. Le invocazioni di funzione eccedenti tale limite provocano l'interruzione dell'intero comando.

Se il comando incorporato return è eseguito in una funzione, la funzione termina e l'esecuzione riprende con il comando che viene subito dopo la chiamata di funzione. Qualsiasi comando associato con la gestione del segnale RETURN viene eseguito prima di riprendere l'esecuzione. Quando una funzione termina i valori dei parametri posizionali e il parametro speciale # sono ripristinati ai valori che avevano prima dell'esecuzione della funzione.

I nomi delle funzioni e le definizioni possono essere elencati con l'opzione -f dei comandi incorporati declare o typeset. L'opzione -F di declare o typeset elenca solo i nomi di funzione (e opzionalmente il file d'origine e il numero di riga, se l'opzione di shell extdebug è abilitata). Le funzioni possono essere esportate, in modo che le shell figlie (quelle create eseguendo ulteriori invocazioni di shell) le trovino automaticamente già definite con l'opzione -f del comando incorporato export. Una definizione di funzione può essere cancellata usando l'opzione -f del comando incorporato unset.

Le funzioni possono essere ricorsive. La variabile FUNCNEST può essere usata per limitare la profondità dello stack della chiamata di funzione e restringere il numero di invocazioni della funzione. Come impostazione predefinita, nessun limite è posto sul numero di chiamate ricorsive.

VALUTAZIONE ARITMETICA

La shell permette di calcolare espressioni aritmetiche, sotto certe circostanze (si veda i comandi incorporati let e declare, il comando composto (( e Espansione aritmetica). Il calcolo viene fatta usando interi a larghezza fissa, senza controllo di supero della capacità, sebbene la divisione per 0 sia intercettata e segnalata come errore. Gli operatori e la loro precedenza, associatività e valori, sono gli stessi del linguaggio C. La seguente lista di operatori è raggruppata per operatori di uguale livello di precedenza. I livelli sono elencati in ordine di precedenza decrescente.

post-incremento e post-decremento di una variabile
- +
meno e più unari
++id --id
pre-incremento e pre-decremento di una variabile
! ~
negazione logica e "bit a bit"
**
elevamento a potenza
* / %
moltiplicazione, divisione, modulo
+ -
addizione, sottrazione
<< >>
scorrimento "bit a bit" a sinistra e a destra
<= >= < >
confronto
== !=
uguaglianza e differenza
&
AND "bit a bit"
^
OR esclusivo "bit a bit"
|
OR "bit a bit"
&&
AND logico
||
OR logico
operatore condizionale
= *= /= %= += -= <<= >>= &= ^= |=
assegnamento
virgola

Le variabili di shell possono essere usate come operandi; l'espansione di parametro è effettuata prima della valutazione dell'espressione. All'interno di un'espressione, le variabili di shell possono essere referenziate anche per nome senza bisogno di usare la sintassi di espansione di parametro. Una variabile di shell nulla o rimossa ha valore 0 se referenziata per nome senza l'uso della sintassi di espansione di parametro. Il valore di una variabile è valutato come un'espressione aritmetica quando è referenziata, o quando a una variabile a cui è stato dato l'attributo integer con declare -i è stato assegnato un valore. Un valore nullo viene considerato come 0. Non c'è bisogno di dichiarare come intera una variabile di shell per poterla usare in un'espressione.

Le costanti intere seguono la definizione del linguaggio C, senza suffissi o o costanti di tipo carattere. Le costanti che iniziano per 0 sono interpretate come numeri ottali. Uno 0x o 0X iniziale si usa per indicare numeri esadecimali. Altrimenti, i numeri prendono la forma [base#]n, dove l'opzionale base è un numero decimale tra 2 e 64 che definisce la base aritmetica, e n è un numero espresso in quella base. Se base# è omessa, è usata la base 10. Quando si specifica n, se è richesto un carattere che non sia una cifra, le cifre maggiori di 9 sono rappresentate dalle lettere minuscole, dalle lettere maiuscole, e da @ e _, in quest'ordine. Se la base è minore o uguale a 36, le lettere minuscole e maiuscole possono essere usate indifferentemente per rappresentare numeri compresi tra 10 e 35.

Gli operatori sono valutati in ordine di precedenza. Le subespressioni tra parentesi sono valutate prima e possono prevalere sulle regole di precedenza di cui sopra.

ESPRESSIONI CONDIZIONALI

Le espressioni condizionali sono usate dal comando composto [[ e dai comandi incorporati test e [ per verificare attributi di file ed effettuare comparazioni aritmetiche e fra stringhe. I comandi test e [ determinano il loro comportamento basato sul numero d argomenti; si veda la descrizione di questi comandi per ogni altra azione specifica del comando.

Le espressioni sono formate dalle seguenti primitive unarie o binarie. Bash manipola parecchi nomi-file specialmente quando sono usati in espressioni. Se il sistema operativo nel quale Bash è in esecuzione fornisce questi file speciali, bash userà quelli; altrimenti li emulerà internamente con questo comportamento: se qualsiasi argomento di file di una delle primitive è della forma /dev/fd/n, il descrittore di file n viene controllato. Se l'argomento di file di una delle primitive è uno tra /dev/stdin, /dev/stdout o /dev/stderr, il descrittore di file 0, 1 o 2, rispettivamente, viene controllato.

Se non diversamente specificato, le primitive che operano su file utilizzano eventuali collegamenti simbolici e operano sul file puntato dal collegamento simbolico, invece che sul collegamento simbolico stesso.

Quando vengono usati con [[, gli operatori < e > ordinano lessicograficamente usando la localizzazione corrente. Il comando test usa l'ordinamento ASCII.

Vero se file esiste.
Vero se file esiste ed è un file speciale a blocchi.
Vero se file esiste ed è un file speciale a caratteri.
Vero se file esiste ed è una directory.
Vero se file esiste.
Vero se file esiste ed è un file normale.
Vero se file esiste ed è impostato il suo bit set-group-id.
Vero se file esiste ed è un collegamento simbolico.
Vero se file ha il suo “sticky” bit impostato.
Vero se file esiste ed è una named pipe (FIFO).
Vero se file esiste ed è leggibile.
Vero se file esiste ed è di dimensione maggiore di zero byte.
Vero se il descrittore di file fd è aperto e si tratta di un terminale.
Vero se file esiste ed è impostato il suo bit set-user-id.
Vero se file esiste ed è scrivibile.
Vero se file esiste ed è eseguibile.
Vero se file esiste ed è di proprietà del gruppo effettivo dell'utente.
Vero se file esiste ed è un collegamento simbolico.
Vero se file esiste ed è stato modificato dall'ultima volta che è stato letto.
Vero se file esiste ed è di proprietà dell'id utente effettivo.
Vero se file esiste ed è un socket.
Vero se file1 e file2 fanno riferimento allo stesso dispositivo e agli stessi numeri di inode.
Vero se file1 è più recente (come data di modifica) di file2 o se file1 esiste e file2 no.
Vero se file1 è più vecchio di file2, o se file2 esiste e file1 no.
Vero se l'opzione di shell optname è abilitata. Si veda l'elenco delle opzioni sotto la descrizione dell'opzione -o al comando incorporato set più avanti.
Vero se la variabile di shell varname è impostata (le è stato assegnato un valore).
Vero se la variabile di shell varname è impostata (le è stato assegnato un valore) ed è un riferimento a un nome.
Vero se la lunghezza di stringa è zero.
Vero se la lunghezza di stringa è diversa da zero.
Vero se le stringhe sono uguali. Col comando test dovrebbe essere usato = per conformità con lo standard POSIX. Quando è usato col comando [[, effettua la ricerca di corrispondenze come descritto precedentemente (Comandi composti).
Vero se le stringhe non sono uguali.
Vero se, lessicograficamente, stringa1 precede come ordine stringa2.
Vero se, lessicograficamente, stringa1 segue come ordine stringa2.
OP è uno tra -eq, -ne, -lt, -le, -gt o -ge. Questi operatori aritmetici binari risultano veri se arg1 è, rispettivamente, uguale, non uguale, minore, minore o uguale, maggiore, o maggiore o uguale ad arg2. Arg1 e arg2 possono essere numeri interi positivi o negativi. Quando è usato col comando [[, Arg1 e Arg2 sono valutati come espressioni aritmetiche (vedi VALUTAZIONE ARITMETICA sopra).

ESPANSIONE DI COMANDO SEMPLICE

Quando viene eseguito un comando semplice la shell effettua le seguenti espansioni, assegnamenti e ridirezioni, da sinistra a destra, nel seguente ordine.

1.
Le parole che l'analizzatore ha individuato essere assegnamenti di variabile (quelle che precedono il nome di comando) oppure ridirezioni vengono messe da parte per un'elaborazione successiva.
2.
Le parole che non sono assegnamenti di variabile o ridirezioni sono espanse. Se è presente qualche parola dopo l'espansione, la prima parola è considerata essere il nome del comando e le rimanenti parole come argomenti dello stesso.
3.
Le ridirezioni sono effettuate come descritte prima sotto RIDIREZIONE.
4.
Il testo dopo = in ogni assegnamento di variabile è sottoposto a espansione della tilde, sostituzione di comando, espansione aritmetica e rimozione dei caratteri di quotatura prima di venir assegnato alla variabile.

Se non risulta nessun nome di comando, gli assegnamenti di variabile influenzano l'ambiente di shell corrente. In questo caso (un comando che consista di assegnamenti e ridirezioni) gli assegnamenti sono effettuati prima delle ridirezioni. Altrimenti, le variabili sono aggiunte all'ambiente del comando eseguito senza influenzare l'ambiente di shell corrente. Se uno qualsiasi degli assegnamenti tenta di assegnare un valore a una variabile in sola lettura, si verifica un errore e il comando è terminato con uno stato diverso da zero.

Se non risulta nessun nome di comando le ridirezioni sono effettuate ma senza influenzare l'ambiente di shell corrente. Se si verifica un errore di ridirezione il comando è terminato con uno stato diverso da zero.

Se è rimasto un nome di comando dopo l'espansione, l'esecuzione procede come descritto sotto. Altrimenti, il comando esce. Se una delle espansioni conteneva una sostituzione di comando lo stato di uscita del comando è lo stato d'uscita dell'ultima sostituzione di comando eseguita. Se non ci sono state sostituzioni di comando il comando esce con uno stato d'uscita di zero.

ESECUZIONE DI UN COMANDO

Dopo che un comando è stato suddiviso in parole, se esso risulta essere un comando semplice e di una lista opzionale di argomenti, sono eseguite le seguenti azioni.

Se il nome del comando non contiene barra [/], la shell tenta di localizzarla. Se esiste una funzione di shell con quel nome, viene invocata quella funzione, come descritto prima in FUNZIONI. Se il nome non corrisponde a una funzione, la shell lo cerca nella lista dei comandi incorporati della shell. Se ne viene trovato uno corrispondente, viene invocato quel comando incorporato.

Se il nome non è né una funzione di shell né un comando incorporato, e non contiene alcuna barra [/], bash cerca tra gli elementi della variabile PATH una directory che contenga un file eseguibile con quel nome. Bash usa una tabella hash [indicizzata] per ricordare i percorsi completi dei file eseguibili (si veda hash sotto COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti). Una ricerca completa nelle directory in PATH è effettuata solo se il comando non viene trovato nella tabella hash. Se la ricerca non ha successo, la shell cerca una funzione di shell, già definita, chiamata command_not_found_handle. Se questa funzione esiste, viene invocata in un ambiente di esecuzione separato col comando originale e gli argomenti di quest'ultimo come suoi argomenti, e lo stato d'uscita della funzione diventa lo stato d'uscita di quella subshell. Se quella funzione non è definita, la shell stampa un messaggio di errore e ritorna uno stato d'uscita di 127.

Se la ricerca ha successo, o se il nome del comando contiene uno o più barre [/], la shell esegue il programma indicato in un ambiente di esecuzione separato. L'argomento 0 è impostato al nome specificato, e i rimanenti argomenti del comando sono impostati agli argomenti specificati, se presenti.

Se quest'esecuzione non ha successo perché il file non è in formato eseguibile e il file non è una directory, si suppone che sia uno script di shell, cioè un file che contiene comandi di shell, e viene generata una nuova shell per eseguirlo. Questa subshell reinizializza se stessa, così che l'effetto è come se fosse stata invocata una nuova shell per gestire lo script, con la differenza che la lista delle posizioni dei comandi ricordati dalla shell genitore (si veda hash più avanti sotto COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL) sono disponibili anche alla shell figlia.

Se il programma è un file che inizia con #!, il resto della prima riga del file stesso specifica un interprete da invocare. La shell esegue l'interprete specificato su sistemi operativi che non gestiscono questo formato eseguibile essi stessi. Gli argomenti per l'interprete consistono di un singolo argomento opzionale che segue il nome dell'interprete sulla prima riga del programma, seguito dal nome del programma, seguito dagli argomenti forniti al comando, se ve ne sono.

AMBIENTE DI ESECUZIONE DEL COMANDO

La shell ha un ambiente di esecuzione, costituito da:

  • file aperti ereditati dalla shell all'invocazione, come modificati dalle ridirezioni fornite al comando incorporato exec
  • la corrente directory di lavoro come impostata da cd, pushd o popd, o ereditata dalla shell all'invocazione
  • la maschera del modo di creazione dei file come impostata da umask o ereditata dalla shell genitrice
  • i segnali da intercettare impostati da trap
  • parametri di shell che sono stati impostati da un assegnamento di variabile o con set, o ereditati dalla shell genitrice nell'ambiente
  • funzioni di shell definite durante l'esecuzione o ereditate dalla shell genitrice nell'ambiente
  • opzioni abilitate all'invocazione (sia in modo predefinito che con argomenti da riga di comando) o da set
  • opzioni abilitate da shopt
  • alias di shell definiti da alias
  • vari ID di processo, inclusi quelli dei job in background, il valore di $$ e il valore di PPID

Quando un comando semplice, diverso da una funzione incorporata o da una funzione di shell, dev'essere eseguito, viene invocato in un ambiente di esecuzione separato che comprende tutto quello che viene illustrato qui di seguito. Se non altrimenti notato, i valori sono ereditati dalla shell.

  • i file aperti della shell, più qualsiasi modificazione e aggiunta specificata dalle ridirezioni al comando
  • la directory di lavoro corrente
  • la maschera del modo di creazione dei file
  • variabili di shell e funzioni dichiarate esportabili, insieme alle variabili esportate per il comando, passate nell'ambiente
  • i segnali da intercettare come da comando trap dalla shell sono riportati ai valori ereditati dalla shell genitrice, e i segnali ignorati dalla shell vengono ignorati

Un comando invocato in quest'ambiente separato non può influenzare l'ambiente di esecuzione della shell [genitrice].

Una subshell è una copia del processo shell.

Sostituzione di comando, comandi raggruppati fra parentesi e comandi asincroni sono invocati in un ambiente di subshell che è un duplicato dell'ambiente di shell, con l'eccezione che i segnali intercettati dalla shell sono riportati ai valori che la shell eredita dalla shell genitrice all'invocazione. I comandi incorporati che sono invocati come parte di una pipeline sono anch'essi eseguiti in un ambiente di subshell. Modifiche fatte all'ambiente di subshell non possono influenzare l'ambiente di esecuzione della shell [genitrice].

Le subshell create per eseguire sostituzioni di comando ereditano il valore dell'opzione -e dalla shell genitrice. Quando non è in modalità posix, bash toglie l'opzione -e in tali subshell.

Se un comando è invocato da un & e il job-control non è attivo, lo standard input predefinito per il comando è il file vuoto /dev/null. Altrimenti il comando invocato eredita i descrittori di file della shell chiamante come modificati dalle ridirezioni.

AMBIENTE

Quando viene invocato un programma gli viene dato un array di stringhe chiamato insieme delle variabili di ambiente. Questa è una lista di coppie nome-valore, della forma nome=valore.

La shell consente di manipolare l'ambiente in molti modi. All'invocazione, la shell esamina il suo ambiente e crea un parametro per ogni nome trovato, marcandolo automaticamente per essere esportato ai processi figli. I comandi eseguiti ereditano l'ambiente. I comandi export e declare -x permettono di aggiungere o togliere dall'ambiente parametri e funzioni. Se il valore di un parametro d'ambiente viene modificato, il nuovo valore diventa parte dell'ambiente, sostituendo il valore precedente. L'ambiente ereditato da qualsiasi comando eseguito è costituito dall'ambiente iniziale della shell, i cui valori possono essere modificati nella shell, diminuiti di ogni coppia rimossa dal comando unset, e aumentati da ogni aggiunta attraverso i comandi export e declare -x.

L'ambiente per qualsiasi comando semplice o funzione può essere ampliato temporaneamente premettendo degli assegnamenti di parametro al comando stesso, come descritto prima in PARAMETRI. Queste istruzioni di assegnamento influenzano solo l'ambiente utilizzato da quel comando.

Se è impostata l'opzione -k (si veda il comando incorporato set più avanti), tutti gli assegnamenti di parametro sono resi disponibili nell'ambiente del comando, non solo quelli che precedono il nome del comando.

Quando bash invoca un comando esterno, la variabile _ viene impostata al nome completo del percorso del comando, e passato a quel comando nel suo ambiente.

STATO DI USCITA

Lo stato d'uscita di un comando eseguito è il valore ritornato dalla chiamata di sistema waitpid o da una funzione equivalente. Gli stati d'uscita ricadono nell'intervallo fra 0 e 255 anche se, come spiegato più avanti, la shell può usare valori superiori a 125 in casi particolari. Anche gli stati d'uscita dei comandi incorporati della shell e dei comandi composti sono circoscritti in questo intervallo. In casi particolari la shell usa valori speciali per indicare specifiche situazioni di insuccesso.

Ai fini della shell, un comando che termina con uno stato d'uscita zero ha avuto successo. Uno stato d'uscita pari a zero indica successo. Uno stato d'uscita diverso da zero indica errore. Quando un comando termina su un segnale fatale N, bash usa il valore di 128+N come stato d'uscita.

Se un comando non viene trovato, il processo figlio creato per eseguirlo ritorna uno stato pari a 127. Se un comando viene trovato ma non è eseguibile lo stato di ritorno è 126.

Se un comando non ha successo a causa di un errore durante l'espansione o la ridirezione, lo stato d'uscita è maggiore di zero.

I comandi incorporati della shell restituiscono uno stato di 0 (vero) in caso di successo, e diverso da zero (falso) in caso di errore durante l'esecuzione. Tutti i comandi incorporati restituiscono uno stato d'uscita di 2 per indicare l'uso scorretto,, generalmento opzioni non valide o argomenti mancanti.

Lo stato di uscita dell'ultimo comando è disponibile nel parametro speciale $?.

Bash stessa ritorna lo stato d'uscita dell'ultimo comando eseguito, a meno che non avvenga un errore di sintassi, nel qual caso essa esce con un valore diverso da zero. Si veda anche il comando incorporato exit più avanti.

SEGNALI

Quando bash è interattiva, in assenza di ogni segnale da intercettare col comando trap, ignora SIGTERM (così che kill 0 non uccide una shell interattiva), e SIGINT viene intercettato e gestito (così che il comando incorporato wait è interrompibile). In tutti i casi, bash ignora SIGQUIT. Se si usa il job-control, bash ignora SIGTTIN, SIGTTOU e SIGTSTP.

I comandi non incorporati invocati da bash hanno i gestori di segnali impostati sui valori ereditati dalla shell dalla sua genitrice. Quando non si usa il job-control, i comandi asincroni ignorano SIGINT e SIGQUIT. in aggiunta a questi gestori ereditati. I comandi eseguiti come risultato di una sostituzione di comando ignorano i segnali di job-control generati da tastiera SIGTTIN, SIGTTOU e SIGTSTP.

Come comportamento predefinito, la shell esce al ricevimento di un SIGHUP. Prima di uscire, una shell interattiva ri-invia un segnale SIGHUP a tutti i job (richiesti tramite job-control), in esecuzione o sospesi. Ai job sospesi viene inviato un segnale SIGCONT per essere sicuri che ricevano il segnale SIGHUP. Per prevenire l'invio del segnale da parte della shell a un particolare job, quest'ultimo dovrebbe essere rimosso dalla tabella dei job col comando incorporato disown (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti) o contrassegnato per non ricevere SIGHUP usando disown -h.

Se l'opzione di shell huponexit è stata impostata con shopt, bash invia un segnale SIGHUP a tutti i job quando una shell di login interattiva esce.

Se bash è in attesa che un comando finisca e riceve un segnale per il quale è stato impostata un'intercettazione di segnale, il comando relativo alla gestione del segnale viene eseguito solo al termine del comando. Quando bash è in attesa della fine di un comando asincrono attraverso il comando incorporato wait, la ricezione di un segnale per il quale un'intercettazione di segnale è stata impostata fa sì che il comando incorporato wait termini immediatamente con uno stato d'uscita maggiore di 128, e immediatamente dopo viene innescata la gestione del segnale intercettato.

Quando il controllo dei job non è abilitato e bash è in attesa che il comando attivo termini, la shell riceve i segnali controllati dalla tastiera come SIGINT (normalmente generato da ^C) che gli utenti normalmente vogliono inviare al comando. Questo succede perché la shell e il comando sono nello stesso gruppo di processi del terminale, e ^C invia SIGINT a tutti i processi del gruppo di processi.

Quando bash è eseguita con il controllo dei job non abilitato e riceve SIGINT mentre attende che il processo corrente termini, continua ad attendere che il comando termini e poi decide come reagire a SIGINT:

1.
Se il comando termina a causa di SIGINT, bash deduce che l'utente volesse terminare l'esecuzione dell'intero script e reagisce a SIGINT (cioè, esegue le trap di SIGINT esce essa stessa);
2.
Se il comando termina a seguito del SIGINT, allora il programma gestisce SIGINT in autonomia senza trattarlo come segnale fatale. In questo caso neppure bash tratta SIGINT come segnale fatale, ma assume che SIGINT sia stato usato come parte di una normale operazione del programma (p.es., emacs lo usa per interrompere l'immissione di un comando) oppure sia stato deliberatamente ignorato. In ogni caso bash eseguirà tutti i comandi trap definiti per SIGINT, così come fa per qualsiasi altro segnale gestito da trap mentre è in attesa che il comando in esecuzione termini, per compatibilità.

JOB-CONTROL

Il termine job-control si riferisce alla capacità di fermare (sospendere) selettivamente l'esecuzione di processi e continuare (riprendere) la loro esecuzione in seguito. Tipicamente, un utente utilizza questa possibilità attraverso un'interfaccia interattiva costituita congiuntamente dal driver del terminale del kernel del sistema operativo e da bash.

La shell associa un job a ogni pipeline. Essa mantiene una tabella dei job correntemente in esecuzione, che può essere visualizzata con il comando jobs. Quando bash avvia un job in modo asincrono (in background), stampa una riga tipo:

[1] 25647

che indica che questo job è il job numero 1 e che l'ID di processo dell'ultimo processo nella pipeline associata a questo job è 25647. Tutti i processi in una singola pipeline fanno parte dello stesso job. Bash usa l'astrazione job come base per il job-control.

Per facilitare l'implementazione dell'interfaccia utente per il job-control, il sistema mantiene la nozione di ID del gruppo di processi del terminale corrente. I membri di questo gruppo di processo (processi il cui ID del gruppo di processo è uguale all'ID del gruppo di processo del terminale corrente) ricevono segnali generati da tastiera, come SIGINT. Si dice che questi processi sono in primo piano (foreground - oppure sincroni). I processi in background (sullo sfondo - oppure asincroni) sono quelli il cui ID del gruppo di processo differisce da quello del terminale; tali processi sono immuni dai segnali generati da tastiera. Solo ai processi in primo piano è permesso di leggere o, se l'utente l'ha specificato con stty tostop, scrivere sul terminale. Ai processi nascosti che tentano di leggere dal terminale (o scriverci sopra quando stty tostop è in azione) è inviato un segnale SIGTTIN (SIGTTOU) dal driver del terminale del kernel, che, se non intercettato, sospende il processo.

Se il sistema operativo sul quale bash è in esecuzione supporta il job-control, bash è in grado di utilizzarlo. Battere il carattere di sospensione (tipicamente ^Z, Control-Z) mentre un processo è in esecuzione, provoca la sospensione di quel processo e restituisce il controllo a bash. Battere il carattere di sospensione ritardata (tipicamente ^Y, Control-Y) provoca la sospensione del processo quando questo tenta di leggere input dal terminale, e la restituzione del controllo a bash. Si può poi cambiare lo stato di questo job, usando il comando bg per continuarlo in background, il comando fg per riportarlo in primo piano, o il comando kill per farlo terminare. Un ^Z ha effetto immediatamente, e ha l'effetto collaterale di causare la perdita dell'output in sospeso e del "type ahead" (caratteri immessi a terminale ma non ancora passati al programma).

Vi sono diversi modi per riferirsi a un job nella shell. Il carattere % designa una specifica di job (jobspec). Un job con numero n può essere indicato come %n. Un job può anche essere indicato usando un prefisso del nome usato per avviarlo, o usando una sottostringa che appare nella sua riga di comando. Per esempio, %ce si riferisce a un job sospeso il cui nome di comando inizia con ce. Se un prefisso corrisponde a più di un job, bash restituisce un messaggio di errore. L'uso di %?ce, d'altra parte, indica qualsiasi job che contiene la stringa ce nella sua riga di comando. Se la sottostringa corrisponde a più di un job, bash restituisce un messaggio di errore. I simboli %% e %+ si riferiscono alla nozione della shell del job corrente, ossia l'ultimo job sospeso mentre era in primo piano o avviato in background. Il job precedente può essere referenziato usando %-. Se c'è un solo job, %+ e %- possono essere usati entrambi per far riferimento a quel job. Nell'output che riguarda i job (per esempio, l'output del comando jobs), il job corrente è sempre segnalato con un +, ed il job precedente con un -. Un singolo % (senza alcuna specificazione associata) è pure un modo per designare il job corrente.

La semplice menzione di un job può essere usata per riportarlo in primo piano: %1 è un sinonimo per “fg %1”, che porta il job 1 dal background al foreground (in primo piano). Nello stesso modo, “%1 &” riprende l'esecuzione del job 1 in background, ossia equivale a “bg %1”.

La shell viene notificata immediatamente ogni volta che un job cambia stato. Normalmente, bash aspetta finché non deve stampare un prompt prima di informare dei cambiamenti nello stato di un job, in modo da non interrompere alcun altro output. Se l'opzione -b del comando incorporato set è impostata, bash riporta tali cambiamenti immediatamente. Delle eventuali istruzioni di intercettazione del segnale SIGCHLD viene eseguita per ogni processo figlio che esce.

Se si tenta di uscire da bash mentre vi sono dei job sospesi(o, se è stata abilitata l'opzione di shell checkjobs usando il comando incorporato shopt, in esecuzione), la shell stampa un messaggio di avvertimento e, se viene abilitata l'opzione checkjobs, elenca i job e i loro stati. Si può quindi usare il comando jobs per controllare il loro stato. Se si fa un secondo tentativo per uscire senza immettere alcun altro comando, non si riceve più il messaggio di avvertimento e ogni job sospeso viene terminato.

Quando la shell è in attesa di un job o di un processo usando il comando incorporato wait e il job-control è abilitato, wait ritornerà lo stato di completamento quando il job cambia stato. Con l'opzione -f wait attende finché il job o il processo termina prima di ritornare.

STRINGHE DI PROMPT

Quando eseguita interattivamente, bash mostra il prompt primario PS1 quando è pronta per leggere un comando, e il prompt secondario PS2 quando è in attesa di altro input per completare un comando. Bash mostra PS0 dopo aver letto un comando ma prima di eseguirlo. Bash mostra PS4 come descritto sopra prima di tracciare ciascun comando quando è abilitata l'opzione -x. Bash permette di personalizzare queste stringhe di prompt inserendo un certo numero di caratteri speciali preceduti dalla barra inversa che sono decodificati come segue:

un carattere ASCII di campanello (07)
la data nel formato "Giorno-della-settimana Mese Giorno" (ad es., "Tue May 26")
il formato viene passato a strftime(3) e il risultato è inserito nella stringa di prompt; un formato vuoto genera una rappresentazione di data/ora specifica della localizzazione. Le parentesi graffe sono obbligatorie
un carattere ASCII di escape (033)
il nome dell'host fino al primo `.'
il nome dell'host
il numero di job attualmente gestiti dalla shell
il basename del terminale in cui è eseguita la shell
newline [su una nuova riga]
ritorno carrello
il nome della shell, il basename di $0 (la parte che segue l'ultima barra [/])
l'ora corrente nel formato HH:MM:SS 24 ore
l'ora corrente nel formato HH:MM:SS 12 ore
\@
l'ora corrente nel formato am/pm 12 ore
l'ora corrente nel formato HH:MM 24 ore
il nome-utente dell'utente corrente
la versione di bash (ad es., 2.00)
la release di bash, versione + livello di patch (ad es., 2.00.0)
il valore della variabile di shell PWD ($PWD), con $HOME abbreviato da una tilde (usa il valore della variabile PROMPT_DIRTRIM)
il nome senza il percorso completo di $PWD, con $HOME abbreviato con una tilde
\!
il numero nella cronologia del comando attuale
\#
il numero di comando del comando attuale
\$
se l'UID effettivo è 0, un #, altrimenti un $
il carattere [ASCII] che corrisponde al numero ottale nnn
\\
una barra inversa
\[
marca l'inizio di una sequenza di caratteri non stampabili, che può essere usata per includere nel prompt una sequenza di controllo del terminale
\]
marca la fine di una sequenza di caratteri non stampabili

Il numero del comando e il numero nella cronologia sono generalmente differenti: il numero della cronologia di un comando è la sua posizione nella lista della cronologia, la quale può includere comandi preesistenti nel file di cronologia (si veda CRONOLOGIA più avanti), mentre il numero del comando è la posizione nella sequenza dei comandi eseguiti durante la corrente sessione di shell. Dopo che la stringa è decodificata, essa è espansa attraverso l'espansione di parametro, la sostituzione di comando, l'espansione aritmetica e la rimozione dei caratteri di quotatura, secondo quanto specificato dal valore dell'opzione di shell promptvars (si veda più avanti la descrizione del comando shopt in COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL). Questo può avere degli effetti collaterali indesiderati se porzioni della stringa protette appaiono all'interno di una sostituzione di comando o contengono caratteri speciali all'espansione di parola.

READLINE

Questa è la libreria che gestisce la lettura dell'input quando si usa una shell interattiva, a meno che non si specifichi l'opzione --noediting all'invocazione della shell. La modifica di riga è usata anche quando viene passata l'opzione -e al comando incorporato read. Come comportamento predefinito, i comandi per l'editor della riga comandi sono simili a quelli di Emacs. È anche disponibile un'interfaccia per editor di riga in stile vi. La modifica di riga può essere abilitata in ogni momento con le opzioni -o emacs o -o vi del comando incorporato set (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti). Per chiudere l'editor di riga dopo l'esecuzione della shell utilizzare l'opzione +o emacs o +o vi del comando incorporato set.

Notazione readline

In questa sezione, si usa la notazione in stile Emacs per indicare i tasti da battere. I tasti di controllo sono indicati da C-tasto, per esempio, C-n significa Control-N. In modo simile, i meta tasti sono indicati da M-tasto, cioè M-x significa Meta-X. (Sulle tastiere senza un tasto meta, M-x significa ESC x, cioè, si preme il tasto Escape e poi il tasto x. Questo rende ESC il meta prefisso. La combinazione M-C-x significa ESC-Control-x, ossia si preme il tasto Escape poi si tiene il tasto Control mentre si preme il tasto x).

Ai comandi readline possono essere specificati argomenti numerici, che normalmente sono dei contatori di ripetizione. A volte, tuttavia, è il segno dell'argomento a essere significativo. Passando un argomento negativo a un comando che agisce in avanti (ad es., kill-line), il comando agisce nella direzione opposta. I comandi il cui comportamento con gli argomenti è diverso da questo sono indicati più avanti.

Quando un comando è descritto come eliminazione di testo, il testo cancellato viene salvato per un possibile riutilizzo futuro (yanking). Il testo eliminato viene salvato in un kill-ring. Eliminazioni consecutive provocano l'accumulazione del testo in una unità, che può essere recuperata tutta in una volta. Comandi che non eliminano testo separano parti di testo nel kill-ring.

Inizializzazione di Readline

Readline è personalizzata inserendo comandi in un file di inizializzazione (il file inputrc). Il nome di questo file è preso dal valore della variabile INPUTRC. Se questa variabile non è definita il valore predefinito è ~/.inputrc. Se quel file non esiste o non può essere letto, il valore predefinito ultimo è /etc/inputrc. Quando un programma che usa la libreria readline viene avviato, viene letto il file di inizializzazione, e vengono impostate le associazioni di tasti e assegnate le variabili. Ci sono solo alcuni costrutti base consentiti nel file d'inizializzazione di readline. Le righe vuote sono ignorate. Le righe che iniziano con un # sono commenti. Le righe che iniziano con un $ indicano costrutti condizionali. Le altre righe indicano associazioni di tasti e impostazioni di variabili.

Le associazioni di tasti predefiniti possono essere cambiate con un file inputrc. Altri programmi che usano questa libreria possono aggiungere i loro propri comandi e associazioni.

Per esempio, porre

M-Control-u: universal-argument

o
C-Meta-u: universal-argument
nel file inputrc farebbe eseguire a M-C-u il comando della readline universal-argument.

Sono riconosciuti i seguenti nomi simbolici di carattere: RUBOUT, DEL, ESC, LFD, NEWLINE, RET, RETURN, SPC, SPACE e TAB.

In aggiunta al nome del comando, readline consente che a un tasto corrisponda una stringa che è inserita quando quel tasto è premuto (una macro).

Associazioni di tasti readline

La sintassi per il controllo delle associazioni dei tasti nel file inputrc è semplice. Tutto quel che è richiesto è il nome del comando o il testo di una macro e una sequenza di tasti alla quale dovrà essere associato. Il nome può essere specificato in uno di due modi: come nome simbolico di un tasto, eventualmente con i prefissi Meta- o Control-, o come una sequenza di tasti.

Quando si usa la forma nome-tasto:nome-funzione o macro, nome-tasto è il nome di un tasto in inglese. Per esempio:

Control-u: universal-argument
Meta-Rubout: backward-kill-word
Control-o: "> output"

Negli esempi precedenti, C-u viene collegato alla funzione universal-argument, M-DEL viene collegato alla funzione backward-kill-word, e C-o viene collegato all'esecuzione della macro indicata sul lato destro (cioè, inserire il testo ``> output'' nella riga).

Nella seconda forma, "sequenza-tasti":nome-funzione o macro, sequenza-tasti differisce da nome-tasto visto sopra, per il fatto che la stringa che denota un'intera sequenza di tasti può essere specificata ponendo la sequenza fra virgolette. Alcuni tasti di protezione (escape) nello stile GNU Emacs possono essere usati, come nei seguenti esempi, ma i nomi simbolici dei caratteri non si possono utilizzare.

"\C-u": universal-argument
"\C-x\C-r": re-read-init-file
"\e[11~": "Function Key 1"

In questo esempio, C-u viene ancora collegato alla funzione universal-argument. C-x C-r viene collegato alla funzione re-read-init-file, e ESC [ 1 1 ~ viene collegato all'inserimento del testo ``Function Key 1''.

L'insieme completo delle sequenze di protezione (escape) in stile GNU Emacs è

prefisso control
prefisso meta
un carattere di escape
\\
barra inversa
\"
il carattere "
\'
il carattere '

In aggiunta alle sequenze di protezione che iniziano col tasto escape in stile GNU Emacs, è disponibile un secondo insieme di sequenze di protezione che iniziano con la barra inversa:

avviso (segnale acustico)
backspace
cancella [delete - tasto Del o Canc]
salto pagina
newline [su una nuova riga]
ritorno carrello
tabulazione orizzontale
tabulazione verticale
il carattere a otto bit il cui valore è il valore ottale nnn (da una a tre cifre)
il carattere a otto bit il cui valore è il valore esadecimale HH (una o due cifre esadecimali)

Quando si inserisce il testo di una macro, apostrofi o virgolette devono essere usati per indicare una definizione di macro. Un testo non quotato si suppone che sia un nome di funzione. Nel corpo della macro, i segni di protezione \ idescritti prima vengono espansi. La barra inversa quota qualsiasi altro carattere nel testo della macro, inclusi " e '.

Bash permette di mostrare o modificare le associazioni correnti dei tasti di readline con il comando incorporato bind. La modalità di modifica può essere cambiata durante l'uso interattivo usando l'opzione -o del comando incorporato set (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti).

Variabili readline

Readline ha delle variabili che possono essere usate per personalizzare ulteriormente il suo comportamento. Una variabile può essere impostata nel file inputrc con un'istruzione della forma

set nome-variabile valore

o usando il comando incorporato bind (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti).

Tranne dove diversamente indicato, le variabili di readline possono avere i valori On o Off (senza distinzione fra maiuscole e minuscole). I nomi di variabile non riconosciuti vengono ignorati. Quando viene letto un valore di variabile, i valori vuoti o nulli, "on" (senza distinzione fra maiuscole e minuscole) o "1" sono equivalenti a On. Tutti gli altri valori sono equivalenti a Off. Le variabili e i loro valori predefiniti sono:

Una variabile stringa che controlla il colore del testo e dello sfondo quando si mostra del testo nella regione attiva (vedere la descrizione di enable-active-region più avanti). Questa stringa non deve prendere una posizione fisica sullo schermo, quindi deve solo consistere in sequenze escape di terminale. Viene inviata al terminale prima di mostrare del testo nella regione attiva. Questa variabile è reimpostata al valore predefinito quando il tipo di terminale cambia. Il valore predefinito è la stringa che mette il terminale il modalità evidenziata (standout), così come ottenuta della descrizione di terminfo del terminale. Un valore di esempio è "\e[01;33m".
Una variabile stringa che ripristina gli effetti di active-region-start-color e riporti il terminale alla condizione normale dopo aver mostrato del testo nella regione attiva. Questa stringa non deve prendere una posizione fisica sullo schermo, quindi deve solo consistere in sequenze escape di terminale. Viene inviata al terminale dopo aver mostrato del testo nella regione attiva. Questa variabile è reimpostata al valore predefinito quando il tipo di terminale cambia. Il valore predefinito è la stringa che ripristina il terminale dopo la modalità evidenziata (standout), così come ottenuta della descrizione di terminfo del terminale. Un valore di esempio è "\e[0m".
Controlla cosa succede se readline vuole usare il segnalatore acustico del terminale. Se impostato a none, readline non emette alcun segnale. Se impostato a visible, readline usa un segnalatore visivo se disponibile. Se impostato a audible, readline tenta di attivare il segnalatore acustico del terminale.
Se impostato a On, readline tenta di associare i caratteri di controllo trattati in modo speciale dal driver del terminale nel kernel agli equivalenti degli stessi come descritti da readline.
Se impostato a On, readline tenta di muovere rapidamente il cursore verso una paretesi aperta quando è inserita una parentesi chiusa.
Se impostato a On, quando elenca i completamenti, readline visualizza il prefisso comune della serie dei possibili completamenti usando un colore diverso. La definizione dei colori viene presa dal valore della variabile d'ambiente LS_COLORS. Se in $LS_COLORS c'è una definizione per il suffisso personalizzato "readline-colored-completion-prefix", allora readline usa questo colore per il prefisso comune al posto di quello predefinito.
Se impostata a On, readline visualizza i possibili completamenti usando colori diversi per indicare il tipo di file. Le definizioni dei colori sono prese dalla variabile d'ambiente LS_COLORS.
La stringa che è inserita quando è eseguito il comando insert-comment. Questo comando è associato a M-# in modalità comandi Emacs e a # in modalità comandi di vi.
Il numero di colonne sullo schermo per visualizzare le possibili corrispondenze quando si effettua il completamento. Il valore è ignorato se è minore di 0 o maggiore della dimensione dello schermo. Con un valore di 0 viene visualizzata una corrispondenza per riga. Il valore predefinito è -1.
Se impostato a On, readline effettua l'individuazione dei nomi-file e il completamento senza distinguere le lettere maiuscole dalle lettere minuscole.
Se impostato a On, e completion-ignore-case è abilitato, readline tratta i trattini (-) e i trattini bassi (_) come equivalenti quando effettua una ricerca e completamento di nomifile senza distinzione di minuscolo/maiuscolo.
La lunghezza in caratteri del prefisso comune di una lista di possibili completamenti che è visualizzata senza modifiche. Quando è impostata a un valore maggiore di zero, i prefissi comuni più lunghi di questo valore sono rimpiazzati da un'ellissi quando vengono visualizzati possibili completamenti.
Questo determina a che punto interpellare l'utente per visualizzare i possibili completamenti generati dal comando possible-completions. Può essere impostato a un numero intero maggiore o uguale a zero. Se il numero di possibili completamenti è maggiore o uguale al valore di questa variabile, readline chiederà se l'utente desidera vederli o no; altrimenti essi sono semplicemente elencati sul terminale. Il valore zero indica che readline non deve mai chiedere; valori negativi sono trattati come lo zero.
Se impostato a On, readline converte i caratteri con l'ottavo bit uguale a 1 a una sequenza di caratteri ASCII eliminando l'ottavo bit e aggiungendo come prefisso un carattere di protezione (in pratica, usando l'escape come il prefisso meta). Il predefinito è On, ma readline lo imposterà a Off se la localizzazione contiene caratteri a otto bit. Questa variabile dipende dalla categoria di localizzazione LC_CTYPE, e può cambiare alla modifica della localizzazione.
Se impostato a On, readline inibisce il completamento della parola. I caratteri di completamento saranno inseriti nella riga come se fossero stati mappati come self-insert.
Quando è impostato a On, sui sistemi operativi che lo suppportano, readline visualizza un carattere corrispondente a un segnale generato dalla tastiera.
Controlla se readline parte con un insieme di associazioni di tasti simile a Emacs o vi. editing-mode (modalità di modifica) può essere impostato a emacs o a vi.
Se la variabile show-mode-in-prompt è abilitata, questa stringa viene mostrata immediatamente prima dell'ultima riga del prompt primario nel caso che sia attiva la modalità di editing di emacs. Il valore è espanso come una combinazione di tasti, quindi i prefissi standard meta- e quello di controllo e le sequenze escape con backslash sono disponibili. Usare gli escape \1 e \2 per iniziare e terminare sequenze di caratteri non stampabili, che possono essere usate per inserire sequenze di controllo del terminale nella stringa di modalità.
Il punto è la posizione attuale del cursore, e segno si riferisce ad una posizione del cursore salvata. Il testo tra il punto e il segno viene denominato come regione. Quando questa variabile è impostata a On, readline permette a certi comandi di impostare come attiva la regione. Quando la regione è attiva, readline evidenzia il testo nella regione usando active-region-start-color, che ha come valore predefinito il testo che mette il terminale in modalità evidenziata. La regione attiva mostra il testo inserito come incollato senza interpretazione (bracketed-paste) e ogni testo corrispondente a ricerche incrementali e non incrementali.
Quando impostato a On, readline configura il terminale perché ogni volta che si incolli dagli appunti nel buffer di modifica questo avvenga per l'intera stringa senza interpretarla, cioè senza trattare ogni carattere come se fosse stato inserito da tastiera. Questo impedisce a readline di eseguire comandi altrimenti attivati da sequenze di caratteri presenti nel testo incollato.
Quando impostato a On, readline tenta di abilitare il tastierino numerico se viene utilizzato. Alcuni sistemi richiedono questo per abilitare i tasti-freccia.
Quando è impostato a On, readline tenta di abilitare qualsiasi meta tasto modificatore che il terminale dichiara di supportare quando viene chiamato. Su molti terminali il meta tasto è usato per inviare caratteri a otto bit.
Se impostato a On, l'espansione della tilde è effettuata quando readline tenta il completamento della parola.
Se impostato a On, il codice che implementa la cronologia tenta di piazzare il cursore nel punto in cui si trovava su ogni riga della cronologia visualizzata con previous-history o next-history.
Definisce il numero massimo di voci salvate nella cronologia. Se impostata a zero, vengono cancellate tutte le voci esistenti e nessuna nuova voce viene salvata. Se impostata a un numero minore di zero, il numero di registrazioni è illimitato. Come impostazione predefinita, il numero di voci di cronologia è impostato al valore della variabile di shell HISTSIZE . Se si tenta di impostare history-size a un valore non numerico, il numero massimo di voci della cronologia sarà 500.
Quando impostato a On, richiede a readline di usare una sola riga per la visualizzazione, facendo scorrere l'input in orizzontale su una sola riga dello schermo quando essa risulti più lunga della larghezza dello schermo, invece che andando a capo su una nuova riga. Qust'impostazione è abilitata automaticamente nei terminali di altezza 1.
Se impostato a On, readline abilita l'input a otto bit (cioè, non toglie l'ottavo bit dai caratteri che legge), indipendentemente da quello che il terminale dichiara di supportare. Il nome meta-flag è un sinonimo per questa variabile. Il predefinito è Off, ma readline lo imposterà a On se la localizzazione contiene caratteri a otto bit. Questa variabile dipende dalla categoria della localizzazione LC_CTYPE e può cambiare al variare della localizzazione.
Una stringa di caratteri che fa terminare una ricerca incrementale senza eseguire successivamente il carattere come se fosse un comando. Se a questa variabile non è stato dato un valore, i caratteri ESC e C-J fanno terminare una ricerca incrementale.
Imposta la mappa corrente dei tasti di readline. Il set dei nomi validi per le mappe dei tasti è emacs, emacs-standard, emacs-meta, emacs-ctlx, vi, vi-command e vi-insert. vi è equivalente a vi-command; emacs è equivalente a emacs-standard. Il valore predefinito è emacs; il valore di editing-mode determina anche la mappa dei tasti predefiniti.
Specifica quanto tempo readline attenderà un carattere quando legge una sequenza di tasti ambigua (una che può formare una sequenza di tasti completa usando l'input letto finora, o può accettare un input aggiuntivo per completare una sequenza di tasti più lunga). Se non riceve nessun input entro il tempo limite, readline userà la sequenza di tasti più corta tra quelle possibili. Il valore è specificato in millisecondi, cosicché un valore di 1000 vuol dire che readline attenderà un secondo per un input aggiuntivo. Se questa variabile è impostata a un valore minore o uguale a zero, o a un valore non numerico, readline attenderà fino a che non sia premuto un altro tasto per decidere quale sequenza di tasti completare.
Se impostata a On, ai nomi delle directory completate è aggiunta una barra [/] alla fine.
Se impostato a On, le righe della cronologia che sono state modificate sono mostrate precedute da un asterisco (*).
Se impostato a On, i nomi completati che sono collegamenti simbolici a directory hanno una barra [/] alla fine (se richiesto tramite mark-directories).
Questa variabile, se impostata a On, fa sì che readline mostri anche i file i cui nomi iniziano con un `.' (file nascosti) quando effettua il completamento del nome-file. Se impostata a Off, il `.' iniziale dev'essere fornito dall'utente come parte del nome-file da completare.
Se impostato a On, il completamento del menù visualizza il prefisso comune della lista di possibili completamenti (che può essere vuota) prima di scorrere ciclicamente la lista.
Se impostato a On, readline mostra i caratteri con l'ottavo bit impostato direttamente, piuttosto che con una sequenza di protezione avente come prefisso meta. Il predefinito è Off, ma readline lo imposterà a On se la localizzazione contiene caratteri a otto bit. Questa variabile è influenzata dalla categoria di localizzazione LC_CTYPE e può cambiare se la localizzazione cambia.
Se impostato a On, readline usa un paginatore interno simile a more per mostrare i possibili completamenti una schermata alla volta.
Se impostato a On, readline mostra i completamenti ordinati in ordine alfabetico orizzontalmente, piuttosto che dall'alto in basso.
Se impostato a On, readline annulla tutte le modifiche alle righe della cronologia prima di ritornare, quando viene eseguito accept-line. In modo predefinito, le righe della cronologia possono essere modificate e mantengono liste dei singoli anullamenti mediante chiamate a readline.
Questo cambia il comportamento predefinito delle funzioni di completamento. Se impostato a On, le parole che hanno più di un possibile completamento provocano la visualizzazione immediata delle coincidenze invece che l'attivazione del segnalatore acustico.
Questo cambia il comportamento predefinito delle funzioni di completamento in maniera simile a show-all-if-ambiguous. Se impostato a On, le parole che hanno più di un possibile completamento senza alcun possibile completamento parziale (ovvero i possibili completamenti non hanno alcun prefisso in comune) sono elencate immediatamente invece che provocare l'attivazione del segnalatore acustico.
Se impostata a On, aggiunge una stringa all'inizio del prompt che indica la modalità di modifica: emacs (@), vi comando (:) o vi inserimento (+). Le stringhe della modalità sono impostabili dall'utente (p.es. emacs-mode-string).
Se impostato a On, altera il comportamento predefinito del completamento quando viene inserita una corrispondenza nella riga. È attivo solo quando si effettua il completamento a metà di una parola. Se abilitato, readline non inserisce, dopo il completamento della parola, caratteri provenienti dal completamento che corrispondono ai caratteri della parola da completare che si trovano dopo il cursore; in tal modo porzioni di parola che seguono il cursore non vengono duplicati.
Se la variabile show-mode-in-prompt è abilitata, questo testo viene mostrato immediatamente prima dell'ultima riga del prompt primario quando è attiva la modalità vi e si è in modalità comando. Il valore è espanso come una combinazione tasti, quindi il normale insieme di prefissi meta- e control- e le sequenze escape sono disponibili. Usare le sequenze \1 e \2 come escape per l'inizio e la fine di sequenze di caratteri non visualizzabili, che possono essere usate per includere sequenze di controllo del terminale nel testo mode-string.
Se la variabile show-mode-in-prompt è abilitata, questo testo viene mostrato immediatamente prima dell'ultima riga del prompt primario quando è attiva la modalità vi e si è in modalità inserimento. Il valore è espanso come una combinazione tasti, quindi il normale insieme di prefissi meta- e control- e le sequenze escape sono disponibili. Usare le sequenze \1 e \2 come escape per l'inizio e la fine di sequenze di caratteri non visualizzabili, che possono essere usate per includere sequenze di controllo del terminale nel testo mode-string.
Se impostato a On, un carattere che denota un tipo di file come riportato da stat(2) è accodato al nome-file durante l'elencazione dei possibili completamenti.

Costrutto condizionale di readline

Readline implementa un servizio simile, nello spirito, a quello della compilazione condizionale nel preprocessore C, e che permette di effettuare associazioni di tasti e impostazioni di variabili in base al risultato di test. Vi sono tre direttive di controllo usate.

$if
Il costrutto $if permette che le associazioni siano fatte in base alla modalità di modifica, al terminale in uso o all'applicazione che fa uso di readline. Il testo da verificare, dopo qualsiasi operatore di confronto, arriva fino alla fine della riga; a meno che non sia diversamente specificato, nessun carattere che lo delimiti è richiesto.
La forma mode= della direttiva $if è usata per verificare se readline è in modo emacs o vi. Questo può essere usato in congiunzione con il comando set keymap, per esempio, per impostare le associazioni delle mappe dei tasti di emacs-standard e emacs-ctlx solo se readline è avviata in modo emacs.
La forma term= può essere usata per includere associazioni di tasti specifiche per un terminale, magari per associare le sequenze di tasti emesse dai tasti funzione dei terminali. La parola a destra dell' = viene confrontata con il nome completo del terminale e la parte del nome del terminale che precede il primo -. Questo permette, ad esempio, a sun di trovare una corrispondenza sia con sun che con sun-cmd.
Il test version può essere usato per effettuare confronti su versioni specifiche di readline. version viene espanso che la versione di readline corrente. L'insieme di operatori di confronto include =, (e ==), !=, <=, >=, < e >. Il numero di versione fornito alla destra dell'operatore consiste del numero maggiore della versione, un punto decimale opzione e il numero minore di versione, sempre opzionale (es. 7.1). Se la versione minore è omessa, viene assunto che sia 0. L'operatore può essere separato dalla stringa version e dal numero di versione con spazi.
Il costrutto application è usato per includere impostazioni specifiche per un'applicazione. Ogni programma che usa la libreria readline imposta il nome applicazione, e un file di inizializzazione può poi fare un test per un particolare valore. Questo può essere usato per associare sequenze di tasti a funzioni utili per uno specifico programma. Per esempio, il comando seguente aggiunge una sequenza di tasti che quota la parola corrente o la parola precedente in bash:

$if Bash
# Quota la parola corrente o precedente
"\C-xq": "\eb\"\ef\""
$endif
Il costrutto variable fornisce un semplice test di eguaglianza per variabili di readline e valori. Gli operatori di confronto ammessi sono =, ==, e !=. Il nome della variabile deve essere separato dall'operatore di confronto da spazi; l'operatore deve essere separato dal valore alla sua destra da spazi. Possono essere confrontate sia variabili booleane che testuali. Le variabili booleane devono essere confrontate con i valori on e off.
$endif
Questo comando, come si è visto nell'esempio precedente, fa terminare un comando $if.
$else
I comandi in questa parte della direttiva $if sono eseguiti se il test non risulta verificato.
$include
Questa direttiva prende un unico nome-file come argomento e legge comandi e associazioni da quel file. Per esempio, la seguente direttiva legge /etc/inputrc:

$include  /etc/inputrc

Ricerca

Readline è dotato di comandi per cercare nella cronologia dei comandi (si veda CRONOLOGIA più avanti) righe contenenti una stringa specifica. Ci sono due modalità di ricerca: incrementale e non-incrementale.

La ricerca incrementale inizia prima che l'utente abbia finito di immettere la stringa di ricerca. Mentre ogni carattere della stringa di ricerca viene battuto, readline mostra la prima linea dalla cronologia che corrisponde alla stringa battuta finora. Una ricerca incrementale richiede solamente il numero minimo di caratteri necessari per trovare l'elemento della cronologia desiderato. I caratteri presenti nel valore della variabile isearch-terminators sono usati per delimitare una ricerca incrementale. Se a quella variabile non è stato assegnato un valore, i caratteri di Escape e Control-J fanno arrestare una ricerca incrementale. Control-G interrompe una ricerca incrementale e ripristina la riga originale. Quando è terminata la ricerca, l'elemento della cronologia contenente la stringa di ricerca diventa la riga corrente.

Per trovare altri elementi nell'elenco della cronologia, battere Control-S o Control-R secondo il caso. Viene eseguita così una ricerca all'indietro o in avanti nella cronologia del successivo elemento che corrisponde alla stringa di ricerca che è stata immessa. Ogni altra sequenza di tasti associata a un comando readline pone termine alla ricerca ed esegue il comando presente nella linea. Per esempio, un newline provoca l'interruzione della ricerca e accetta la riga, eseguendo così il comando proveniente dall'elenco della cronologia.

Readline ricorda l'ultima stringa di ricerca incrementale. Se due Control-R vengono battuti senza che siano intervenuti caratteri che definiscono una nuova stringa di ricerca, viene utilizzata la stringa di ricerca memorizzata al momento.

Le ricerche non incrementali leggono l'intera stringa di ricerca prima di avviare la ricerca per individuare righe nella cronologia. La stringa di ricerca può essere battuta dall'utente o essere parte del contenuto della riga corrente.

Nomi di comando readline

La seguente è una lista di nomi dei comandi e delle sequenze di tasti predefiniti a cui essi sono collegati. Nomi di comando senza una sequenza di tasti collegata a essi sono scollegati in modo predefinito. Nelle descrizioni seguenti, punto si riferisce alla posizione corrente del cursore e marca alla posizione del cursore salvata col comando set-mark. Il testo fra il punto e la marca è indicato come regione.

Comandi di movimento

Si sposta all'inizio della riga corrente.
Si sposta alla fine della riga.
Si sposta avanti di un carattere.
Si sposta indietro di un carattere.
Si sposta in avanti fino alla fine della parola successiva. Le parole sono composte di caratteri alfanumerici (lettere e cifre).
Si sposta indietro all'inizio della parola corrente o precedente. Le parole sono composte di caratteri alfanumerici (lettere e cifre).
Si sposta in avanti fino alla fine della parola successiva. Le parole sono delimitate da metacaratteri di shell non quotati.
Si sposta indietro all'inizio della parola corrente o precedente. Le parole sono delimitate da metacaratteri di shell non quotati.
Cerca di spostare il punto alla stessa colonna dello schermo della precedente riga dello schermo. Questo non avrà l'effetto desiderato se l'attuale readline non occupa più di una riga fisica o se il punto non è maggiore della lunghezza del prompt sommata alla larghezza dello schermo.
Cerca di spostare il punto alla stessa colonna dello schermo della successiva riga dello schermo. Questo non avrà l'effetto desiderato se l'attuale readline non occupa più di una riga fisica o se il punto non è maggiore della lunghezza del prompt sommata alla larghezza dello schermo.
Pulisce lo schermo e, se possibile, il buffer per rivedere quanto presente in precedenza (scrollback) sul terminale, poi riscrive la riga corrente, lasciandola in cima allo schermo.
Pulisce lo schermo, poi riproduce la riga corrente, lasciando la riga corrente in cima allo schermo. Con un argomento, rilegge la riga corrente senza ripulire lo schermo.
Rinfresca la riga corrente.

Comandi per manipolare la cronologia

Accetta la riga senza curarsi di dove sia il cursore. Se questa riga non è vuota, è aggiunta alla lista della cronologia in accordo con lo stato della variabile HISTCONTROL. Se la riga è una riga di cronologia modificata, allora ripristina la riga di cronologia al suo stato originale.
Prende il precedente comando dalla lista della cronologia, spostandosi indietro nella lista.
Prende il successivo comando dalla lista della cronologia, spostandosi avanti nella lista.
Si sposta alla prima riga nella cronologia.
Si sposta alla fine della cronologia dell'input, cioè, alla riga che si sta inserendo.
Accetta la riga corrente per l'esecuzione e prende dalla cronologia la riga successiva a quella corrente, per la modifica. Un argomento numerico, se presente, specifica l'elemento della cronologia da usare al posto della riga corrente.
Con un argomento numerico, prende l'elemento dalla cronologia e lo rende riga corrente. Senza argomento, si sposta indietro al prima elemento della cronologia.
Cerca all'indietro partendo dalla riga corrente spostandosi in `su' attraverso la cronologia come necessario. Questa è una ricerca incrementale.
Cerca in avanti partendo dalla riga corrente e spostandosi in `giù' attraverso la cronologia come necessario. Questa è una ricerca incrementale.
Cerca all'indietro attraverso la cronologia, partendo dalla riga corrente, una stringa fornita dall'utente, usando una ricerca non incrementale.
Cerca in avanti attraverso la cronologia una stringa fornita dall'utente, usando una ricerca non incrementale.
Cerca in avanti attraverso la cronologia una stringa di caratteri tra l'inizio della riga corrente e il punto del cursore. Questa è una ricerca non incrementale.
Cerca all'indietro attraverso la cronologia una stringa di caratteri tra l'inizio della riga corrente e il punto del cursore. Questa è una ricerca non incrementale.
Cerca all'indietro attraverso la cronologia una stringa di caratteri tra l'inizio della riga corrente e la posizione corrente del cursore (il punto). La stringa di ricerca può cercare corrispondenze dovunque in una riga della cronologia. Questa è una ricerca non incrementale.
Cerca in avanti attraverso la cronologia una stringa di caratteri tra l'inizio della riga corrente e il punto del cursore. La stringa di ricerca può cercare corrispondenze dovunque in una riga della cronologia. Questa è una ricerca non incrementale.
Inserisce il primo argomento del comando precedente (generalmente la seconda parola sulla riga precedente) alla posizione del cursore. Con un argomento n, inserisce la n-sima parola del comando precedente (le parole nel comando precedente iniziano con la parola 0). Un argomento negativo inserisce la n-sima parola dalla fine del comando precedente. Una volta che l'argomento n è calcolato, l'argomento è estratto come se l'espansione della cronologia "!n" sia stata specificata.
Inserisce l'ultimo argomento del comando precedente (l'ultima parola della precedente riga di cronologia). Con un argomento numerico, si comporta esattamente come yank-nth-arg. Chiamate consecutive a yank-last-arg percorrono l'elenco della cronologia all'indietro, inserendo ogni volta l'ultima parola (o la parola specificata dall'argomento della prima chiamata) di ogni riga. Qualsiasi argomento numerico fornito a queste chiamate successive determina la direzione di scorrimento nella cronologia. Un argomento negativo commuta la direzione di scorrimento (all'indietro o in avanti). I servizi dell'espansione della cronologia sono usati per estrarre l'ultima parola, come se fosse stata specificata l'espansione della cronologia "!$".
Espande la riga nello stesso modo in cui lo fa la shell. Questo espande gli alias e la cronologia così come tutte le parole della shell. Si veda ESPANSIONE DELLA CRONOLOGIA più avanti per una descrizione dell'espansione della cronologia.
Effettua l'espansione della cronologia sulla riga corrente. Si veda ESPANSIONE DELLA CRONOLOGIA più avanti per una descrizione dell'espansione della cronologia.
Effettua l'espansione della cronologia sulla riga corrente e inserisce uno spazio. Si veda ESPANSIONE DELLA CRONOLOGIA più avanti per una descrizione dell'espansione della cronologia.
Effettua l'espansione degli alias sulla riga corrente. Si veda ALIAS sopra per una descrizione dell'espansione degli alias.
Espande la cronologia e gli alias sulla riga corrente.
Un sinonimo di yank-last-arg.
Invoca un editor sulla riga di comando corrente ed esegue il risultato come comandi di shell. Bash tenta di invocare $VISUAL, $EDITOR e emacs come editor, in quest'ordine.

Comandi per cambiare il testo

Il carattere che indica fine-del-file come impostato, per esempio, da ``stty''. Se questo carattere viene letto quando non ci sono caratteri sulla riga, e il punto è all'inizio della riga, readline lo interpreta come fine dell'input e ritorna EOF.
Cancella il carattere nel punto del cursore. Se questa funzione è associata allo stesso carattere come il carattere EOF della tty, come C-d normalmente è, si veda sopra per gli effetti.
Cancella il carattere dopo il cursore. Quando è dato un argomento numerico, salva il testo cancellato sul kill-ring.
Cancella il carattere sotto il cursore, a meno che il cursore non sia alla fine della riga, nel qual caso il carattere dietro al cursore viene cancellato.
Aggiunge il successivo carattere battuto sulla riga in modo letterale. Questo è il modo per inserire caratteri come C-q, per esempio.
Inserisce un carattere tab.
Inserisce il carattere battuto.
Trascina il carattere prima del punto del cursore in avanti sopra il carattere nel punto, spostando anche il punto in avanti. Se il punto è alla fine della riga, traspone i due caratteri prima del punto. Argomenti negativi non hanno effetto.
Trascina la parola prima del punto del cursore dopo la parola oltre il punto, spostando inoltre il punto sopra quella parola. Se il punto è alla fine della riga, allora traspone le ultime due parole sulla riga.
Rende maiuscola la parola corrente (o seguente). Con un argomento negativo, opera sulla parola precedente, ma non sposta il punto del cursore.
Rende minuscola la parola corrente (o seguente). Con un argomento negativo, opera sulla parola precedente, ma non sposta il punto del cursore.
Rende maiuscola la prima lettera della parola corrente (o seguente). Con un argomento negativo, opera sulla parola precedente, ma non sposta il punto del cursore.
Alterna fra modalità inserimento e modalità di sovrascrittura. Con un argomento numerico esplicito positivo passa alla modalità sovrascrittura. Con un argomento numerico esplicito non positivo passa alla modalità inserimento. Questo comando riguarda solo la modalità emacs; la modalità vi sovrascrive in modo diverso. Ogni chiamata a readline() viene avviata in modalità inserimento. In modalità sovrascrittura i caratteri associati a self-insert sostituiscono il testo nel punto del cursore piuttosto che sospingere il testo verso destra. I caratteri associati a backward-delete-char sostituiscono il carattere prima del punto con uno spazio. Questo comando è non associato in modo predefinito.

Eliminazione e recupero

Elimina il testo dal punto del cursore fino alla fine della riga.
Elimina all'indietro fino all'inizio della riga.
Elimina all'indietro dal punto del cursore fino all'inizio della riga. Il testo eliminato viene salvato nel kill-ring.
Elimina tutti i caratteri sulla riga corrente, non importa dove sia il punto del cursore.
Elimina dal punto del cursore fino alla fine della parola corrente o, se tra parole, fino alla fine della successiva parola. I delimitatori di parola sono gli stessi usati da forward-word.
Elimina la parola dietro il punto del cursore. I delimitatori di parole sono gli stessi usati da forward-word.
Elimina dal punto del cursore fino alla fine della parola corrente o, se tra parole, fino alla fine della parola successiva. I delimitatori di parola sono gli stessi usati da shell-forward-word.
Elimina la parola dietro il punto del cursore. I delimitatori di parola sono gli stessi usati da shell-backward-word.
Elimina la parola dietro il punto del cursore, usando gli spazi bianchi come delimitatori di parola. Il testo eliminato è salvato nel kill-ring.
Elimina la parola prima del punto del cursore, usando uno spazio bianco e il carattere barra [/] come delimitatori di parola. Il testo eliminato è salvato nel kill-ring.
Cancella tutti gli spazi e i tab attorno al punto del cursore.
Elimina il testo nella regione corrente.
Copia il testo nella regione sul kill buffer.
Copia la parola prima del punto del cursore sul kill buffer. I delimitatori di parola sono gli stessi di backward-word.
Copia la parola dopo il punto del cursore sul kill buffer. I delimitatori di parola sono gli stessi di forward-word.
Copia il contenuto in cima al kill-ring e lo pone nel buffer nel punto del cursore.
Ruota il kill-ring, e copia la nuova cima. Funziona solo dopo yank o yank-pop.

Argomenti numerici

Aggiunge questa cifra all'argomento che sta già accumulando, o inizia un nuovo argomento. M-- avvia un argomento negativo.
Questo è un altro modo per specificare un argomento. Se il comando è seguito da una o più cifre, opzionalmente con un segno meno iniziale, queste cifre definiscono l'argomento. Se il comando è seguito da cifre, eseguendo universal-argument di nuovo termina l'argomento numerico, ma a parte questo viene ignorato. Come caso speciale, se questo comando è seguito immediatamente da un carattere che non è né una cifra né un segno meno, il contatore degli argomenti per il comando successivo è moltiplicato per quattro. Il contatore è inizialmente uno, così eseguendo questa funzione la prima volta il contatore diventa quattro, la seconda volta il contatore diventa sedici, e così via.

Completamento

Tenta di effettuare il completamento del testo che precede il punto del cursore. Bash tenta il completamento trattando il testo, rispettivamente, come una variabile (se il testo inizia con $), nome di utente (se il testo comincia con ~), nome di host (se il testo comincia con @) o comando (inclusi alias e funzioni). Se nessuno di questi produce un risultato, viene tentato il completamento del nome-file.
Elenca i possibili completamenti del testo che precede il punto del cursore.
Inserisce tutti i completamenti del testo che precede il punto del cursore che sarebbero stati generati da possible-completions.
Simile a complete, ma sostituisce la parola da completare con una corrispondenza singola dalla lista dei possibili completamenti. Un'esecuzione ripetuta di menu-complete scorre la lista dei possibili completamenti, inserendo una corrispondenza alla volta. Alla fine della lista dei completamenti viene emesso un segnale acustico (dipendente dall'impostazione di bell-style) e il testo originale è ripristinato. Con un argomento n si sposta di n posizioni in avanti nella lista dei completamenti individuati; può essere usato un argomento negativo per spostarsi all'indietro nella lista. Questo comando è da associare normalmente al tasto TABP, però non è associato in modo predefinito.
Identico a menu-complete, ma si muove in senso inverso nella lista dei possibili completamenti, come se menu-complete avesse ricevuto un argomento negativo. Come comportamento predefinito, questo comando non ha restrizioni.
Cancella il carattere sotto il cursore se non si trova all'inizio o alla fine della riga (simile a delete-char). Se è alla fine della riga, si comporta in modo identico a possible-completions. Come comportamento predefinito, questo comando non è associato.
Tenta il completamento del nome del file sul testo che precede il punto del cursore.
Elenca i possibili completamenti del testo che precede il punto del cursore, trattandolo come un nome-file.
Tenta il completamento del testo che precede il punto del cursore, trattandolo come un nome di utente.
Elenca i possibili completamenti del testo che precede il punto del cursore, trattandolo come un nome di utente.
Tenta il completamento del testo che precede il punto del cursore, trattandolo come una variabile di shell.
Elenca i possibili completamenti del testo che precede il punto del cursore, trattandolo come una variabile di shell.
Tenta il completamento del testo che precede il punto del cursore, trattandolo come un nome di host.
Elenca i possibili completamenti del testo che precede il punto del cursore, trattandolo come un nome di host.
Tenta il completamento del testo che precede punto del cursore, trattandolo come nome di comando. Il completamento di comando tenta di far combaciare il testo confrontandolo con alias, parole riservate, funzioni di shell, comandi incorporati di shell e, da ultimo, nomi-file eseguibili, in quest'ordine.
Elenca i possibili completamenti del testo che precede il punto del cursore, trattandolo come un nome di comando.
Tenta il completamento del testo che precede il cursore, confrontando il testo con le righe della cronologia cercando le possibili corrispondenze di completamento.
Tenta il completamento del menù sul testo che precede il punto del cursore, confrontando il testo con le righe della lista della cronologia cercando le possibili corrispondenze di completamento.
Effettua il completamento del nome-file e insericse la lista dei possibili completamenti racchiusi tra parentesi graffe, rendendo la lista disponibile per la shell (si veda Espansione delle parentesi graffe sopra).

Macro di tastiera

Inizia a salvare i caratteri battuti nella corrente macro di tastiera.
Smette di salvare i caratteri battuti nella corrente macro di tastiera e memorizza la definizione.
Riesegue l'ultima macro di tastiera definita, facendo sì che i caratteri nella macro appaiano come se fossero stati battuti sulla tastiera.
Stampa l'ultima macro di tastiera definita in un formato adatto per il file inputrc.

Varie

Legge il contenuto del file inputrc, e incorpora ogni associazione o assegnamento di variabile che trova.
Annulla il corrente comando di mmodifica ed emette il segnale acustico del terminale (dipendente dall'impostazione di bell-style).
Se il carattere x battuto assieme al tasto Meta è maiuscolo, esegue il comando collegato al corrispondente carattere minuscolo. Il comportamento è indefinito se x è già minuscolo.
Definisce come tasto Meta il successivo carattere battuto. ESC f è equivalente a Meta-f.
Undo incrementale, memorizzato separatamente per ogni riga.
Annulla tutti i cambiamenti fatti su questa riga. Questo è come eseguire il comando undo un numero di volte sufficiente a riportare la riga al suo stato iniziale.
Effettua l'espansione della tilde sulla parola corrente.
Imposta la marca in corrispondenza del punto del cursore. Se viene fornito un argomento numerico la marca viene impostato a quella posizione.
Scambia il punto del cursore con la marca. La posizione corrente del cursore è impostata alla posizione salvata, e la vecchia posizione del cursore è salvata come marca.
Viene letto un carattere e il punto del cursore è spostato all'occorrenza successiva di quel carattere. Un contatore negativo cerca occorrenze precedenti.
Viene letto un carattere e il punto del cursore è spostato all'occorrenza precedente di quel carattere. Un contatore negativo cerca occorrenze successive.
Legge abbastanza caratteri da esaurire una sequenza di combinazione di tasti come quelle definite per tasti quali Home e End. Queste sequenze iniziano con un Control Sequence Indicator (CSI), generalmente ESC-[. Se questa sequenza è collegata a "\[", i tasti che producono tali sequenze non hanno alcun effetto, a meno che non siano collegati esplicitamente a un comando readline, invece di inserire caratteri sparsi nel buffer di modifica. Come impostazione predefinita, questo comando non ha restrizioni, ma in genere è collegato a ESC-[.
Senza un argomento numerico il valore della variabile readline comment-begin è inserito all'inizio della riga corrente. Se è fornito un argomento numerico questo comando agisce come un interruttore: se i caratteri all'inizio della riga non corrispondono al valore di comment-begin, il valore viene inserito, altrimenti i caratteri in comment-begin vengono cancellati dall'inizio della riga. In entrambi i casi la riga viene accettata come se fosse stato battuto un codice di fine riga (newline). Il valore predefinito di comment-begin fa sì che questo comando trasformi la riga corrente in un commento di shell. Se un argomento numerico provoca la rimozione del carattere di commento, la riga verrà eseguita dalla shell.
Effettua la correzione sulla parola corrente, trattandola come directory o nome file, esattamente come fare l'opzione di shell cdspell. I delimitatori di parola sono gli stessi usati da shell-forward-word.
La parola prima del punto del cursore è trattata come un modello per l'espansione del percorso, con un asterisco aggiunto alla fine implicitamente. Questo modello viene usato per generare una lista di nomi di file corrispondenti a possibili completamenti.
La parola prima del punto del cursore è trattata come un modello per l'espansione del percorso, e la lista dei nomi-file individuati viene inserita, sostituendo la parola. Se viene fornito un argomento numerico viene aggiunto alla fine un asterisco prima dell'espansione del percorso.
Viene mostrata la lista delle espansioni che sarebbero state generate da glob-expand-word e la riga è ridisegnata. Se viene fornito un argomento numerico, un asterisco è aggiunto prima dell'espansione del percorso.
Stampa tutte le funzioni e le loro associazioni di tasti sul file di output di readline. Se è fornito un argomento numerico, l'output è formattato in modo tale da poter essere inserito in un file inputrc.
Stampa tutte le variabili readline impostabili e i loro valori sul file di output di readline. Se viene fornito un argomento numerico l'output è formattato in modo tale da poter essere inserito in un file inputrc.
Stampa tutte le sequenze di tasti readline associate a macro e le stringhe da loro prodotte. Se viene fornito un argomento numerico l'uscita è formattata in modo tale da poter essere inserito in un file inputrc.
Mostra l'informazione sulla versione della corrente istanza di bash.

Completamento programmabile

Quando viene tentato il completamento della parola per un argomento di un comando per il quale una specifica di completamento (una compspec) è stata definita col comando incorporato complete (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti), vengono invocati i servizi di completamento programmabile.

Per prima cosa viene identificato il nome del comando. Se la parola del comando è la stringa vuota (completamento tentato all'inizio di una riga vuota), viene usato ogni compspec definito con l'opzione -E di complete. Se un comspec è stato definito per quel comando, il comspec è usato per generare la lista dei possibili completamenti per la parola. Se il nome del comando è un percorso completo di file, viene ricercato per primo un comspec per il percorso completo. Se non viene trovato nessun comspec per il percorso completo viene fatto un tentativo per trovare un comspec per la porzione che segue la barra [/] finale. Se queste ricerche non risultano in un compspec, viene usato come predefinito ogni compspec definito con l'opzione -D di complete. Se non c'è un comspec predefinito, bash tenta l'espansione dell'alias sulla parola di comando come ultima alternativa, e tenta di trovare un comspec per la parola di comando da ogni espansione andata a buon fine.

Un volta trovato un comspec, questo è usato per generare la lista delle parole corrispondenti. Se non viene trovato un comspec, viene effettuato il completamento di bash predefinito come descritto in precedenza, sotto Completamento.

Per prima cosa, sono usate le azioni specificate dal comspec. Sono restituite solo le corrispondenze che iniziano con la parola che dev'essere completata. Quando viene usata l'opzione -f o -d per il completamento del nome-file o della directory, la variabile di shell FIGNORE è usata per filtrare le corrispondenze.

In seguito, viene generato qualsiasi completamento specificato da un modello di espansione del nome di percorso all'opzione -G. Le parole generate dal modello non devono necessariamente corrispondere alla parola che dev'essere completata. La variabile di shell GLOBIGNORE non è usata per filtrare le corrispondenze, ma viene usata la variabile FIGNORE.

In seguito, viene considerata la stringa specificata come argomento all'opzione -W. La stringa è prima suddivisa usando i caratteri nella variabile speciale IFS come delimitatori. È rispettata la quotatura della shell. Ogni parola viene poi espansa usando espansione delle parentesi graffe, espansione della tilde, espansione di parametro e di variabile, sostituzione di comando ed espansione aritmetica, come descritto in precedenza, sotto ESPANSIONE. I risultati sono suddivisi usando le regole sopra descritte sotto Suddivisione in parole. I risultati dell'espansione sono confrontati con la parte iniziale della parola che dev'essere completata, e quelli che corrispondono diventano i possibili completamenti.

Dopo che queste corrispondenze sono state generate, viene invocata qualsiasi funzione di shell o comando specificato con le opzioni -F e -C. Quando il comando o funzione viene invocata, alle variabili COMP_LINE, COMP_POINT, COMP_KEY e COMP_TYPE sono assegnati valori come descritto in precedenza, sotto Variabili di shell. Quando una funzione di shell sta per essere invocata, le variabili COMP_WORDS e COMP_CWORD sono pure impostate. Quando viene invocata una funzione o comando, il primo argomento ( $1) è il nome del comando i cui argomenti sono stati completati, il secondo argomento ( $2) è la parola da completare e il terzo argomento ( $3) è la parola che precede la parola da completare sulla riga di comando corrente. Non viene eseguita nessuna azione di filtro sui completamenti generati confrontandoli con la parola da completare; la funzione o comando ha libertà completa nel generare le corrispondenze.

Qualsiasi funzione specificata con -F viene invocata per prima. La funzione può usare uno qualsiasi dei servizi di shell, incluso il comando incorporato compgen descritto più avanti, per generare le corrispondenze. la funzione deve mettere i possibili completamenti della variabile array COMPREPLY, uno per elemento di array.

In seguito, qualsiasi comando specificato con l'opzione -C viene invocato in un ambiente equivalente alla sostituzione di comando. Questo dovrebbe stampare una lista di completamenti, uno per riga, sullo standard output. Una barra inversa può essere usata per proteggere un newline, se necessario.

Una volta generati tutti i possibili completamenti, ogni filtro specificato con l'opzione -X viene applicato alla lista. Il filtro è un modello come quello usato per l'espansione di percorso; una & nel modello è sostituita col testo della parola da completare. Una & letterale si può indicare con una barra inversa di protezione; la barra inversa viene rimossa prima della ricerca di una corrispondenza. Ogni completamento che corrisponde al modello viene rimosso dalla lista. Un ! iniziale nega il modello; in questo caso ogni completamento non corrispondente al modello viene rimosso. Se l'opzione di shell nocasematch è abilitata, il confronto è effettuato senza distinzione fra maiuscole e minuscole nei caratteri alfabetici.

Infine, qualsiasi prefisso e suffisso specificato dalle opzioni -P e -S è aggiunto a ogni membro della lista di completamento e il risultato è restituito al codice di completamento readline come lista di completamenti possibili.

Se le azioni precedentemente applicate non generano corrispondenze, e a complete era stata fornita l'opzione -o dirnames quando era stato definito comspec, viene tentato il completamento come nome di directory.

Se a complete era stata fornita l'opzione -o plusdirs quando era stato definito comspec, viene tentato il completamento come nomi di directory e qualunque corrispondenza è aggiunta ai risultati delle altre azioni.

Come comportamento predefinito, se viene trovato un comspec, qualsiasi cosa generi viene restituito al codice di completamento come insieme completo di completamenti possibili. I completamenti di bash predefiniti non vengono tentati, e la readline predefinita del completamento del nome-file è disabilitata. Se l'opzione -o bashdefault era stata fornita a complete al momento della definizione di comspec, i completamenti predefiniti di bash vengono tentati se il comspec non genera corrispondenze. Se l'opzione -o default era stata fornita a complete al momento della definizione di comspec, i completamenti predefiniti di readline vengono effettuati se il comspec (e, se tentato, il completamento predefinito di bash) non genera corrispondenze.

Quando un comspec indica che è desiderato il completamento come nome di directory, le funzioni di completamento programmabile forzano readline ad aggiungere una barra [/] ai nomi completati che sono collegamenti simbolici a directory, dipendente dal valore della variabile di readline mark-directories, indipendentemente dall'impostazione della variabile di readline mark-symlinked-directories.

Ci sono alcuni metodi per modificare dinamicamente i completamenti. Ciò è molto utile quando usato in combinazione con un completamento predefinito specificato con complete -D. Per le funzioni di shell eseguite come manipolatori di completamento è possibile richiedere di ritentare il completamento indicando il ritorno di uno stato d'uscita di 124. Se una funzione di shell ritorna 124, e cambia il compspec associato al comando sul quale si sta tentando il completamento (fornito come primo argomento quando viene eseguita la funzione), il completamento programmabile riparte dall'inizio, col tentativo di trovare un nuovo compspec per quel comando. Questo permette a una serie di completamenti di venir costruiti dinamicamente al tentativo di completamento, piuttosto che essere caricati tutti in una volta.

Per esempio, ponendo che ci sia una libreria di compspec, ognuno tenuto in un file corrispondente al nome del comando, la seguente funzione di completamento predefinita caricherebbe i completamenti dinamicamente:

_completion_loader()
{
. "/etc/bash_completion.d/$1.sh" >/dev/null 2>&1 && return 124
}
complete -D -F _completion_loader -o bashdefault -o default

STORIA

Quando l'opzione -o history del comando incorporato set è abilitata, la shell fornisce l'accesso alla cronologia dei comandi, la lista dei comandi precedentemente battuti. Il valore della variabile HISTSIZE è usata come numero di comandi da salvare nell'elenco della cronologia. Il testo degli ultimi HISTSIZE comandi (predefinito 500) viene salvato. La shell immagazzina ogni comando nella lista della cronologia prima dell'espansione di parametro e di variabile (si veda ESPANSIONE sopra) ma dopo che è stata effettuata l'espansione della cronologia, dipendente dai valori delle variabili di shell HISTIGNORE e HISTCONTROL.

All'avvio, la cronologia è inizializzata dal file indicato dalla variabile HISTFILE (predefinita ~/.bash_history). Il file indicato dal valore di HISTFILE viene troncato, se necessario, per contenere non più del numero di righe specificate dal valore di HISTFILESIZE. Se HISTFILESIZE non è impostata, o impostata a null, a un valore non numerico o a un valore minore di zero, il file della cronologia non viene troncato. Quando viene letto il file della cronologia, le righe che iniziano con un carattere di commento, seguito immediatamente da una cifra, sono interpretate come marcatura oraria per la riga che segue. Queste informazioni di data e ora vengono visualizzate opzionalmente a seconda del valore della variabile HISTTIMEFORMAT. Quando una shell con la cronologia abilitata esce, le ultime $HISTSIZE righe vengono copiate dalla lista della cronologia su $HISTFILE. Se l'opzione di shell histappend è abilitata (si veda la descrizione di shopt sotto COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti), le righe vengono accodate al file della cronologia, in caso contrario il file della cronologia viene sovrascritto. Se HISTFILE non è impostato o il file della cronologia è non scrivibile, la cronologia non viene salvata. Se la variabile HISTTIMEFORMAT è impostata, le informazioni di data e ora vengono scritte nel file della cronologia, contrassegnate col carattere di commento della cronologia, in modo da venir preservate durante le sessioni di shell. Il carattere di commento viene usato per distinguere le informazioni di data e ora dalle altre righe. Dopo il salvataggio della cronologia il file della cronologia è troncato per contenere non più di HISTFILESIZE righe. Se HISTFILESIZE non è impostata, o impostata a null, a un valore non numerico o a un valore numerico minore di zero, il file della cronologia non viene troncato.

Il comando incorporato fc (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti) può essere usato per elencare o editare e rieseguire una parte della lista della cronologia. Il comando incorporato history può essere usato per mostrare o modificare la lista della cronologia e manipolare il file di cronologia. Quando si usa la modifica della riga di comando, sono disponibili comandi di ricerca in ciascuna modalità di modifica che fornisce accesso alla lista della cronologia.

La shell permette il controllo su quali comandi salvare nella lista della cronologia. Le variabili HISTCONTROL e HISTIGNORE possono essere definite in modo tale che la shell salvi solo un sottoinsieme dei comandi immessi. L'opzione di shell cmdhist, se abilitata, fa sì che la shell tenti di salvare ogni riga di un comando multiriga nello stesso elemento della cronologia, aggiungendo dei punti e virgola dove necessario per preservare le correttezza sintattica. L'opzione di shell lithist chiede alla shell di salvare i comandi con i codici di fine riga (newline) inclusi invece che separare i comandi con dei punti e virgola. Si veda la descrizione del comando incorporato shopt più avanti, sotto COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL per informazioni su come definire e annullare le opzioni di shell.

ESPANSIONE DELLA CRONOLOGIA

La shell ha la capacità di espandere la cronologia in maniera simile all'espansione della cronologia in csh. Questa sezione descrive le possibilità di sintassi disponibili. Questa possibilità è abilitata in modo predefinito per le shell interattive, e può essere disabilitata usando l'opzione +H del comando incorporato set (si veda COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL più avanti). Le shell non interattive non effettuano l'espansione della cronologia come comportamento predefinito.

Le espansioni della cronologia inseriscono parole dall'elenco della cronologia nel flusso di input, agevolando la ripetizione di comandi, l'inserimento di argomenti di comandi precedenti nella riga di input corrente, o la correzione rapida di errori in comandi già immessi.

L'espansione della cronologia è effettuata immediatamente dopo che una riga completa è stata letta, prima che la shell la divida in parole, ed è effettuata su ciascuna riga senza tener conto delle quotatute sulle righe precedenti. Essa ha luogo in due parti. La prima è per determinare quale riga dall'elenco della cronologia usare durante la sostituzione. La seconda è per selezionare parti di quella riga da includere nella riga corrente. La riga selezionata dalla cronologia è l'evento, e la parte di quella riga su cui si agisce sono le parole. Diversi modificatori sono disponibili per manipolare le parole selezionate. La riga è spezzata in parole allo stesso modo di quando è letta in input, così che più parole separate da metacaratteri circondate da caratteri di quotatura sono considerate come una sola parola. Le espansioni della cronologia iniziano con la comparsa di un carattere di espansione della cronologia, che è ! in modo predefnito. Solo la barra inversa (\) e gli apostrofi possono quotare il carattere di espansione della cronologia, ma il carattere di espansione della cronologia è trattato come quotato se esso precede immediatamente le virgolette di chiusura in una stringa tra virgolette.

Diversi caratteri inibiscono l'espansione della cronologia quando trovati immediatamente dopo il carattere di espansione della cronologia, anche se non quotato: spazio, carattere di tabulazione, newline, carriage return e =. Se l'opzione di shell estglob è abilitata, anche ( inibisce l'espansione.

Diverse opzioni di shell impostabili col comando incorporato shopt possono essere usate per influenzare il comportamento dell'espansione della cronologia. Se l'opzione di shell histverify è abilitata (si veda la descrizione del comando incorporato shopt più avanti), e si sta usando readline, le sostituzioni della cronologia non vengono passate immediatamente all'analizzatore della shell. Invece, la riga espansa è ricaricata nel buffer di modifica di readline per ulteriori modifiche. Se si sta usando readline ed è abilitata l'opzione di shell histreedit, una sostituzione di cronologia non completata con successo viene ricaricata nel buffer di modifica di readline per essere corretta. L'opzione -p al comando incorporato history può essere usata per vedere cosa farebbe un'espansione della cronologia prima di usarla davvero. L'opzione -s del comando incorporato history può essere usata per aggiungere comandi alla fine della lista della cronologia senza eseguirli veramente, in modo che siano disponibili per essere richiamati in un secondo tempo.

La shell permette il controllo dei vari caratteri usati dal meccanismo di espansione della cronologia (si veda la precedente descrizione di histchars sotto Variabili di shell). La shell usa il carattere di commento per contrassegnare le informazioni di data e ora quando scrive il file della cronologia.

Designatore di evento

Un designatore di evento è un riferimento a un elemento di riga di comando nella lista della cronologia. A meno che il riferimento non sia assoluto, gli eventi sono relativi alla posizione corrente nell'elenco della cronologia.

!
Inizia una sostituzione di cronologia, tranne quando seguita da un blank, newline, carriage return, = o ( (quando l'opzione di shell extglob è abilitata usando il comando incorporato shopt).
!n
Designa la riga di comando n.
!-n
Designa il comando corrente meno n.
!!
Designa il comando precedente. Questo è un sinonimo per `!-1'.
!stringa
Designa il comando più recente che precede la posizione corrente nell'elenco della cronologia che inizia con stringa.
!?stringa[?]
Designa il comando più recente che precede la posizione corrente nell'elenco della cronologia che contiene stringa. Il ? finale può essere omesso se stringa è seguita immediatamente da un codice di fine riga (newline). Se stringa manca, viene usata la stringa dalla ricerca più recente; è un errore se non ci sono precedenti stringhe di ricerca.
^stringa1^stringa2^
Sostituzione rapida. Ripete il comando precedente, rimpiazzando stringa1 con stringa2. Equivalente a “!!:s^stringa1^stringa2^” (si veda Modificatori più avanti).
!#
L'intera riga di comando battuta fino a questo punto.

Designatori di parola

I designatori di parola sono usati per selezionare parole dall'evento. Un : separa la specificazione di evento dal designatore di parola. Esso può essere omesso se il designatore di parola inizia con un ^, $, *, - o %. Le parole sono numerate dall'inizio della riga, la prima parola essendo denotata da uno 0 (zero). Le parole sono inserite nella riga corrente separate da spazi singoli.

0 (zero)
La parola numero zero. Per la shell, questa è la parola che costituisce il nome del comando.
La n-esima parola.
^
Il primo argomento. Cioè, la parola 1.
$
L'ultima parola. Normalmente questo è l'ultimo argomento, ma si espanderà alla parola numero zero se c'è una sola parola nella riga.
%
La prima parola che combacia con `?stringa?' nella più recente ricerca, se la stringa di ricerca inizia con un carattere che è parte di una parola .
Un intervallo di parole; `-y' abbrevia `0-y'.
*
Tutte le parole tranne la numero zero. Questo è un sinonimo per `1-$'. Non è un errore usare * se vi è solo una parola nell'evento; in quel caso il risultato è una stringa vuota.
Abbrevia x-$.
Abbrevia x-$ come x*, ma omette l'ultima parola. Se manca x , il valore predefinito è 0.

Se un designatore di parola è fornito senza una specificazione di evento, il comando precedente viene usato come evento.

Modificatori

Dopo l'opzionale designatore di parola, può comparire una sequenza di uno o più fra i seguenti modificatori, ognuno preceduto da un `:'. Questi modificano, o editano, la parola o le parole selezionate dall'evento di cronologia.

Rimuove un componente finale in un nome-file, lasciando solo la testa.
Rimuove tutti i componenti iniziali in un nome-file, lasciando la coda.
Rimuove un suffisso finale della forma .xxx, lasciando il nome base (basename).
Rimuove tutto tranne il suffisso finale.
Stampa il nuovo comando ma non lo esegue.
Quota le parole sostituite, prevenendo ulteriori sostituzioni.
Quota le parole sostituite, come con q, ma spezza in parole sui blank e newline. I modificatori q e x sono mutualmente esclusivi; viene usato l'ultimo fornito.
Sostituisce nuovo alla prima occorrenza di vecchio nella riga di evento. Qualsiasi carattere può essere usato come delimitatore al posto di /. Il delimitatore finale è opzionale se esso è l'ultimo carattere della riga di evento. Il delimitatore può essere quotato in vecchio e nuovo con una singola barra inversa. Se compare & in nuovo, esso è sostituito da vecchio. Una barra inversa singola quota il carattere &. Se vecchio è nullo, viene impostato all'ultimo vecchio sostituito o, se nessuna sostituzione di cronologia è avvenuta, l'ultima stringa in una ricerca di !?string[?]. Se nuovo è nullo, ogni corrispondenza di vecchio viene cancellata.
&
Ripete la precedente sostituzione.
Fa sì che i cambiamenti siano applicati sull'intera riga di evento. Questo si usa in congiunzione con `:s' (p.es., `:gs/vecchio/nuovo/') o `:&'. Se usato con `:s', qualsiasi delimitatore può essere usato al posto di /, e il delimitatore finale è opzionale se è l'ultimo carattere della riga di evento. Un a può essere usato come sinonimo di g.
Applica il modificatore che segue `s' o `&' una volta a ogni parola nella riga di evento.

COMANDI INCORPORATI DELLA SHELL

Se non diversamente indicato, ogni comando incorporato documentato in questa sezione, il quale accetti opzioni precedute da -, accetta -- per indicare la fine delle opzioni. I comandi incorporati :, true, false, e test non accettano opzioni e non trattano -- in modo speciale. I comandi incorporati exit, logout, return, break, continue, let e shift accettano ed elaborano argomenti che iniziano con - senza richiedere --. Altri comandi incorporati che accettano argomenti, ma per i quali non viene specificato che accettano opzioni, interpretano gli argomenti che iniziano con - come opzioni non valide e richiedono -- per impedire questa interpretazione.

: [argomenti]
Nessun effetto; il comando non fa niente, tranne l'espansione degli argomenti e l'effettuazione di ogni ridirezione specificata. Lo stato di ritorno è zero.

. nome-file [argomenti]
Legge ed esegue comandi dal nome-file nell'ambiente di shell corrente e ritorna lo stato d'uscita dell'ultimo comando eseguito contenuto in nome-file. Se nome-file non contiene una barra [/], i percorsi in PATH sono usati per trovare la directory contenente nome-file. Il file cercato in PATH non ha bisogno di essere marcato come eseguibile. Quando bash non è in modalità posix, viene ricercata la directory corrente se nessun file viene trovato in PATH. Se l'opzione sourcepath del comando incorporato shopt è disattivata, il PATH non viene usato per la ricerca. Se sono forniti degli argomenti, essi diventano i parametri posizionali quando nome-file è eseguito. Altrimenti i parametri posizionali sono inalterati. Se è abilitata l'opzione -T . eredita tutte le trap in DEBUG; in caso contrario ogni trap di DEBUG è salvata (prima) e ripristinata (dopo) la chiamata a ., e . disabilita la trap DEBUG durante l'esecuzione. Se -T non è abilitato,e il file eseguito cambia la trap DEBUG, il nuovo valore è mantenuto quando source completa. Lo stato di ritorno è lo stato dell'ultimo comando terminato dentro lo script (0 se nessun comando è eseguito), e falso se nome-file non viene trovato o non può essere letto.
Alias senza argomenti o con l'opzione -p stampa la lista degli alias nella forma alias nome=valore sullo standard output. Quando sono forniti argomenti, viene definito un alias per ogni nome per cui è dato il valore. Uno spazio finale a valore fa sì che la parola seguente sia controllata per la sostituzione di alias quando l'alias è espanso. Per ogni nome nella lista di argomenti per cui nessun valore è fornito, è stampato il nome e il valore dell'alias. Alias ritorna 0 (vero) a meno che non venga dato un nome per il quale nessun alias è stato definito.
Riprende ogni job sospeso jobspec in background, come se fosse stato avviato con &. Se jobspec non è presente, è usato quello che la shell considera essere il job corrente. bg jobspec ritorna 0 tranne quando viene eseguito con il job-control disabilitato o, se eseguito con il job-control abilitato, se jobspec non è stato trovato o è stato avviato senza usare job-control.
Mostra le associazioni attuali di tasti e funzioni di readline, associa una sequenza di tasti a una funzione o macro di readline o imposta una variabile readline. Ogni argomento che non sia un'opzione è un comando come apparirebbe nel file di inizializzazione di readline .inputrc, ma ciascuna associazione deve essere passata come argomento separato; per esempio, '"\C-x\C-r": re-read-init-file'. Le opzioni, se fornite, hanno i seguenti significati:
Usa keymap come mappatura della tastiera da modificare nelle successive associazioni. I nomi accettabili per keymap sono emacs, emacs-standard, emacs-meta, emacs-ctlx, vi, vi-move, vi-command e vi-insert. vi è equivalente a vi-command (anche vi-move è un sinonimo) ; emacs è equivalente a emacs-standard.
Elenca i nomi di tutte le funzioni di readline.
Mostra i nomi delle funzioni di readline e delle loro associazioni in modo tale che possano essere riletti.
Elenca i nomi delle funzioni di readline correnti e le loro associazioni.
Mostra sequenze di tasti di readline associati a macro e le stringhe risultanti in modo tale che possano essere rilette.
Mostra sequenze di tasti di readline associate a macro e le stringhe risultanti.
Mostra i nomi delle variabili di readline e i loro valori in modo tale che possano essere riletti.
Elenca i nomi delle variabili di readline correnti e i loro valori.
Legge le associazioni dei tasti dal file nome-file.
Chiede quali tasti invocano la funzione indicata.
Dissocia tutti i tasti associati alla funzione indicata.
Rimuove qualsiasi associazione corrente per keyseq.
Provoca l'esecuzione di comando-di-shell ogni volta che viene immesso keyseq. Quando comando-di-shell viene eseguito, la shell imposta la variabile READLINE_LINE al contenuto del buffer di riga readline e le variabili READLINE_POINT e READLINE_MARK rispettivamente alla posizione corrente del punto di inserzione e al punto di inserzione salvato (la marcatura). La shell imposta ogni argomento numerico fornito dall'utente alla variabile READLINE_ARGUMENT. Se non c'è l'argomento, la variabile non è impostatata. Se il comando eseguito cambia il valore di READLINE_LINE, READLINE_POINT o READLINE_MARK, i nuovi valori saranno portati nello stato di modifica.
Elenca tutte le sequenze di tasti associati a comandi di shell e i comandi associati in un formato che può essere riusato come input.

Il valore di ritorno è 0 tranne quando si specifica un'opzione non riconosciuta o è avvenuto un errore.

Esce dall'interno di un ciclo for, while, until o select. Se n è specificato, interrompe n livelli. n deve essere ≥ 1. Se n è più grande del numero di cicli racchiusi, tutti i cicli racchiusi vengono terminati. Il valore di ritorno è 0 tranne quando n non è maggiore o uguale a 1.
Esegue il comando incorporato specificato, passandogli gli argomenti, e ritorna il suo stato d'uscita. Questo è utile quando si desidera definire una funzione il cui nome è lo stesso di un comando incorporato della shell, ottenendo la funzionalità del comando incorporato attraverso la funzione. Il comando incorporato cd è comunemente ridefinito in questo modo. Lo stato di ritorno è falso se comando-incorporato non è un comando incorporato della shell.
Restituisce il contesto di qualsiasi chiamata di subroutine attiva (una funzione di shell o uno script eseguito coi comandi incorporati . o source. Senza espr, il caller mostra il numero di riga e il nome di file di origine della chiamata di subroutine corrente. Se un intero non negativo è fornito come espr, caller mostra il numero di riga, il nome di subroutine e il file di origine corrispondente a quella posizione nello stack delle chiamate di esecuzione. Questa informazione aggiuntiva può essere usata, per esempio, per stampare una traccia dello stack. Il frame corrente è il frame 0. Il valore di ritorno è 0 tranne quando la shell non sta eseguendo una chiamata di subroutine o quando espr non corrisponde a una posizione valida nello stack delle chiamate.
Cambia la directory corrente con dir. Se dir non viene indicato, viene usato il valore della variabile HOME. La variabile CDPATH definisce i percorsi di ricerca per le directory che contengano dir: ogni nome di directory in CDPATH viene usato per cercarvi dir. Nomi di directory alternative in CDPATH sono separati da due punti (:). Un nome di directory nullo in CDPATH indica la directory corrente, cioè, “.”. Se dir inizia con una barra [/], allora CDPATH non è usato. L'opzione -P dice di usare la struttura di directory fisica invece di seguire i collegamenti simbolici e prima di gestire eventuali .. in dir (si veda anche l'opzione -P del comando incorporato set); l'opzione -L forza a seguire i collegamenti simbolici risolvendoli dopo aver gestito eventuali .. in dir. Se .. appare in dir e gestito rimuovendo il componente del nome percorso subito prima da dir fino alla barra [/] o all'inizio di dir. Se l'opzione -e viene fornita con -P, e la directory di lavoro corrente non può essere determinata con successo dopo un cambiamento di directory andato a buon fine, cd ritornerà uno stato di insuccesso. Sui sistemi che la supportano, l'opzione -@ presenta gli attributi estesi associati a file come se fosse una directory. Un argomento - è convertito in $OLDPWD prima del cambio directory. Se viene usato il nome di una directory non vuota da CDPATH o se - è il primo argomento, e il cambiamento di directory ha successo, il percorso completo della nuova directory di lavoro viene scritto sullo standard output. Se il cambio di directory ha successo, cd imposta il valore della variabile d'ambiente PWD come il nome della nuova directory, e il valore della variabile d'ambiente OLDPWD come il nome della directory corrente prima del cambio. Il valore di ritorno è vero se la directory è stata cambiata con successo; falso altrimenti.
Esegue comando con gli argomenti sopprimendo la normale ricerca tra le funzione di shell. Sono eseguiti solo i comandi incorporati o comandi trovati in PATH. Se è specificata l'opzione -p, la ricerca di comando viene effettuata usando un valore predefinito per PATH usando il quale è garantito che siano trovate tutte le utilità standard. Se è fornita l'opzione -V o -v, viene stampata una descrizione di comando. L'opzione -v provoca la visualizzazione di una singola parola che indica il comando o il nome-file usato per invocare comando; l'opzione -V produce una descrizione più completa. Se è fornita l'opzione -V o -v, lo stato d'uscita è 0 se comando è stato trovato, e 1 altrimenti. Se nessuna delle due opzioni è fornita e avviene un errore o comando non può essere trovato, lo stato d'uscita è 127. Altrimenti, lo stato d'uscita del comando incorporato command è lo stato d'uscita di comando.
Genera possibili corrispondenze di completamento per parola in accordo con le opzioni, che possono essere qualsiasi opzione accettata dal comando incorporato complete ad eccezione di -p e -r, e scrive le corrispondenze sullo standard output. Quando si usano le opzioni -F o -C, le diverse variabili di shell impostate dai servizi di completamento programmabile, anche se disponibili, non conterranno valori utili.

Le corrispondenze saranno generate come se il codice di completamento programmabile le avesse generate direttamente da una specifica di completamento con gli stessi flag. Se viene specificata parola, vengono mostrati solo i completamenti disponibili per parola.

Il valore di ritorno è 0 (vero), tranne quando viene fornita un'opzione non valida, o non viene generata alcuna corrispondenza.


[-F funzione] [-C comando] [-X filterpat] [-P prefisso] [-S suffisso] nome [nome ...]
Specifica come devono essere completati gli argomenti per ogni nome. Se viene fornita l'opzione -p o se non viene fornita alcuna opzione, le specifiche di completamento esistenti sono stampate in modo tale da essere riutilizzabili come input. L'opzione -r rimuove una specifica di completamento per ogni nome o, se non è fornito nessun nome, tutte le specifiche di completamento. L'opzione -D indica che le rimanenti opzioni e azioni si dovrebbero applicare al completamento di comando “predefinito”; cioè, il completamento tentato su un comando per il quale non è stato definito precedentemente nessun completamento. L'opzione -E indica che le rimanenti opzioni e azioni si dovrebbero applicare al completamento di comando “vuoto”; cioè il completamento tentato su una riga vuota. L'opzione -I indica che le altre opzioni ed azioni fornite vanno applicate al completamento delle parole iniziali che non siano di assegnamento, o che seguano un delimitatore di comando come ; o |, che è normalmente il completamento del comando. Se vengono utilizzate più opzioni, -D ha la priorità rispetto a -E, ed entrambe hanno la precedenza rispetto a -I. Se una qualsiasi di -D, -E o -I viene usata, ogni altro nome viene ignorato; questi completamenti si applicano solo al caso indicato dall'opzione stessa.

Il processo per applicare queste specifiche di completamento quando si tenta il completamento della parola è descritto above under Programmable Completion.

Altre opzioni, se specificate, hanno i seguenti significati. Gli argomenti alle opzioni -G, -W, e -X (e, se necessario alle opzioni -P e -S) dovrebbero essere quotati per proteggerli dall'espansione prima che venga invocato il comando incorporato complete.

L'opzione comp-option controlla diversi aspetti del comportamento di comspec oltre la semplice generazione di completamenti. comp-option può essere uno di questi:
Effettua il resto dei completamenti predefiniti di bash se comspec non genera corrispondenze.
Usa il completamento del nome-file predefinito di readline se comspec non genera corrispondenze.
Effettua il completamento del nome di directory se comspec non genera corrispondenze.
Dice a readline che il comspec genera nomi-file, consentendo così di effettuare qualsiasi elaborazione di uno specifico nome-file (come aggiungere una barra [/] ai nomi di directory, quotare caratteri speciali o sopprimere gli spazi finali). Fatto per essere usato con le funzioni di shell.
Dice a readline di non quotare le parole completate se sono nomi-file (la quotatura dei nomi-file è il comportamento predefinito).
Dice a readline di non ordinare la lista dei possibili completamenti in ordine alfabetico.
Dice a readline di non aggiungere uno spazio (che viene aggiunto in modo predefinito) alle parole completate alla fine della riga.
Dopo che le corrispondenze definite da comspec sono state generate, viene tentato il completamento dei nomi di directory e il risultato viene aggiunto ai risultati delle altre azioni.
L'azione può essere una delle seguenti per generare una lista di possibili completamenti:
Nome di alias. Può anche essere specificata come -a.
Nomi di variabili di array.
Nomi di associazioni di tasti Readline.
Nomi di comandi incorporati della shell. Può anche essere specificata come -b.
Nomi di comandi. Può anche essere specificata come -c.
Nomi di directory. Può anche essere specificata come -d.
Nomi di comandi incorporati della shell disabilitati.
Nomi di comandi incorporati della shell abilitati.
Nomi di variabili di shell esportate. Può anche essere specificata come -e.
Nomi di file. Può anche essere specificata come -f.
Nomi di funzioni di shell.
Nomi di gruppo. Può anche essere specificata come -g.
Argomenti di aiuto come accettati dal comando incorporato help.
Nomi di host, come presi dal file specificato dalla variabile di shell HOSTFILE.
Nomi di job, se il job-control è attivo. Può anche essere specificata come -j.
Parole riservate della shell. Può anche essere specificata come -k.
Nomi di job in esecuzione, se il job-control è attivo.
Nome di servizi. Può anche essere specificata come -s.
Argomenti validi per l'opzione -o del comando incorporato set.
Nomi di opzioni di shell come accettati dal comando incorporato shopt.
Nomi di segnali.
Nomi di job sospesi, se il job-control è attivo.
Nomi di utente. Può anche essere specificata come -u.
Nomi di variabili di shell. Può anche essere specificata come -v.
comando viene eseguito in un ambiente di subshell, e il suo output viene usato come lista di possibili completamenti. Gli argomenti sono passati come per l'opzione -F.
La funzione di shell function viene eseguita nell'ambiente di shell corrente. Quando la funzione è eseguita, il primo argomento ($1) è il nome del comando i cui argomenti devono essere completati, il secondo argomento ($2) è la parola da completare, e il terzo argomento ($3) è la parola che precede la parola da completare sulla riga di comando corrente. Al termine, i completamenti possibili sono recuperati dal valore della variabile array COMPREPLY .
Il modello di espansione dei nomi di percorso globpat viene espanso per generare i possibili completamenti.
prefisso è aggiunto all'inizio di ogni possibile completamento dopo che sono state applicate tutte le altre opzioni.
suffisso è aggiunto alla fine di ogni possibile completamento dopo che sono state applicate tutte le altre opzioni.
L'elenco-parole è suddiviso usando i caratteri nella variabile speciale IFS come delimitatori, e viene espansa ogni parola risultante. L'utilizzo delle virgolette all'interno di elenco-parole è gestito, sicché è possibile utilizzare metacaratter shell tra le parole, oppure caratteri compresi anche in IFS. I possibili completamenti sono gli elementi della lista risultante che sono appropriati per la parola da completare.
filterpat è un modello come quelli usati per l'espansione del nome di percorso. È applicato all'elenco dei possibili completamenti generati dalle opzioni e dagli argomenti precedenti, e ogni completamento che corrisponde a filterpat viene rimosso dall'elenco. Un ! iniziale in filterpat nega il modello; in questo caso ogni completamento che non concorda con filterpat viene rimosso.

Il valore di ritorno è 0 (vero) tranne quando viene fornita un'opzione non valida, viene fornita un'opzione all'infuori di -p o -r senza un argomento nome, viene fatto un tentativo di rimuovere una specifica di completamento per un nome per il quale non vi sono specifiche, o se si verifica un errore aggiungendo una specifica di completamento.

Modifica le opzioni di completamento per ogni nome secondo i valori di opzione o, se non viene fornito un nome, per il completamento in esecuzione. Se non viene data nessuna opzione, visualizza le opzioni di completamento per ogni nome o il completamento corrente. I possibili valori di opzione sono quelli validi per il comando incorporato complete descritto precedentemente. L'opzione -D indica che le opzioni rimanenti dovrebbero applicarsi al completamento di comando “predefinito”; cioè il completamento tentato su un comando per il quale non è stato precedentemente definito un completamento. L'opzione -E indica che le opzioni rimanenti dovrebbero applicarsi al completamento di comando “vuoto”; cioè un completamento tentato su una riga vuota. L'opzione -I indica che le altre opzioni fornite dovrebbero applicarsi al completamento della prima parola della riga che non sia un assegnamento, oppure dopo un delimitatore di comando come ; o |, che indica normalmente il completamento del nome del comando.

Il valore di ritorno è vero, a meno che non venga fornita un'opzione non valida, venga fatto un tentativo per modificare le opzioni per un nome per il quale non esiste alcuna specifica di completamento, o accada un errore di output.

Riprende la successiva iterazione del ciclo for, while, until o select dentro cui si trova. Se n è specificato, riprende all'n-esima nidificazione del ciclo. n deve essere ≥ 1. Se n è più grande del numero di cicli nidificati, riprende dall'ultimo ciclo esistente (il ciclo a più alto livello). Il valore di ritorno è 0 tranne quando n non è maggiore o uguale a 1.
Dichiara variabili e/o dà loro degli attributi. Se il nome è omesso, mostra i valori delle variabili. L'opzione -p mostra gli attributi e i valori di ogni nome. Quando -p viene usato con argomenti nome, vengono ignorate opzioni addizionali, eccetto -f e -F. Quando -p viene fornito senza argomenti nome, visualizza gli attributi e i valori di tutte le variabili che hanno gli attributi specificati dalle opzioni aggiuntive. Se non viene fornita nessun'altra opzione con -p, declare visualizza gli attributi e i valori di tutte le variabili di shell. L'opzione -f restringe la visualizzazione alle funzioni di shell. L'opzione -F inibisce la visualizzazione delle definizioni di funzione; vengono stampati solo il nome della funzione e i suoi attributi. Se l'opzione di shell extdebug è stata abilitata con shopt, vengono anche visualizzati il nome di file d'origine e il numero di riga dov'è definito ciascun nome. L'opzione -F sottintende -f. L'opzione -g forza la creazione o la modifica delle variabili globalmente, anche quando declare è eseguito in una funzione di shell. È ignorato in tutti gli altri casi. L'opzione -I fa sì che la variabile locale erediti gli attributi (eccetto nameref) e il valore da una eventuale variabile con lo stesso nome definita in un scope precedente. Se non c'è una variabile già esistente, la variabile locale è inizialmente non impostata. Le seguenti opzioni possono essere usate per restringere l'output alle sole variabili con gli attributi specificati o per assegnare attributi di variabili:
Ogni nome è una variabile array indicizzata (si veda Array sopra). above).
Each name is an associative array variable (see Arrays above).
Usa solo nomi di funzioni.
La variabile è trattata come un intero; la valutazione aritmetica (si veda VALUTAZIONE ARITMETICA sopra) above) è effettuata quando alla variabile è assegnato un valore.
Quando alla variabile è assegnato un valore, tutti i caratteri maiuscoli sono convertiti in minuscolo. L'attributo upper-case è disabilitato.
Dà a ogni nome l'attributo nameref, rendendolo un riferimento a un'altra variabile. Quest'altra variabile è definita dal valore di nome. Tutti i riferimenti, gli assegnamenti e le modifiche degli attributi a nome, tranne quelli che usano o cambiano lo stesso attributo -n, sono effettuati sulla variabile referenziata dal valore di nome. L'attributo -n non può essere applicato alle variabili array.
Rende nomi accessibili in sola lettura. A questi nomi non possono quindi essere assegnati valori da successive istruzioni di assegnamento, e i valori assegnati non possono essere rimossi.
Dà a ogni nome l'attributo trace. Le funzioni tracciate ereditano i segnali intercettati DEBUG e RETURN dalla shell chiamante. L'attributo trace non ha un significato speciale per le variabili.
Quando alla variabile è assegnato un valore, tutti i caratteri minuscoli sono convertiti in maiuscolo. L'attributo lower-case è disabilitato.
Marca nomi per l'esportazione ai successivi comandi attraverso l'ambiente.

Usare `+' invece di `-' disattiva l'attributo, con l'eccezione che +a e +A non possono essere usati per eliminare una variabile array e +r non rimuove l'attributo di sola lettura. Quando usate in una funzione, declare e typeset rendono ogni nome locale, come con il comando local, a meno che non venga fornita l'opzione -g. Se un nome di variabile è seguito da =valore, il valore della variabile è impostato a valore. Il valore di ritorno è 0 tranne quando viene incontrata un'opzione non valida, viene fatto un tentativo di definire una funzione usando ``-f foo=bar'', un tentativo per assegnare un valore a una variabile in sola lettura, un tentativo per assegnare un valore a una variabile array senza usare la sintassi di assegnamento composto (si veda Array sopra) above), uno dei nomi non è un nome valido di variabile di shell, un tentativo per disattivare lo stato di sola lettura per una variabile in sola lettura, un tentativo per disattivate lo stato di array per una variabile array, o un tentativo per mostrare una funzione non esistente con -f.

Senza opzioni, mostra la lista delle directory correntemente memorizzate. La visualizzazione predefinita è su un singola riga coi nomi di directory separate da spazi. Le directory sono aggiunte alla lista con il comando pushd; il comando popd rimuove elementi dalla lista. La directory corrente è sempre la prima directory nello stack.
Svuota lo stack delle directory cancellando tutti gli elementi.
Produce un elenco usando il percorso completo; il formato predefinito per l'elencazione usa un carattere tilde per indicare la home directory.
Stampa lo stack delle directory con un elemento per riga.
Stampa lo stack delle directory con un elemento per riga,anteponendo a ogni elemento il suo indice nello stack.
+n
Mostra l'n-esimo elemento contando dalla sinistra della lista mostrata da dirs quando è chiamato senza opzioni, partendo da zero.
Mostra l'n-esimo elemento contando dalla destra della lista mostrata da dirs quando è chiamato senza opzioni, partendo da zero.

Il valore di ritorno è 0 tranne quando viene fornita un'opzione non valida o n un indice oltre la fine dello stack delle directory.

Senza opzioni, rimuove ogni jobspec dalla tabella dei job attivi. Se jobspec non è presente, e non viene fornita né l'opizone -a né l'opzione -r, viene usato il job corrente. Se viene data l'opzione -h, ogni jobspec non viene rimosso dalla tabella, ma è marcato in modo che SIGHUP non venga inviato al job se la shell riceve un SIGHUP. Se non è specificata alcuna jobspec l'opzione -a richiede la rimozione o il marcamento di tutti i job; l'opzione -r senza un argomento jobspec restringe l'operazione ai job in esecuzione. Il valore di ritorno è 0 tranne quando jobspec non specifica un job valido.
Emette gli arg, separati da spazi, seguiti da un newline. Lo stato di ritorno è 0, a meno che non si verifichi un errore di scrittura. Se è specificato -n, il newline finale è soppresso. Se è data l'opzione -e, viene abilitata l'interpretazione dei successivi caratteri preceduti dal carattere di protezione della barra inversa. L'opzione -E disabilita l'interpretazione di questi caratteri di protezione, anche su sistemi dove essi sono interpretati in modo predefinito. L'opzione di shell xpg_echo può essere usata per determinare dinamicamente se echo espande questi caratteri di protezione in modo predefinito oppure no. echo non interpreta -- come fine delle opzioni. echo interpreta le seguenti sequenze di protezione:
avviso (segnale acustico)
backspace
elimina ulteriore output
un carattere di escape
salto pagina
codice di fine riga (newline)
ritorno carrello
tabulazione orizzontale
tabulazione verticale
\\
barra inversa
\0nnn
il carattere a otto bit il cui valore è il valore ottale nnn (da zero a tre cifre ottali)
il carattere a otto bit il cui valore è il valore esadecimale HH (una o due cifre esadecimali)
il carattere Unicode (ISO/IEC 10646) il cui valore è il valore esadecimale HHHH (da una a quattro cifre esadecimali)
il carattere Unicode (ISO/IEC 10646) il cui valore è il valore esadecimale HHHHHHHH (da una a otto cifre esadecimali)
Abilita e disabilita i comandi incorporati della shell. Disabilitare un comando incorporato permette l'esecuzione di un comando residente su disco con lo stesso nome di un comando incorporato della shell senza dover specificare un percorso completo, anche se la shell normalmente cerca i comandi incorporati prima di quelli su disco. Se è usato -n, ogni nome è disabilitato; altrimenti, nomi sono abilitati. Per esempio, per usare il programma binario test trovato attraverso il PATH, invece della versione incorporata nella shell, si esegue ``enable -n test''. L'opzione -f richiede di caricare il nuovo comando incorporato nome dall'oggetto condiviso nome-file, sui sistemi che supportano il caricamento dinamico. Bash utilizza il valore della variabile BASH_LOADABLES_PATH come elenco di percorsi separati dai due punti per cercare nome-file. Il valore predefinito dipende dal sistema. L'opzione -d elimina un comando incorporato precedentemente caricato con -f. Se nessun argomento nome è specificato, o se viene fornita l'opzione -p viene stampata una lista di tutti i comandi incorporati della shell. Senza altri argomenti di opzione la lista è formata da tutti i comandi incorporati della shell abilitati. Se è fornito -n, vengono stampati solo i comandi incorporati disabilitati. Se è fornito -a, la lista stampata include tutti i comandi incorporati, con l'indicazione per ciascuno se è abilitato o no. Se viene fornito -s, l'output è ristretto ai comandi incorporati speciali POSIX. Se non vengono fornite opzioni e nome non è un comando incorporato, allora enable cercherà di caricare nome da una libreria condivisa chiamata nome, come il comando fosse ``enable -f name name . Il valore restituito è 0 a meno che nome sia un comando incorporato della shell o ci sia un errore caricandone uno nuovo da una libreria condivisa.
Gli arg sono letti e concatenati insieme formando un singolo comando. Questo comando è quindi letto ed eseguito dalla shell, e il suo stato di uscita è ritornato come valore del comando eval. Se non vi è alcun arg, o vi sono solo argomenti nulli, eval ritorna 0.
Se comando è specificato, esso sostituisce la shell. Nessun nuovo processo viene creato. Gli argomenti diventano gli argomenti per comando. Se viene fornita l'opzione -l la shell pone un trattino all'inizio dell'argomento numero zero passato a comando. Questo è quello che fa login(1). L'opzione -c provoca l'esecuzione di comando con un ambiente vuoto. Se viene fornita -a la shell passa nome come argomento numero zero del comando eseguito. Se comando non può essere eseguito per qualche ragione, una shell non interattiva termina, a meno che non sia abilitata l'opzione di shell execfail, nel qual caso restituisce insuccesso. Una shell interattiva restituisce insuccesso se il file non può essere eseguito. Una subshell esce incondizionatamente se exec fallisce. Se comando non è specificato, qualsiasi ridirezione ha effetto nella shell corrente, e lo stato di ritorno è 0. Se si verifica un errore di ridirezione lo stato di ritorno è 1.
Causa l'uscita della shell con uno stato d'uscita n. Se n è omesso, lo stato d'uscita è quello dell'ultimo comando eseguito. Un'intercettazione di segnale su EXIT è eseguita prima che la shell termini.
I nomi forniti sono marcati per l'esportazione automatica nell'ambiente dei comandi eseguiti in seguito. Se è specificata l' opzione -f, i nomi si riferiscono a funzioni. Se il nome è omesso o se se è fornita l'opzione -p, viene stampata una lista di nomi di tutte le variabili esportate. L'opzione -n provoca la rimozione della proprietà di esportazione da ogni nome. Se un nome di variabile è seguito da =parola, il valore della variabile è impostato a parola. export ritorna uno stato d'uscita di 0 tranne quando viene trovata un'opzione non valida, uno dei nomi non è un nome valido di variabile di shell, o viene fornita l'opzione -f con un nome che non è il nome di una funzione.
Nella prima forma, seleziona un intervallo di comandi fra primo e ultimo dalla lista della cronologia e li mostra o li modifica e li riesegue . Primo e ultimo possono essere specificati come una stringa (per individuare l'ultimo comando che inizia con quella stringa) o come numero (un indice nella lista della cronologia, dove un numero negativo è usato a partire dal numero del comando corrente). Quando si elenca, un primo o ultimo pari a 0 è equivalente a -1, e -0 è equivalente al comando corrente (normalmente il comando fc); altrimenti 0 è equivalente a -1 e -0 non è valido. Se ultimo non è specificato è impostato al comando corrente per l'elencazione (così che ``fc -l -10'' stampa gli ultimi 10 comandi) e a primo altrimenti. Se primo non è specificato è impostato al precedente comando per la modifica e a -16 per l'elencazione.

L'opzione -n sopprime i numeri dei comandi quando li elenca. L'opzione -r inverte l'ordine dei comandi. Se è specificata l'opzione -l, i comandi sono elencati sullo standard output. Altrimenti, è invocato l'editor indicato da ename su un file che contiene questi comandi. Se ename è omesso, è usato il valore della variabile FCEDIT, e il valore di EDITOR se FCEDIT non è impostata. Se né l'una né l'altra variabile è impostata, è usato vi Quando la modifica è completata, i comandi modificati sono listati ed eseguiti.

Nella seconda forma, comando è rieseguito dopo che ogni istanza di pat è sostituita da rep. Comando è interpretato come primo.Un utile alias da usare con questo è ``r="fc -s"'', così che digitando ``r cc'' si esegue l'ultimo comando che inizia con ``cc'' e battendo ``r'' si riesegue l'ultimo comando.

Se è usata la prima forma, il valore di ritorno è 0 a meno che sia incontrata un'opzione non valida o primo o ultimo specifichino righe di cronologia fuori dall'intervallo esistente. Se è fornita l'opzione -e, il valore di ritorno è il valore dell'ultimo comando eseguito, o insuccesso se avviene un errore con il file temporaneo dei comandi. Se è usata la seconda forma, lo stato di ritorno è quello del comando rieseguito, tranne quando cmd non specifica una riga di cronologia valida, nel qual caso fc ritorna insuccesso.

Riprende jobspec in primo piano, e lo rende il job corrente. Se jobspec non è presente, è usata la nozione della shell di job corrente. Il valore di ritorno è quello del comando posto in primo piano, o insuccesso se eseguito mentre il job-control è disabilitato o, quando eseguito col job-control abilitato, se jobspec non specifica un job valido o jobspec specifica un job che era stato avviato senza job-control.
getopts è usato dalle procedure di shell per analizzare i parametri posizionali. optstring contiene i caratteri delle opzioni che devono essere riconosciuti; se un carattere è seguito da due punti, l'opzione si aspetta di avere un argomento, che dovrà essere separato dalla stessa da spazi bianchi. I due punti e il punto interrogativo non possono essere usati come caratteri di opzione. Ogni volta che è invocato, getopts pone la successiva opzione nella variabile di shell nome, inizializzando nome se non esiste, e l'indice del prossimo argomento da elaborare nella variabile OPTIND. OPTIND è inizializzato a 1 ogni volta che la shell o uno script di shell viene invocato. Quando un'opzione richiede un argomento, getopts pone quell'argomento nella variabile OPTARG. La shell non reimposta OPTIND automaticamente; questa variabile deve essere manualmente reimpostata tra più chiamate a getopts dentro la stessa esecuzione della shell, se deve essere usato un nuovo insieme di parametri.

Quando viene raggiunta la fine delle opzioni getopts esce con un valore di ritorno maggiore di zero. OPTIND è impostato all'indice del primo argomento senza opzioni e nome viene impostato a ?.

getopts normalmente analizza i parametri posizionali, ma se più argomenti vengono dati come valori arg, getopts analizza solo quelli.

getopts può informare degli errori in due modi. Se il primo carattere di optstring è un due punti, è usata un'informazione di errore silenziosa. Normalmente i messaggi diagnostici vengono stampati quando vengono trovate opzioni non valide o mancano argomenti alle opzioni. Se la variabile OPTERR è impostata a 0, nessun messaggio di errore viene mostrato, anche se il primo carattere di optstring non è due punti.

Se è incontrata un'opzione non valida, getopts pone ? nel nome e, se non silenziosa, stampa un messaggio di errore e annulla OPTARG. Se getopts è silenziosa, il carattere di opzione trovato è posto in OPTARG e nessun messaggio diagnostico è stampato.

Se un argomento richiesto non è trovato, e getopts non è silenziosa, un punto interrogativo (?) è posto in nome, OPTARG viene annullato, e viene stampato un messaggio diagnostico. Se getopts è silenziosa, allora un carattere di due punti (:) è posto in nome e OPTARG è impostato al carattere di opzione trovato.

getopts ritorna 0 (vero) se viene trovata un'opzione, specificata o non specificata. Ritorna falso se viene incontrata la fine delle opzioni o avviene un errore.

Ogni volta che hash viene invocata, il percorso completo del comando nome è determinato ricercando le directory in $PATH e viene memorizzato. Ogni nome di percorso precedentemente memorizzato viene perso. Se viene fornita l'opzione -p, non viene effettuata nessuna ricerca di percorso e nome-file è usato come nome completo del comando. L'opzione -r fa sì che la shell dimentichi tutti i percorsi memorizzati. L'opzione -d fa sì che la shell dimentichi i percorsi memorizzati di ogni nome. Se viene fornita l'opzione -t è stampato il percorso completo al quale corrisponde ogni nome. Se vengono forniti argomenti multipli di nome con -t, il nome viene stampato prima del percorso completo indicizzato. L'opzione -l provoca la visualizzazione dell'output in un formato riutilizzabile come input. Se nessun argomento è dato, ed è fornito solo -l, è stampata l'informazione circa i comandi memorizzati. Lo stato di ritorno è 0 (vero) tranne quando nome è irreperibile o viene fornita un'opzione non valida.
Mostra utili informazioni sui i comandi incorporati. Se modello è specificato, help fornisce un aiuto dettagliato su tutti i comandi che corrispondono al modello; altrimenti è stampato l'aiuto per tutti i comandi incorporati e le strutture di controllo della shell.
Visualizza una breve descrizione di ogni modello
Visualizza la descrizione di ogni modello in un formato simile a manpage
Visualizza solo una breve sintassi d'uso per ogni modello

Lo stato di ritorno è 0 tranne quando nessun comando è individuato dal modello.

Senza opzioni, mostra la lista della cronologia dei comandi con i numeri di riga. Le righe elencate con un * sono state modificate. Con l'argomento n elenca solo le ultime n righe. Se la variabile di shell HISTTIMEFORMAT è impostata e non nulla, è usata come stringa di formato di strftime(3) per mostrare la data/ora associata a ogni elemento della cronologia. Nessuno spazio è interposto fra la data/ora formattata e la riga della cronologia. Se è fornito nome-file, questo è usato come nome del file di cronologia; altrimenti, è usato il valore di HISTFILE. Le opzioni, se fornite, hanno i seguenti significati:
Svuota l'elenco della cronologia eliminando tutti gli elementi.
Cancella l'elemento dalla cronologia alla posizione scostamento. Se scostamento è negativo viene interpretato come uno maggiore dell'ultima posizione della cronologia, quindi gli indici negativi partono dalla fine della cronologia e un indice -1 si riferisce al comando attuale history -d.
Cancella gli elementi della cronologia tra le posizioni inizio e fine, incluse. Valori positivi e negativi per inizio e fine sono interpretati come descritto in precedenza.
Accoda le “nuove” righe al file della cronologia. Queste sono righe della cronologia inserite dall'inizio della corrente sessione di bash, ma non ancora aggiunte al file di cronologia.
Inserisce le righe della cronologia non ancora lette dal file di cronologia nella corrente lista della cronologia. Queste sono le righe accodate al file di cronologia dall'inizio della corrente sessione di bash.
Legge il contenuto del file di cronologia e lo aggiunge alla fine della cronologia corrente.
Scrive la cronologia corrente sul file di cronologia, sovrascrivendo il contenuto del file di cronologia.
Effettua la sostituzione della cronologia sui seguenti arg e mostra il risultato sullo standard output. Non conserva il risultato nell'elenco della cronologia. Ogni arg dev'essere quotato per disabilitare la normale espansione della cronologia.
Memorizza gli arg nell'elenco della cronologia come un singolo comando. L'ultimo comando nell'elenco della cronologia viene rimosso prima che gli arg vengano aggiunti.

Se la variabile HISTTIMEFORMAT è impostata, l'informazione data/ora associata a ogni elemento della cronologia viene scritta nel file della cronologia, marcato col carattere di commento. Quando viene letto il file della cronologia, le righe che iniziano con il carattere di commento seguito immediatamente da una cifra sono interpretate come data e ora della voce di cronologia successiva. Il valore di ritorno è 0 tranne quando viene incontrata un'opzione non valida, avviene un errore mentre si legge o si scrive il file della cronologia, viene fornito uno scostamento non valido come argomento a -d o l'espansione della cronologia fornita come argomento a -p non ha successo.

La prima forma elenca i job attivi. Le opzioni hanno i seguenti significati:
Elenca gli ID dei processi in aggiunta alle normali informazioni.
Mostra le informazioni solo sui job che hanno cambiato stato dall'ultima notifica di stato mostrata all'utente.
Elenca solo l'ID di processo del principale job del gruppo di processo.
Mostra solo i job in esecuzione.
Mostra solo i job sospesi.

Se jobspec è specificato, l'output è limitato alle informazioni su quel job. Lo stato di ritorno è 0 a meno che venga incontrata un'opzione non valida o sia fornito un jobspec non valido.

Se è fornita l'opzione -x, jobs sostituisce qualsiasi jobspec trovato in comando o args con il corrispondente ID del gruppo di processo, ed esegue comando passandogli args, e ritornando il suo stato d'uscita.

Manda il segnale indicato da sigspec o signum al processo indicato da pid o jobspec. sigspec è o un nome di segnale, senza distinzione tra maiuscole e minuscole, come SIGKILL, (con o senza il prefisso SIG) o un numero di segnale; signum è un numero di segnale. Se sigspec non è presente, si suppone essere SIGTERM. Un argomento -l elenca i nomi dei segnali. Se sono forniti degli argomenti quando è specificata l'opzione -l, sono elencati i nomi dei segnali corrispondenti agli argomenti, e lo stato di ritorno è 0. L'argomento stato d'uscita di -l è un numero che specifica o un numero di segnale o lo stato d'uscita di un processo terminato da un segnale. L'opzione -L è equivalente a -l. kill restituisce 0 (vero) se almeno un segnale è stato inviato con successo, o falso se avviene un errore o se è incontrata un'opzione non valida.
Ogni arg è un'espressione aritmetica che deve essere valutata (si veda VALUTAZIONE ARITMETICA sopra) above). Se l'ultimo arg viene valutato 0, let ritorna 1; altrimenti è ritornato 0.
Per ogni argomento viene creata una variabile locale chiamata nome e le viene assegnato valore. L'opzione può essere una qualunque di quelle accettate da declare. Quando local è usato dentro una funzione, fa sì che la variabile nome abbia una visibilità ristretta a quella funzione e ai suoi figli. Se nome è -, l'insieme delle opzioni di shell è reso locale alla funzione nella quale local è chiamato: le opzioni di shell cambiate con il comando incorporato set all'interno della funzione saranno ripristinate ai loro valori originari quando la funzione ritorna. Il ripristino viene effettuato come se si eseguisse il comando set per ripristinare i valori che erano presenti prima dell'invocazione della funzione. Senza alcun operando, local scrive una lista di variabili locali sullo standard output. È un errore usare local quando non si è dentro una funzione. Lo stato di ritorno è 0 tranne quando local è usata fuori da una funzione, viene fornito un nome non valido o nome è una variabile in sola lettura.
Termina una shell di login.
Legge righe dallo standard input all'interno della variabile array indicizzata array, o dal descrittore di file fd se viene fornita l'opzione -u. La variabile MAPFILE è l'array predefinito. Le opzioni, se fornite, hanno il seguente significato:
Il primo carattere di delim è usato per far terminare la riga di input, invece di newline. Se delim è la stringa vuota, mapfile terminerà una riga quando leggerà il carattere NUL.
Copia al massimo numero righe. Se numero è 0 vengono copiate tutte le righe.
Inizia assegnando array all'indice origine. L'indice predefinito è 0.
Ignora le prime numero righe lette.
Rimuove il delimitatore (il predefinito è "newline") finale da ogni riga letta.
Legge le righe dal descrittore di file fd invece che dallo standard input.
Valuta callback ogni volta che vengono lette quantum righe. L'opzione -c specifica quantum.
Specifica il numero di righe lette tra una chiamata e l'altra di callback.

Se -C è specificato senza -c, il quantum predefinito è 5000. Quando callback è valutato, viene fornito l'indice del successivo elemento di array da assegnare e la riga da attribuire a quell'elemento come argomenti aggiuntivi. callback viene valutato dopo che la riga è stata letta, ma prima che l'elemento di array sia stato assegnato.

Se non è fornito con un'origine esplicita, mapfile azzera array prima della relativa assegnazione.

mapfile ritorna successo, a meno che non vengano forniti un'opzione o un argomento di opzione non validi, array sia non valido o non assegnabile, oppure se array non è un array indicizzato.

Rimuove degli elementi dallo stack delle directory. Gli elementi sono numerati a partire da 0 e seguono l'ordine della loro elencazione come nel comando dirs. Senza argomenti, rimuove la directory in cima allo stack, ed effettua un cd verso la nuova directory in cima allo stack. Gli argomenti, se forniti, hanno il seguente significato:
Sopprime il normale cambiamento di directory quando rimuove directory dallo stack, ossia viene manipolato solo lo stack.
+n
Rimuove l'n-esimo elemento contando dalla sinistra della lista mostrata da dirs, partendo da zero, dallo stack. Per esempio: ``popd +0'' rimuove la prima directory, ``popd +1'' la seconda.
Rimuove l'n-esimo elemento contando dalla destra della lista mostrata da dirs, partendo da zero. Per esempio: ``popd -0'' Rimuove l'ultima directory, ``popd -1'' la penultima.

Se l'elemento in cima allo stack delle directory è modificato e viene usata l'opzione -n, popd usa il comando incorporato cd per spostarsi aulla directory in cima allo stack. Se cd fallisce, popd restituisce un valore non zero.

Altrimenti popd ritorna falso se viene incontrata un'opzione non valida, se lo stack delle directory è vuoto, o se è specificato un elemento non esistente nello stack delle directory.

Se il comando popd ha successo, bash esegue dirs per mostrare il contenuto finale dello stack delle directory, e ritorna con stato 0.

Scrive gli argomenti formattati sullo standard output sotto il controllo del formato. Con l'opzione -v l'output viene assegnato alla variabile var piuttosto che essere stampato sullo standard output.

Il formato è una stringa di caratteri che contiene tre tipi di oggetti: caratteri semplici, i quali sono semplicemente copiati sullo standard output, sequenze di protezione dei caratteri, che sono convertite e copiate sullo standard output, e specifiche di formato, ognuna delle quali provoca la stampa dell'argomento seguente. Oltre alle specifiche di formato printf(1) standard, printf interpreta le seguenti estensioni:

%b
fa sì che printf espanda sequenze di protezione tramite la barra inversa nell'argomento corrispondente nello stesso modo di echo -e.
%q
fa sì che printf stampi sull'output l'argomento corrispondente in un formato riutilizzabile come input di shell.
%Q
come %q, ma applica l'eventuale precisione fornita all'argomento prima di quotarlo.
%(datefmt)T
fa sì che printf stampi sull'output la stringa data-ora che risulta dall'uso di datefmt come stringa di formato per strftime(3). L'argomento corrispondente è un numero intero che rappresenta il numero di secondi trascorso dall'epoca. Possono essere usati due valori di argomento speciali: -1 rappresenta il tempo attuale e -2 rappresenta il tempo in cui la shell è stata invocata. Se non viene indicato nessun argomento, il comportamento è lo stesso che con l'argomento -1. Questa è un'eccezione rispetto al comportamento normale di printf.

Tutte le direttive %b, %q e %T usano gli argomenti per la larghezza del campo e la precisione dalla specifica di formato e scrivono esattamente quei byte (o usano comunque quello spazio) per l'argomento espanso, che normalmente conterrebbe più caratteri dell'originale.

Argomenti alle specifiche di formato non stringa sono trattati come costanti C, con l'eccezione che un segno meno o più iniziale è permesso, e che se il carattere iniziale coincide con un apostrofo o con delle virgolette, il valore è quello ASCII del carattere che segue.

Il formato è riutilizzato più volte fino all'esaurimento degli argomenti. Se il formato richiede più argomenti di quelli forniti, le specifiche di formato extra si comportano come se fosse stato fornito, a seconda del caso, il valore zero o una stringa nulla. Il valore di ritorno è 0 in caso di successo, diverso da zero in caso di insuccesso.

Aggiunge una directory in cima allo stack delle directory, o ruota lo stack, rendendo la nuova cima dello stack la corrente directory di lavoro. Senza argomenti, pushd scambia le due directory in cima e ritorna 0. Gli argomenti, se forniti, hanno il seguente significato:
Sopprime il normale cambio di directory quando si ruotano o si aggiungono directory allo stack, cosicché viene manipolato solo lo stack.
+n
Ruota lo stack così che la n-esima directory (contando dalla sinistra della lista mostrata da dirs, partendo da zero) vada in cima.
Ruota lo stack così che la n-esima directory (contando da destra della lista mostrata da dirs, partendo da zero) vada in cima.
Aggiunge dir sulla cima dello stack delle directory

Dopo che lo stack è stato modificato, se non è stata fornita l'opzione -n, pushd usa il comando incorporato cd per spostarsi sulla directory che sta in cima allo stack. Se cd fallisce, pushd restituisce un valore diverso da zero.

Altrimenti, se non sono forniti argomenti, pushd ritorna 0 tranne quando lo stack delle directory è vuoto. Quanto ruota lo stack delle directory pushd restituisce 0 a meno che lo stack stesso sia vuoto o se è indicato un elemento non esistente dello stack.

Se il comando pushd ha successo, bash esegue dirs per mostrare il contenuto finale dello stack delle directory.

Stampa il percorso assoluto della corrente directory di lavoro. Il percorso stampato non contiene alcun collegamento simbolico se è fornita l'opzione -P o l'opzione -o physical al comando incorporato set è abilitata. Se viene usata l'opzione -L il percorso stampato può contenere collegamenti simbolici. Lo stato di ritorno è 0 tranne quando avviene un errore mentre si legge il percorso della directory corrente o viene fornita un'opzione non valida.
Una riga viene letta dallo standard input, o dal descrittore di file fd fornito come argomento dell'opzione -u, e spezzata in parole come descritto above in Word Splitting, e la prima parola è assegnata al primo nome, la seconda parola al secondo nome, e così via, e le parole rimaste, compresi i separatori, sono assegnate all'ultimo nome. Se ci sono meno parole lette dalla riga di input che nomi, ai nomi rimanenti vengono assegnati valori nulli. I caratteri in IFS sono usati per suddividere la riga in parole usando le stesse regole che la shell usa per l'espansione (descritta above in Word Splitting). Il carattere barra inversa (\) può essere usato per rimuove il significato speciale al successivo carattere letto, o per la continuazione della riga. Le opzioni, se fornite, hanno il seguente significato:
Le parole sono assegnate a indici sequenziali della variabile array aname, partendo da 0. aname viene annullata prima dell'assegnamento dei nuovi valori. Altri argomenti nome vengono ignorati.
Il primo carattere di delim è usato per far terminare la riga di input, invece di newline. Se delim è la stringa vuota, read terminerà una riga quando incontra il carattere NUL.
Se lo standard input è collegato ad un terminale, readline (vedere READLINE above) è usato per ottenere la riga. Readline usa le impostazioni correnti per la modifica (o predefinite, se la modifica di riga non era precedentemente attiva), ma usa il completamento del nome-file predefinito di Readline.
Se readline è in uso per leggere la riga, testo viene messo nel buffer di modifica prima che inizi la correzione.
read è considerata completata dopo aver letto nchars caratteri invece di aspettare una riga di input completa, ma rispetta un delimitatore se prima del delimitatore sono letti meno di nchars caratteri.
read è considerata completata dopo aver letto esattamente nchars caratteri invece di aspettare una riga di input completa, a meno che non sia stato trovato un EOF o read sia fuori tempo massimo. I caratteri di delimitazione nell'input non vengono trattati in modo speciale e non provocano il completamento di read finché non vengono letti nchars caratteri. Il risultato non è spezzato dai caratteri in IFS; l'intento è che alla variabile siano assegnati esattamente quel numero di caratteri letti (con l'eccezione della barra inversa []; vedi l'opzione -r più avanti).
Visualizza prompt sullo standard error, senza un newline finale, prima di tentare di leggere qualsiasi input. Il prompt è mostrato solo se l'input proviene da un terminale.
La barra inversa non fa da carattere di protezione. La barra inversa è considerata come parte della riga. In particolare, una coppia barra_inversa-newline non può essere usata poi come una continuazione di riga.
Modalità silenziosa. Se l'input viene da un terminale i caratteri immessi non vengono visualizzati sul terminale.
Fa sì che read vada fuori tempo massimo e ritorni insuccesso se un riga completa di input (o il numero di caratteri specificato) non viene letta entro tempo_limite secondi. tempo_limite può essere un numero decimale con una parte frazionaria dopo il separatore decimale. Quest'opzione produce effetti solo se read sta leggendo l'input da un terminale, da una pipe o da un altro file speciale; non produce effetti quando legge da file regolari. Se read raggiunge il tempo massimo, salva quanto letto nella variabile nome. Se tempo_limite è 0, read ritorna successo se l'input è disponibile nel descrittore di file specificato, insuccesso altrimenti. Lo stato d'uscita è maggiore di 128 se viene superato il limite di tempo.
Legge l'input dal descrittore di file fd.

Se non sono forniti nomi la riga letta, dalla quale viene rimosso il delimitatore finale, viene assegnata alla variabile REPLY. Lo stato d'uscita è 0, tranne quando viene raggiunta la fine del file, read esaurisce il tempo limite consentito (nel qual caso lo stato d'uscita è maggiore di 128), se c'è un problema nell'assegnamento a variabile (come quando si usa un nome di variabile in sola lettura), o viene fornito un descrittore di file non valido come argomento a -u.

I nomi dati sono da considerare in sola lettura; i valori di questi nomi non possono essere cambiati dagli assegnamenti successivi. Se è fornita l'opzione -f, sono così marcate le funzioni corrispondenti ai nomi. L'opzione -a restringe le variabili agli array indicizzati; l'opzione -A restringe le variabili agli array associativi. Se vengono fornite entrambe le opzioni, -A ha la precedenza. Se nessun argomento nome è dato, o se è fornita l'opzione -p, viene stampata una lista di tutti i nomi in sola lettura. Le altre opzioni possono essere usate per restringere l'output a una sotto-serie della serie di nomi in sola lettura. L'opzione -p provoca la visualizzazione dell'output in un formato riutilizzabile come input. Se un nome di variabile è seguito da =parola il valore della variabile è impostato a parola. Lo stato di ritorno è 0 tranne quando è incontrata un'opzione non valida, uno dei nomi non è un nome di variabile di shell valido, o viene fornita l'opzione -f con un nome che non è una funzione.
Causes a function to stop executing and return the value specified by n to its caller. If n is omitted, the return status is that of the last command executed in the function body. If return is executed by a trap handler, the last command used to determine the status is the last command executed before the trap handler. If return is executed during a DEBUG trap, the last command used to determine the status is the last command executed by the trap handler before return was invoked. If return is used outside a function, but during execution of a script by the . (source) command, it causes the shell to stop executing that script and return either n or the exit status of the last command executed within the script as the exit status of the script. If n is supplied, the return value is its least significant 8 bits. The return status is non-zero if return is supplied a non-numeric argument, or is used outside a function and not during execution of a script by . or source. Any command associated with the RETURN trap is executed before execution resumes after the function or script.
Without options, display the name and value of each shell variable in a format that can be reused as input for setting or resetting the currently-set variables. Read-only variables cannot be reset. In posix mode, only shell variables are listed. The output is sorted according to the current locale. When options are specified, they set or unset shell attributes. Any arguments remaining after option processing are treated as values for the positional parameters and are assigned, in order, to $1, $2, ... $n. Options, if specified, have the following meanings:
Each variable or function that is created or modified is given the export attribute and marked for export to the environment of subsequent commands.
Riporta immediatamente lo stato dei job in background terminati, invece che prima di stampare il prossimo prompt primario. Questo è applicabile solo quando è abilitato il job-control.
Exit immediately if a pipeline (which may consist of a single simple command), a list, or a compound command (see SHELL GRAMMAR above), exits with a non-zero status. The shell does not exit if the command that fails is part of the command list immediately following a while or until keyword, part of the test following the if or elif reserved words, part of any command executed in a && or || list except the command following the final && or ||, any command in a pipeline but the last, or if the command's return value is being inverted with !. If a compound command other than a subshell returns a non-zero status because a command failed while -e was being ignored, the shell does not exit. A trap on ERR, if set, is executed before the shell exits. This option applies to the shell environment and each subshell environment separately (see COMMAND EXECUTION ENVIRONMENT above), and may cause subshells to exit before executing all the commands in the subshell.

Se un comando composto o una funzione di shell è eseguito in un contesto in cui -e è ignorato, nessuno dei comandi eseguiti all'interno di un comando composto o nel corpo di una funzione verrà influenzato dall'impostazione di -e, anche se -e è impostato e un comando ritorna uno stato di insuccesso. Se un comando composto o una funzione di shell imposta -e durante l'esecuzione in un contesto in cui -e è ignorato, quelle impostazioni non avranno alcun effetto finché il comando composto o il comando contenente la chiamata di funzione sia completato.

Disabilita l'espansione di percorso.
Ricorda la posizione dei comandi man mano che sono ritrovati per l'esecuzione. Questa è abilitata in modo predefinito.
Tutti gli argomenti nella forma di istruzioni di assegnamento sono posti nell'ambiente per un comando, non solo quelli che precedono il nome del comando stesso.
Monitor mode. Job control is enabled. This option is on by default for interactive shells on systems that support it (see JOB CONTROL above). All processes run in a separate process group. When a background job completes, the shell prints a line containing its exit status.
Legge i comandi ma non li esegue. Questo può essere usato per controllare uno script di shell per errori di sintassi. Questo viene ignorato se la shell è interattiva.
Il nome-opzione può essere uno dei seguenti:
Lo stesso di -a.
Lo stesso di -B.
Usa una interfaccia di modifica della riga di comando in stile emacs. Questo è abilitato in modo predefinito quando la shell è interattiva, a meno che la shell non sia avviata con l'opzione --noediting. Questo inoltre influisce sull'interfaccia di modifica usata per read -e.
Lo stesso di -e.
Lo stesso di -E.
Lo stesso di -T.
Lo stesso di -h.
Lo stesso di -H.
Enable command history, as described above under HISTORY. This option is on by default in interactive shells.
L'effetto è lo stesso come se fosse stato eseguito il comando di shell ``IGNOREEOF=10'' had been executed (see Shell Variables above).
Lo stesso di -k.
Lo stesso di -m.
Lo stesso di -C.
Lo stesso di -n.
Lo stesso di -f.
Attualmente ignorato.
Lo stesso di -b.
Lo stesso di -u.
Lo stesso di -t.
Lo stesso di -P.
Se impostato, il valore di ritorno di una pipeline è il valore dell'ultimo comando (quello più a destra) che esce con uno stato d'uscita diverso da zero, o zero se tutti i comandi nella pipeline escono con successo. Come comportamento predefinito, questa opzione è disabilitata.
Change the behavior of bash where the default operation differs from the POSIX standard to match the standard (posix mode). See SEE ALSO below for a reference to a document that details how posix mode affects bash's behavior.
Lo stesso di -p.
Lo stesso di -v.
Usa un'interfaccia di modifica della riga di comando in stile vi. Questo inoltre influisce sull'interfaccia di modifica usata per read -e.
Lo stesso di -x.

Se -o è fornito con nessun nome-opzione, sono stampati i valori delle opzioni correnti. Se +o è fornito con nessun nome-opzione, una serie di comandi set per ricreare le impostazioni dell'opzione corrente viene visualizzata sullo standard output.

Attiva il modo privilegiato. In questo modo, i file $ENV e $BASH_ENV non vengono elaborati, le funzioni di shell non sono ereditate dall'ambiente e le variabili SHELLOPTS, BASHOPTS, CDPATH e GLOBIGNORE se appaiono in un ambiente, vengono ignorate. Se la shell è avviata con l'id (gruppo) effettivo dell'utente non uguale all'id (gruppo) reale dell'utente, e non viene fornita l'opzione -p, queste azioni vengono eseguite e l'id effettivo dell'utente è impostato all'id reale dell'utente. Se viene fornita l'opzione -p all'avvio, l'id effettivo dell'utente non è reimpostato. Disattivare questa opzione fa sì che gli id effettivi dell'utente e del gruppo siano impostati agli id reali dell'utente e del gruppo.
Enable restricted shell mode. This option cannot be unset once it has been set.
Esce dopo aver letto ed eseguito un comando.
Treat unset variables and parameters other than the special parameters "@" and "*", or array variables subscripted with "@" or "*", as an error when performing parameter expansion. If expansion is attempted on an unset variable or parameter, the shell prints an error message, and, if not interactive, exits with a non-zero status.
Stampa le righe in input alla shell appena sono lette.
Dopo l'espansione di ogni comando semplice, comando for, comando case, comando select o comando for aritmetico, mostra il valore espanso di PS4, seguito dal comando e dai suoi argomenti espansi o dall'elenco di parole associate.
The shell performs brace expansion (see Brace Expansion above). This is on by default.
Se impostato, bash non sovrascrive un file esistente con gli operatori di ridirezione >, >& e <>. Una sovrascrittura può ancora essere ottenuta creando i file di output usando l'operatore di ridirezione >| al posto di >.
Se impostato, ogni segnale intercettato ERR è ereditato dalle funzioni di shell, sostituzioni di comando e comandi eseguiti in un ambiente di subshell. Il segnale intercettato ERR non viene normalmente ereditato in questi casi.
Abilita la sostituzione della cronologia in stile !. Quest'opzione è attiva in modo predefinito quando la shell è interattiva.
Se impostato, non risolve i collegamenti simbolici quando esegue comandi come cd che cambiano la directory di lavoro corrente. È invece usata la struttura di directory fisica. Come comportamento predefinito, bash segue la successione logica delle directory quando si eseguono comandi che cambiano la directory corrente.
Se impostata, i comandi sui segnali intercettati DEBUG e RETURN sono ereditati dalle funzioni di shell, dalle sostituzioni di comando e dai comandi eseguiti in un ambiente di subshell. I segnali intercettati DEBUG e RETURN normalmente non vengono ereditati in questi casi.
--
Se nessun argomento segue questa opzione, allora i parametri posizionali sono assenti. Altrimenti, i parametri posizionali sono impostati agli arg, anche se alcuni di loro iniziano con un -.
-
Segnala la fine delle opzioni, e fa sì che tutti i rimanenti arg siano assegnati ai parametri posizionali. Le opzioni -x e -v sono disattivate. Se non vi è alcun arg, i parametri posizionali rimangono inalterati.

Le opzioni sono disattivate in modo predefinito se non specificato diversamente. Usare + piuttosto che - causa la disattivazione di queste opzioni. Le opzioni possono anche essere specificate come argomenti a un'invocazione della shell. Il corrente insieme di opzioni può essere trovato in $-. Lo stato di ritorno è sempre 0 (vero) a meno che non si incontri un'opzione non valida.

I parametri posizionali da n+1 ... sono rinominati $1 .... I parametri rappresentati dai numeri $# fino a $#-n+1 non sono impostati. n dev'essere un numero non negativo minore o uguale a $#. Se n è 0, nessun parametro viene cambiato. Se n è omesso, è considerato valere 1. Se n è più grande di $#, i parametri posizionali non sono cambiati. Lo stato di ritorno è più grande di 0 se n è più grande di $# o minore di 0; altrimenti 0.
Attiva/disattiva i valori delle impostazioni che controllano il comportamento opzionale della shell. Le impostazioni possono essere o quelle elencate sotto o, se viene usata l'opzione -o, quelle disponibili con l'opzione -o al comando incorporato set. Senza opzioni, o con l'opzione -p, viene mostrata una lista di tutte le opzioni impostabili, con una indicazione se ognuna è impostata o no; se vengono forniti nomi-opzioni, l'output è ristretto a queste opzioni. L'opzione -p fa sì che l'output sia mostrato in una forma che può essere riutilizzata come input. Altre opzioni hanno il seguente significato:
Abilita (attiva) ogni optname.
Disabilita (disattiva) ogni optname.
Sopprime il normale output (modalità silenziosa); lo stato di ritorno indica se il optname è attivato o non attivato. Se sono dati argomenti optname multipli con -q, lo stato di ritorno è 0 se tutti gli optname sono attivati; diverso da zero altrimenti.
Restringe i valori di optname a quelli definiti per l'opzione -o del comando incorporato set.

Se una delle opzioni -s o -u viene usata senza argomenti optname, shopt mostra solo quelle opzioni che sono, rispettivamente, attivate o non attivate. Se non diversamente indicato le opzioni shopt sono disabilitate (non attivate) in modo predefinito.

Lo stato di ritorno quando vengono elencate delle opzioni è 0 se tutti gli optname sono abilitati, altrimenti è diverso da zero. Quando si impostano o si rimuovono opzioni, lo stato di ritorno è 0 tranne quando optname non è una valida opzione di shell.

L'elenco delle opzioni di shopt è:

If set, the shell suppresses multiple evaluation of associative array subscripts during arithmetic expression evaluation, while executing builtins that can perform variable assignments, and while executing builtins that perform array dereferencing.
Se impostato, viene eseguito un nome di comando che è il nome di una directory come se fosse un argomento del comando cd. Questa opzione viene usata solo dalle shell interattive.
Se impostata, un argomento al comando incorporato cd che non sia una directory è considerato come il nome di una variabile il cui valore è la directory verso cui cambiare.
Se impostata, vengono corretti errori minori nell'ortografia di un componente di directory in un comando cd. Gli errori ricercati sono caratteri invertiti, mancanza di un carattere e un carattere in più. Se viene trovata una correzione il nome-file corretto viene stampato e il comando prosegue. Quest'opzione è usata solo dalle shell interattive.
Se impostata, bash controlla che un comando trovato in una tabella hash esista prima di tentarne l'esecuzione. Se un comando la cui posizione è disponibile in un elemento della tabella hash non esiste più, viene effettuata una normale ricerca di percorso.
If set, bash lists the status of any stopped and running jobs before exiting an interactive shell. If any jobs are running, this causes the exit to be deferred until a second exit is attempted without an intervening command (see JOB CONTROL above). The shell always postpones exiting if any jobs are stopped.
Se impostata, bash controlla la dimensione della finestra dopo ogni comando esterno (non incorporato) e, se necessario, aggiorna i valori di LINES e COLUMNS. Quest'opzione è abilitata in modo predefinito.
If set, bash attempts to save all lines of a multiple-line command in the same history entry. This allows easy re-editing of multi-line commands. This option is enabled by default, but only has an effect if command history is enabled, as described above under HISTORY.
These control aspects of the shell's compatibility mode (see SHELL COMPATIBILITY MODE below).
Se impostata, bash quota tutti i metacaratteri di shell nei nomi-file e di directory quando effettua il completamento. Se non è impostata, bash rimuove i metacaratteri come il segno del dollaro dal set di caratteri che saranno quotati nei nomi-file completati quando questi metacaratteri appaiono in riferimenti a variabili di shell nelle parole da completare. Questo vuol dire che i segni del dollaro nei nomi di variabile che si espandono a directory non verranno quotati; comunque, non saranno quotati neanche i segni del dollaro che appaiono nei nomi-file. Questo è attivo solo quando bash usa le barre inverse per quotare i nomi-file completati. Questa variabile è impostata in modo predefinito, che è il comportamento predefinito di bash nelle versioni fino alla 4.2.
Se impostata, bash sostituisce i nomi di directory con i risultati dell'espansione di parola mentre effettua il completamento del nome di file. Questo cambia i contenuti del buffer di modifica di readline. Se non è impostata, bash tenta di conservare ciò che ha scritto l'utente.
Se impostata, bash tenta la correzione dell'ortografia sui nomi di directory durante il completamento di parola se il nome di directory fornito inizialmente non esiste.
Se impostata, bash include i nomi-file che iniziano con un `.' nel risultato dell'espansione del percorso. I nomi-file “.” e “..” devono essere sempre confrontati esplicitamente, anche se dotglob è impostato.
Se impostata, una shell non interattiva non esce se non può eseguire il file specificato come argomento al comando incorporato exec. Una shell interattiva non esce se exec non ha successo.
If set, aliases are expanded as described above under ALIASES. This option is enabled by default for interactive shells.
Se impostata all'invocazione della shell, o in un file di avvio della shell, provvede all'esecuizone del "debugger profile" prima che la shell venga avviata, allo stesso modo dell'opzione --debugger.Se impostata dopo l'invocazione, il comportamento previsto per poter usare dei debugger è abilitato:
1.
L'opzione -F al comando incorporato declare mostra il nome di file di origine e il numero di riga corrispondente a ogni nome di funzione fornita come argomento.
2.
Se il comando eseguito nella gestione del segnale DEBUG ritorna un valore diverso da zero, il comando successivo viene saltato e non è eseguito.
3.
Se il comando eseguito nella gestione del segnale DEBUG ritorna il valore 2, e la shell è in esecuzione in una subroutine (una funzione di shell o uno script di shell eseguito dai comandi incorporati . o source), la shell simula una chiamata a return.
4.
BASH_ARGC and BASH_ARGV are updated as described in their descriptions above).
5.
Il tracciamento delle funzioni è abilitato: sostituzione di comando, funzioni di shell, e subshell invocate con ( comando ) ereditano le intercettazione di segnale DEBUG e RETURN.
6.
Il tracciamento degli errori è abilitato: sostituzione di comando, funzioni di shell, e subshell invocate con ( comando ) ereditano le intercettazione di segnale ERR.
If set, the extended pattern matching features described above under Pathname Expansion are enabled.
Se impostato, la quotatura $'string' e $"string" è effettuata all'interno delle espansioni di ${parametro} racchiuse tra virgolette. Quest'opzione è abilitata in modo predefinito.
Se impostata, i modelli che non generano nomi validi di file durante l'espansione del percorso danno come risultato un errore di espansione.
If set, the suffixes specified by the FIGNORE shell variable cause words to be ignored when performing word completion even if the ignored words are the only possible completions. See SHELL VARIABLES above for a description of FIGNORE. This option is enabled by default.
If set, range expressions used in pattern matching bracket expressions (see Pattern Matching above) behave as if in the traditional C locale when performing comparisons. That is, the current locale's collating sequence is not taken into account, so b will not collate between A and B, and upper-case and lower-case ASCII characters will collate together.
If set, pathname expansion will never match the filenames “.” and “..”, even if the pattern begins with a “.”. This option is enabled by default.
Se impostata, il modello ** usato in un contesto di espansione del nome di percorso trova tutti i file e zero o più directory e sottodirectory che soddisfano i criteri di ricerca. Se il modello è seguito da una /, trova solo le directory e sottodirectory che soddisfano i criteri di ricerca.
Se impostata, i messaggi di errore della shell vengono scritti nel formato GNU standard dei messaggi di errore.
Se impostata, l'elenco della cronologia è accodato al file indicato dalla variabile HISTFILE all'uscita della shell, invece che sostituire il file preesistente.
Se impostata, e readline è in uso, viene data l'opportunità a un utente di ripetere una sostituzione della cronologia che non ha avuto successo.
Se impostata, e readline è in uso, i risultati della sostituzione della cronologia non sono immediatamente passati all'analizzatore della shell. Invece, la riga risultante viene caricata nel buffer di modifica readline, permettendo ulteriori modifiche.
If set, and readline is being used, bash will attempt to perform hostname completion when a word containing a @ is being completed (see Completing under READLINE above). This is enabled by default.
Se impostata, bash invia SIGHUP a tutti i job all'uscita di una shell di login interattiva.
If set, command substitution inherits the value of the errexit option, instead of unsetting it in the subshell environment. This option is enabled when posix mode is enabled.
If set, allow a word beginning with # to cause that word and all remaining characters on that line to be ignored in an interactive shell (see COMMENTS above). This option is enabled by default.
Se impostata, e job control non è attivo, la shell esegue l'ultimo comando di una pipeline non eseguita in background nell'ambiente di shell corrente.
Se impostata, e l'opzione cmdhist è abilitata, i comandi multiriga sono salvati nella cronologia includendo i newline, piuttosto che usando come separatori il punto e virgola, dove possibile.
If set, local variables inherit the value and attributes of a variable of the same name that exists at a previous scope before any new value is assigned. The nameref attribute is not inherited.
If set, calling unset on local variables in previous function scopes marks them so subsequent lookups find them unset until that function returns. This is identical to the behavior of unsetting local variables at the current function scope.
The shell sets this option if it is started as a login shell (see INVOCATION above). The value may not be changed.
Se impostata, e un file sul quale bash sta ricercando della posta ha avuto un accesso dall'ultima volta che è stato controllato, viene visualizzato il messagio “The mail in mailfile has been read”.
Se impostata, e readline è in uso, bash non tenta di cercare il PATH per possibili completamenti quando viene tentato il completamento di una riga vuota.
If set, bash matches filenames in a case-insensitive fashion when performing pathname expansion (see Pathname Expansion above).
Se impostata, bash confronta modelli senza distinguere le maiuscole dalle minuscole quando ricerca corrispondenze durante l'esecuzione dei comandi condizionali case o [[, quando effettua espansioni di parola in una sostituzione di modello, o quando filtra possibili completamenti come parte di un completamento programmabile.
If set, bash encloses the translated results of $"..." quoting in single quotes instead of double quotes. If the string is not translated, this has no effect.
If set, bash allows patterns which match no files (see Pathname Expansion above) to expand to a null string, rather than themselves.
If set, bash expands occurrences of & in the replacement string of pattern substitution to the text matched by the pattern, as described under Parameter Expansion above. This option is enabled by default.
If set, the programmable completion facilities (see Programmable Completion above) are enabled. This option is enabled by default.
If set, and programmable completion is enabled, bash treats a command name that doesn't have any completions as a possible alias and attempts alias expansion. If it has an alias, bash attempts programmable completion using the command word resulting from the expanded alias.
If set, prompt strings undergo parameter expansion, command substitution, arithmetic expansion, and quote removal after being expanded as described in PROMPTING above. This option is enabled by default.
The shell sets this option if it is started in restricted mode (see RESTRICTED SHELL below). The value may not be changed. This is not reset when the startup files are executed, allowing the startup files to discover whether or not a shell is restricted.
Se impostata, il comando incorporato shift stampa un messaggio di errore quando il numero di comandi shift effettuati eccede il numero dei parametri posizionali.
If set, the . (source) builtin uses the value of PATH to find the directory containing the file supplied as an argument. This option is enabled by default.
If set, the shell automatically closes file descriptors assigned using the {varname} redirection syntax (see REDIRECTION above) instead of leaving them open when the command completes.
Se impostata, il comando incorporato echo espande sequenze di protezione tramite la barra inversa in modo predefinito.
Suspend the execution of this shell until it receives a SIGCONT signal. A login shell, or a shell without job control enabled, cannot be suspended; the -f option can be used to override this and force the suspension. The return status is 0 unless the shell is a login shell or job control is not enabled and -f is not supplied.
[ expr ]
Return a status of 0 (true) or 1 (false) depending on the evaluation of the conditional expression expr. Each operator and operand must be a separate argument. Expressions are composed of the primaries described above under CONDITIONAL EXPRESSIONS. test does not accept any options, nor does it accept and ignore an argument of -- as signifying the end of options.

Le espressioni possono essere combinate usando i seguenti operatori, elencati in ordine decrescente di precedenza. La valutazione dipende dal numero di argomenti; si veda più avanti. La precedenza degli operatori è usata quando ci sono cinque o più argomenti.

! expr
Vero se expr è falso.
( expr )
Ritorna il valore di expr. Questo può essere usato per modificare la normale precedenza degli operatori.
Vero se sia expr1 che expr2 sono vere.
Vero se o expr1 o expr2 è vera.

test e [ valutano espressioni condizionali usando una serie di regole basate sul numero di argomenti.

0 argomenti
L'espressione è falsa.
1 argomento
L'espressione è vera se e solo se l'argomento non è nullo.
2 argomenti
If the first argument is !, the expression is true if and only if the second argument is null. If the first argument is one of the unary conditional operators listed above under CONDITIONAL EXPRESSIONS, the expression is true if the unary test is true. If the first argument is not a valid unary conditional operator, the expression is false.
3 argomenti
The following conditions are applied in the order listed. If the second argument is one of the binary conditional operators listed above under CONDITIONAL EXPRESSIONS, the result of the expression is the result of the binary test using the first and third arguments as operands. The -a and -o operators are considered binary operators when there are three arguments. If the first argument is !, the value is the negation of the two-argument test using the second and third arguments. If the first argument is exactly ( and the third argument is exactly ), the result is the one-argument test of the second argument. Otherwise, the expression is false.
4 argomenti
The following conditions are applied in the order listed. If the first argument is !, the result is the negation of the three-argument expression composed of the remaining arguments. the two-argument test using the second and third arguments. If the first argument is exactly ( and the fourth argument is exactly ), the result is the two-argument test of the second and third arguments. Otherwise, the expression is parsed and evaluated according to precedence using the rules listed above.
5 o più argomenti
L'espressione è analizzata e valutata secondo le precedenze usando le regole elencate sopra.

Quando sono usati con test o [, gli operatori < e > vengono ordinati lessicograficamente secondo l'ordinamento ASCII.

Stampa i tempi spesi come utente e come sistema per la shell e per i processi eseguiti dalla shell. Lo stato di ritorno è 0.
Il comando arg dev'essere letto e eseguito quando la shell riceve il segnale(i) sigspec. Se arg è assente (e c'è un singolo sigspec) o -, ogni segnale specificato è riportato alla sua configurazione originale (il valore che aveva al momento dell'ingresso nella shell). Se arg è la stringa nulla il segnale specificato da ogni sigspec è ignorato dalla shell e dai comandi che essa invoca. Se arg non è presente e -p è stato fornito, allora i comandi di intercettazione di segnale associati a ogni sigspec vengono visualizzati. Se non viene fornito alcun argomento o se è dato solo -p, trap stampa la lista dei comandi associati a ogni segnale. L'opzione -l fa sì che la shell stampi una lista di nomi di segnale e i numeri a loro corrispondenti. Ogni sigspec è o un nome di segnale definito in <signal.h>, o un numero di segnale. I nomi di segnale possono essere scritti sia in minuscolo che in maiuscolo e il prefisso SIG è opzionale.

If a sigspec is EXIT (0) the command arg is executed on exit from the shell. If a sigspec is DEBUG, the command arg is executed before every simple command, for command, case command, select command, every arithmetic for command, and before the first command executes in a shell function (see SHELL GRAMMAR above). Refer to the description of the extdebug option to the shopt builtin for details of its effect on the DEBUG trap. If a sigspec is RETURN, the command arg is executed each time a shell function or a script executed with the . or source builtins finishes executing.

If a sigspec is ERR, the command arg is executed whenever a pipeline (which may consist of a single simple command), a list, or a compound command returns a non-zero exit status, subject to the following conditions. The ERR trap is not executed if the failed command is part of the command list immediately following a while or until keyword, part of the test in an if statement, part of a command executed in a && or || list except the command following the final && or ||, any command in a pipeline but the last, or if the command's return value is being inverted using !. These are the same conditions obeyed by the errexit (-e) option.

I segnali ignorati al momento dell'ingresso della shell non possono essere intercettati o resettati. I segnali intercettati non ignorati sono riportati al loro valore originale in una subshell o in un ambiente di subshell quando ne è stato creato uno. Lo stato di ritorno è falso se un sigspec non è valido; altrimenti trap ritorna 0 (vero).

Senza opzioni, indica come dovrà essere interpretato ciascun nome se usato come un nome di comando. Se è usata l'opzione -t, type stampa una stringa che è una fra alias, keyword, function, builtin o file se nome è, rispettivamente, un alias, una parola riservata della shell, una funzione, un comando incorporato, o un file su disco. Se il nome non è trovato, non viene stampato nulla, ed è ritornato uno stato d'uscita di falso Se viene usata l'opzione -p, type ritorna o il nome del file su disco che dovrebbe essere eseguito se nome fosse specificato come nome di comando, o nulla se ``type -t name'' non avesse ritornato file. L'opzione -P forza PATH a ricercare ogni nome, anche se ``type -t name'' non dovesse ritornare file. Se un comando è nella tabella hash, -p e -P stampano il valore nella tabella hash, che non necessariamente è il file che appare per primo in PATH. Se viene usata l'opzione -a, type stampa tutti le posizioni che corrispondono a un eseguibile chiamato nome. Questo include alias e funzioni, se e solo se non viene usata anche l'opzione -p. La tabella hash dei comandi non è consultata quando si usa -a. L'opzione -f sopprime la ricerca della funzione di shell, come col comando incorporato command. type ritorna 0 [vero] se tutti argomenti vengono trovati, falso se non ne viene trovato alcuno.
Fornisce controllo sulle risorse disponibili per la shell e per i processi avviati da essa, sui sistemi che consentono un tale controllo. Le opzioni -H e -S specificano che viene impostato il limite hard o limite soft per la data risorsa. Un limite hard non può essere aumentato da un utente comune una volta impostato; un limite soft può essere aumentato fino al valore del limite hard. Se né -H-S sono specificati, vengono impostati entrambi i limiti, hard e soft. Il valore di limite può essere un numero nell'unità specificata per la risorsa, o uno dei valori speciali hard, soft o unlimited. che stanno rispettivamente per limite hard corrente, limite soft corrente e nessun limite. Se limite è omesso, viene stampato il valore corrente del limite soft della risorsa, a meno che non venga data l'opzione -H. Quando è specificata più di una risorsa, il nome del limite e l'unità, se appropriati, vengono stampati prima del valore. Le altre opzioni sono interpretate come segue:
Sono riportati tutti i limiti correnti; nessun limite viene impostato
La dimensione massima del buffer del socket
la dimensione massima dei file core creati
la dimensione massima del segmento dati di un processo
La priorità massima di schedulazione dei processi ("nice")
la dimensione massima dei file scritti dalla shell e dai suoi figli
Il numero massimo di segnali pendenti
Il numero massimo di kqueue (code degli eventi del kernel) che possono essere allocate
la dimensione massima di memoria che può essere bloccata
la dimensione massima della memoria occupata (molti sistemi non rispettano questo limite)
il numero massimo di descrittori di file aperti (la maggior parte dei sistemi non permette che questo valore sia cambiato)
la dimensione delle pipe in blocchi da 512 byte (questo non può essere cambiato)
Il numero massimo di byte nelle code dei messaggi POSIX
La priorità massima di schedulazione dei processi in tempo reale
la dimensione massima dello stack
il massimo quantitativo di tempo macchina utilizzabile, in secondi
il numero massimo di processi disponibili per un singolo utente
Il massimo ammontare di memoria virtuale disponibile per la shell e, su alcunisistemi, ai suoi figli
Il numero massimo di file lock
Il numero massimo di pseudoterminali
The maximum time a real-time process can run before blocking, in microseconds
Il numero massimo di thread

Se limite è dato, e non viene usata l'opzione -a, limite è il nuovo valore della risorsa specificata. Se nessuna opzione è data, si considera impostata l'opzione -f. I valori sono in multipli di 1024 byte, tranne che per -t, che è in secondi, -R, che è in microsecondi;-p, che è in unità di blocchi da 512 byte; -P, -T, -b , -k, -n e -u, che sono numeri puri e , quando si è in modalità posix, -c e -f, che sono in multipli di 512 byte. Lo stato di ritorno è 0 tranne quando viene incontrata un'opzione o un argomento non valido, o avvenga un errore mentre si imposta un nuovo limite.

La maschera di creazione dei file dell'utente è impostata a modo. Se modo inizia con una cifra, è interpretato come numero ottale; altrimenti è interpretato come una maschera in modalità simbolica simile a quelle accettate da chmod(1). Se modo è omesso, viene stampato il valore corrente della maschera. L'opzione -S fa sì che la maschera venga stampata in formato simbolico; l'output predefinito è un numero ottale. Se viene fornita l'opzione -p e modo è omesso, l'output è in una forma riutilizzabile come input. Lo stato di ritorno è 0 se il modo è stato cambiato con successo o se nessun argomento modo era stato fornito, e falso altrimenti.
Rimuove ciascun nome dalla lista degli alias definiti. Se si specifica -a, sono rimosse tutte le definizioni di alias. Il valore di ritorno è 0 (vero) tranne quando un nome fornito non è un alias attualmente definito.
For each name, remove the corresponding variable or function. If the -v option is given, each name refers to a shell variable, and that variable is removed. Read-only variables may not be unset. If -f is specified, each name refers to a shell function, and the function definition is removed. If the -n option is supplied, and name is a variable with the nameref attribute, name will be unset rather than the variable it references. -n has no effect if the -f option is supplied. If no options are supplied, each name refers to a variable; if there is no variable by that name, a function with that name, if any, is unset. Each unset variable or function is removed from the environment passed to subsequent commands. If any of BASH_ALIASES, BASH_ARGV0, BASH_CMDS, BASH_COMMAND, BASH_SUBSHELL, BASHPID, COMP_WORDBREAKS, DIRSTACK, EPOCHREALTIME, EPOCHSECONDS, FUNCNAME, GROUPS, HISTCMD, LINENO, RANDOM, SECONDS, or SRANDOM are unset, they lose their special properties, even if they are subsequently reset. The exit status is true unless a name is readonly or may not be unset.
Wait for each specified child process and return its termination status. Each id may be a process ID or a job specification; if a job spec is given, all processes in that job's pipeline are waited for. If id is not given, wait waits for all running background jobs and the last-executed process substitution, if its process id is the same as $!, and the return status is zero. If the -n option is supplied, wait waits for a single job from the list of ids or, if no ids are supplied, any job, to complete and returns its exit status. If none of the supplied arguments is a child of the shell, or if no arguments are supplied and the shell has no unwaited-for children, the exit status is 127. If the -p option is supplied, the process or job identifier of the job for which the exit status is returned is assigned to the variable varname named by the option argument. The variable will be unset initially, before any assignment. This is useful only when the -n option is supplied. Supplying the -f option, when job control is enabled, forces wait to wait for id to terminate before returning its status, instead of returning when it changes status. If id specifies a non-existent process or job, the return status is 127. If wait is interrupted by a signal, the return status will be greater than 128, as described under SIGNALS above. Otherwise, the return status is the exit status of the last process or job waited for.

MODALITÀ COMPATIBILE DELLA SHELL

Bash-4.0 introduced the concept of a shell compatibility level, specified as a set of options to the shopt builtin ( compat31, compat32, compat40, compat41, and so on). There is only one current compatibility level -- each option is mutually exclusive. The compatibility level is intended to allow users to select behavior from previous versions that is incompatible with newer versions while they migrate scripts to use current features and behavior. It's intended to be a temporary solution.

This section does not mention behavior that is standard for a particular version (e.g., setting compat32 means that quoting the rhs of the regexp matching operator quotes special regexp characters in the word, which is default behavior in bash-3.2 and subsequent versions).

If a user enables, say, compat32, it may affect the behavior of other compatibility levels up to and including the current compatibility level. The idea is that each compatibility level controls behavior that changed in that version of bash, but that behavior may have been present in earlier versions. For instance, the change to use locale-based comparisons with the [[ command came in bash-4.1, and earlier versions used ASCII-based comparisons, so enabling compat32 will enable ASCII-based comparisons as well. That granularity may not be sufficient for all uses, and as a result users should employ compatibility levels carefully. Read the documentation for a particular feature to find out the current behavior.

Bash-4.3 introduced a new shell variable: BASH_COMPAT. The value assigned to this variable (a decimal version number like 4.2, or an integer corresponding to the compatNN option, like 42) determines the compatibility level.

Starting with bash-4.4, Bash has begun deprecating older compatibility levels. Eventually, the options will be removed in favor of BASH_COMPAT.

Bash-5.0 is the final version for which there will be an individual shopt option for the previous version. Users should use BASH_COMPAT on bash-5.0 and later versions.

The following table describes the behavior changes controlled by each compatibility level setting. The compatNN tag is used as shorthand for setting the compatibility level to NN using one of the following mechanisms. For versions prior to bash-5.0, the compatibility level may be set using the corresponding compatNN shopt option. For bash-4.3 and later versions, the BASH_COMPAT variable is preferred, and it is required for bash-5.1 and later versions.

quoting the rhs of the [[ command's regexp matching operator (=~) has no special effect
interrupting a command list such as "a ; b ; c" causes the execution of the next command in the list (in bash-4.0 and later versions, the shell acts as if it received the interrupt, so interrupting one command in a list aborts the execution of the entire list)
gli operatori < e > del comando condizionale [[ non considerano la localizzazione corrente nel confronto fra stringhe, ma usano l'ordinamento ASCII. Le versioni di bash precedenti a bash-4.1 usano la collazione ASCII e strcmp(3); bash-4.1 e versioni successive usano la sequenza di collazione della localizzazione corrente e strcoll(3).
  • in posix mode, time may be followed by options and still be recognized as a reserved word (this is POSIX interpretation 267)
  • in posix mode, the parser requires that an even number of single quotes occur in the word portion of a double-quoted parameter expansion and treats them specially, so that characters within the single quotes are considered quoted (this is POSIX interpretation 221)
  • the replacement string in double-quoted pattern substitution does not undergo quote removal, as it does in versions after bash-4.2
  • in posix mode, single quotes are considered special when expanding the word portion of a double-quoted parameter expansion and can be used to quote a closing brace or other special character (this is part of POSIX interpretation 221); in later versions, single quotes are not special within double-quoted word expansions
  • the shell does not print a warning message if an attempt is made to use a quoted compound assignment as an argument to declare (e.g., declare -a foo='(1 2)'). Later versions warn that this usage is deprecated
  • word expansion errors are considered non-fatal errors that cause the current command to fail, even in posix mode (the default behavior is to make them fatal errors that cause the shell to exit)
  • when executing a shell function, the loop state (while/until/etc.) is not reset, so break or continue in that function will break or continue loops in the calling context. Bash-4.4 and later reset the loop state to prevent this
  • the shell sets up the values used by BASH_ARGV and BASH_ARGC so they can expand to the shell's positional parameters even if extended debugging mode is not enabled
  • a subshell inherits loops from its parent context, so break or continue will cause the subshell to exit. Bash-5.0 and later reset the loop state to prevent the exit
  • variable assignments preceding builtins like export and readonly that set attributes continue to affect variables with the same name in the calling environment even if the shell is not in posix mode
  • Bash-5.1 changed the way $RANDOM is generated to introduce slightly more randomness. If the shell compatibility level is set to 50 or lower, it reverts to the method from bash-5.0 and previous versions, so seeding the random number generator by assigning a value to RANDOM will produce the same sequence as in bash-5.0
  • If the command hash table is empty, bash versions prior to bash-5.1 printed an informational message to that effect, even when producing output that can be reused as input. Bash-5.1 suppresses that message when the -l option is supplied.
The unset builtin treats attempts to unset array subscripts @ and * differently depending on whether the array is indexed or associative, and differently than in previous versions.

SHELL RISTRETTA

Se bash è avviata col nome rbash, o l'opzione -r viene fornita all'invocazione, la shell diventa ristretta. Una shell ristretta è usata per impostare un ambiente più controllato di quello della shell standard. Si comporta identicamente a bash con l'eccezione che quel che segue è o non permesso o non effettuato:

  • cambiare le directory con cd
  • impostare o rimuovere i valori di SHELL, PATH, HISTFILE, ENV o BASH_ENV
  • specificare nomi di comando contenenti una /
  • specificare un nome di file contenente una / come argomento al comando incorporato .
  • specificare un nome-file contenente una barra obliqua come argomento al comando incorporato history
  • specificare un nome di file contenente una barra [/] come argomento all'opzione -p del comando incorporato hash
  • importare definizioni di funzione dall'ambiente della shell all'avvio
  • analizzare il valore di SHELLOPTS dall'ambiente di shell all'avvio
  • ridirigere l'output usando gli operatori di ridirezione >, >|, <>, >&, &> e >>
  • usare il comando incorporato exec per sostituire la shell con un altro comando
  • aggiungere o eliminare comandi incorporati con le opzioni -f e -d del comando incorporato enable
  • usare il comando incorporato enable per abilitare comandi incorporati della shell che sono disabilitati
  • specificare l'opzione -p al comando incorporato command
  • turning off restricted mode with set +r or shopt -u restricted_shell.

Queste restrizioni sono imposte dopo aver letto eventuali file di avvio.

When a command that is found to be a shell script is executed (see COMMAND EXECUTION above), rbash rimuove ogni restrizione nella shell creata dalla shell genitrice per eseguire lo script.

VEDERE ANCHE

http://pubs.opengroup.org/onlinepubs/9699919799/
http://tiswww.case.edu/~chet/bash/POSIX -- una descrizione della modalità posix
sh(1), ksh(1), csh(1)
emacs(1), vi(1)
readline(3)

FILE

/bin/bash
L'eseguibile bash
/etc/profile
Il file di inizializzazione generale di sistema, eseguito per le shell di login
/etc/bash.bashrc
Il file di inizializzazione generale di sistema per ogni shell interattiva
/etc/bash.bash.logout
Il file di pulizia della shell di login generale di sistema, eseguito quando una shell di login termina
~/.bash_profile
Il file di inizializzazione personale, eseguito per le shell di login
~/.bashrc
Il file di inizializzazione individuale per ogni shell interattiva
~/.bash_logout
Il file di pulizia della shell di login individuale, eseguito quando una shell di login termina
~/.bash_history
The default value of HISTFILE, the file in which bash saves the command history
~/.inputrc
Il file di inizializzazione individuale per readline

AUTORI

Brian Fox, Free Software Foundation
bfox@gnu.org

Chet Ramey, Case Western Reserve University
chet.ramey@case.edu

NOTIFICA DEI "BUG"

If you find a bug in bash, you should report it. But first, you should make sure that it really is a bug, and that it appears in the latest version of bash. The latest version is always available from ftp://ftp.gnu.org/pub/gnu/bash/ and http://git.savannah.gnu.org/cgit/bash.git/snapshot/bash-master.tar.gz.

Una volta determinato che avete individuato realmente un "bug", usate il comando bashbug per inviare una notifica del "bug". Se avete una correzione, siete invitati a inviare anche quella! Suggerimenti e rapporti su "bug" 'filosofici' possono essere inviati a bug-bash@gnu.org o inviati al newsgroup su Usenet gnu.bash.bug.

TUTTI i rapporti sui "bug" dovranno includere:

bashbug inserisce le prime tre voci automaticamente nel modello che fornisce per compilare una notifica di "bug".

Commenti e notifiche su "bug" riguardanti questa pagina di manuale dovranno essere indirizzati a chet.ramey@case.edu.

BUG

È troppo grande e troppo lenta.

Vi sono alcune sottili differenze tra bash e le versioni tradizionali di sh, soprattutto per via delle specifiche POSIX.

In alcuni casi gli alias possono essere causa di confusione.

Comandi incorporati della shell e funzioni non sono sospendibili/riavviabili.

Comandi composti e sequenze di comandi nella forma di `a ; b ; c' non sono trattati in modo completamente corretto quando viene richiesta la sospensione di un processo. Quando un processo viene sospeso, la shell esegue immediatamente il comando che lo segue immediatamente. Basta mettere una sequenza di comandi fra parentesi per forzarla in una subshell, che può essere sospesa come se fosse un'unica entità.

Le variabili di array non possono essere esportate (per il momento).

Ci può essere solo un coprocesso attivo alla volta.

TRADUZIONE

La traduzione italiana di questa pagina di manuale è stata creata da Augusto Lenardi <augusto@comune.modena.it>, Antonio Giovanni Colombo <azc100@gmail.com>, Silvano Sallese <silvano@pluto.it>, Marco Curreli <marcocurreli@tiscali.it> e Giuseppe Sacco <eppesuig@debian.org>

Questa traduzione è documentazione libera; leggere la GNU General Public License Versione 3 o successiva per le condizioni di copyright. Non ci assumiamo alcuna responsabilità.

Per segnalare errori nella traduzione di questa pagina di manuale inviare un messaggio a pluto-ildp@lists.pluto.it.

19 settembre 2022 GNU Bash 5.2